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 2014  marzo 04 Martedì calendario

IL MATTONCINO FAI-DA-TE L’ULTIMA SCOMMESSA È LA STAMPANTE 3D


LONDRA Mattoncino su mattoncino, è diventata la più ricca azienda di giocattoli del mondo, oltre che una delle più longeve, visto che esiste da 82 anni: alzi la mano chi non ci ha mai costruito qualcosa. Ma presto quei quadratini colorati di plastica con cui si può erigere di tutto, usati dai baby-boomers quando erano bambini, poi dai loro figli e tra non molto dai loro nipotini, potremo farceli da soli. La Lego sta esaminando la possibilità di usare stampanti tridimensionali per permettere ai consumatori di produrre mattoni e figurine da soli, a casa propria. Alcuni dei suoi fans hanno già cominciato: ci sono siti che offrono creazioni Lego “fai-date” per creare personaggi (di mattoncini, naturalmente) come la principessa Kate Middleton, l’ex-allenatore del Manchester United Alex Ferguson e lo scomparso cantante dei Queen Freddie Mercury. Ora è la stessa fabbrica danese a considerare come entrare in questo campo: «La tecnologia della stampa in 3D è uno sviluppo affascinante che apre certamente strade nuove», afferma John Goodwin, direttore finanziario della Lego, al Financial Times.
«Stiamo esplorandole attentamente per capire che opportunità ci sono per i nostri clienti».
Questo toy-maker archetipo dell’era pre-digitale, rimasto più di ogni altro attaccato alla tradizione, riuscendo a far divertire i più piccini (ma anche ragazzini e gente più grandicella) di oggi come si divertivano quelli di due generazioni fa, si appresta dunque a partecipare a sua volta alla rivoluzione digitale. Non è un caso che accada proprio ora. Il successo di Minecraft, gioco online in cui si costruisce di tutto con mattoni virtuali, lanciato appena tre anni fa e capace di attirare già 100 milioni di persone, viene visto dagli esperti del settore come una potenziale sfida alla Lego, osserva il quotidiano della City. E del resto la Lego ha già cominciato a evolversi digitalmente, producendo videogiochi, contenuti esclusivamente per il web, applicazioni per telefonino e carcrisi,
toni animati, incluso “Lego Movie”, il film attualmente campione d’incassi negli Stati Uniti, in Canada e in Gran Bretagna, dove sta incassando 2 milioni di sterline al giorno.
Ma è il momento adatto per aprire un nuovo capitolo nella storia di questo gioco venduto in più di 130 paesi del globo anche perché le cose non gli sono mai andate così bene. Un decennio fa ebbe un periodo di le vendite calavano del 25 per cento l’anno, tirava aria di acquisizioni o bancarotta. Ma dopo una ristrutturazione che ha messo fine al management di famiglia, sostituito da dirigenti venuti da fuori, come Goodwin e il nuovo ammini-stratore delegato Joergen Vig Knudstorp, sono tornati tempi migliori, anzi d’oro. Da nove anni il fatturato è in crescita, negli ultimi dieci è quadruplicato e nel 2013 i profitti sono saliti del 10 per cento, per un totale di 1 miliardo e 100 milioni di euro: gli stessi profitti che ha fatto Facebook, permettendo alla Lego di superare la Mattel, l’azienda che fa la bambola Barbie, come compagnia di giocattoli più ricca della terra.
La concorrenza di Playstation, iPad e giochi con il computer viene affrontata con un’innovazione costante, che ha mutato il modo di giocare con i Lego: non più (o non più soltanto) costruzioni lasciate alla libera fantasia, ma ispirate da film come Guerre stellari e Harry Potter, fiabe, videogames, o basate su riproduzioni di monumenti, località, eventi famosi. David Beckham confessa di rilassarsi giocando con il Lego e di avere recentemente finito di costruire, con sua grande soddisfazione, una replica del Tower Bridge di Londra. Come lui, fanno in tanti, grandi e bambini. «Noi pensiamo che la vita di un individuo cambi per sempre, dopo che ha giocato con i Lego», dice l’amministratore delegato Vig Knudstorp al Guardian di Londra.
Dal 1932, anno di fondazione dell’azienda a Billund, la cittadina danese di appena 6.155 abitanti dove rimane tuttora il suo quartier generale, la Lego ha sfornato, con i suoi 11.755 dipendenti, oltre 700 miliardi di mattoncini, di cui 55 miliardi soltanto l’anno scorso. Quanti ne produrrà, se un giorno tutti potremo stamparceli da soli a casa con il 3D?