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 2014  marzo 04 Martedì calendario

PISTORIUS


Lei lo voleva guardare negli occhi. «Per fargli capire il dolore e la pena che mi ha inflitto». Lui, non ce l’ha fatta: è rimasto a capo chino, e a volte si è passato le mani davanti al viso. Lei, June Steenkamp, vestita di nero, senza marito, convalescente per un infarto. Una madre orfana della figlia, bella e piena di futuro. Lui, Oscar Pistorius, con l’abito Armani che comprò a Milano. Quando per il mondo era ancora un eroe e non un presunto assassino che rischia 25 anni di carcere (senza sconti). Lei che dice ai giornali che sarà capace di perdonarlo: «Ma voglio un faccia a faccia e la verità». Lui che entrava negli stadi a testa alta, ora dimagrito, davanti all’accusa di omicidio premeditato si dichiara: «Non colpevole». È una brutta corsa verso l’inferno e sotto la pioggia, questo primo giorno di processo a Blade Runner, subito soprannominato Blade Killer. Non aveva le sue protesi tecnologiche un anno fa quando sparò a Reeva, la sua fidanzata. Ma aveva una pistola molto pericolosa in mano e infatti è accusato anche di possesso di armi illegali. Quattro colpi. «Bang, bang, bang, bang». Preceduti da urla, da richieste di aiuto, di lei e di lui. Che si sono sentiti bene, secondo la prima testimone, Michelle Burger, vicina di casa di Oscar, 117 metri di distanza, che quella notte si svegliò per lo strazio. «Erano grida agghiaccianti di una donna spaventata». Davanti alle domande del procuratore Gerrie Nel, la testimone ha detto: «Urla da far gelare il sangue, non si può esprimere a parole la paura». Ma qui, Barry Roux, l’aggressivo avvocato di Oscar, l’ha duramente contestata: pensa che Pistorius sia un bugiardo? La donna non ha risposto direttamente, ma ha ripetuto la sua versione: «Posso solo dire alla Corte quello che sentii quella notte. Non riesco però a capire come io abbia potuto udire distintamente una donna urlare e il signor Pistorius no». E Roux: «Urla che fanno gelare il sangue però lo dice solo adesso». Due ore di interrogatorio e udienza aggiornata a oggi, i testimoni da ascoltare sono più di cento.
Il Sudafrica è diviso, senza più i suoi simboli, enormi combattenti contro la segregazione, entrambi volevano tutte le persone uguali. Appena due mesi fa i grandi del pianeta arrivavano a Pretoria per dire addio all’uomo, al rivoluzionario paziente, capace da prigioniero di rendere liberi tutti. Appena due anni fa i Giochi di Londra applaudivano un ragazzo, senza gambe, che diceva a l’umanità storpiata da incidenti e malattie: non vergognatevi, non rassegnatevi, il vostro corpo è bello e buono anche così. Da Mandela a Pistorius, la staffetta continuava. Il Sudafrica era portatore di futuro e di modernità: niente più catene per nessuno. Ora Madiba non c’è più e Oscar è solo uno dei tanti uomini che odiano le donne. Un ex angelo con la pistola. Un’icona fratturata, che forse ha tradito il mondo, ma che continua a richiamare tv, media, e attenzione internazionale. Possibile che negli stadi si sia fatto tutti il tifo per lui? Perché qui non si tratta di giudicare il solito campione sportivo arrogante e prepotente, da O. J. Simpson a Mike Tyson, j. ma un ragazzo che a 18 mesi si era visto amputare entrambe le gambe sotto il ginocchio, e a cui lo sport aveva detto no: non correrai mai con noi. Sei uno sgorbio, uno sciancato, non puoi stare in corsia. Pistorius invece si era rimesso in piedi e aveva vinto il suo traguardo. Poi quella notte, e la fine di tutto: quattro colpi, il cadavere di Reeva, nel bagno.
Colpita, anzi freddata, secondo una perizia, non per sbaglio. Non più da un eroe, ma da un bianco, maschio, famoso e vincente. Per questo lo scontro in aula sarà difficile: deciderà la signora Thokozile Masipa,exgiornalista,piùdi15anni di esperienza in tribunale, seconda giudice nera nominata nel paese. Non ha voluto contatti con la stampa e sarà lei ad emanare il verdetto. Il Sudafrica ha eliminato le giurie popolari nel ‘69. Il magistrato che guida l’accusa è Gerrie Nel, considerato tra i migliori Pm del paese, ha fatto arrestare per corruzione l’ex capo della polizia, Jackie Selebi. Ha sempre ripetuto che la versione di Pistorius «non è credibile». In assenza di testimoni oculari, gran parte della ricostruzione sarà affidata ai periti balistici e scientifici e ai medici legali, e dato che Pistorius dice di aver dimenticato il pin dei suoi iPhone, una squadra di inquirenti è andata negli Stati Uniti, nel tentativo di indurre Apple e Fbi a renderli pubblici. Barry Roux, difensore di Oscar, è considerato uno dei migliori avvocati sudafricani: tignoso, ha più di 30 di esperienza, ed è moltotemutoperlasuacapacitàdi far cadere in contraddizione i testimoni. Èstatoluiafarrimuoveredal caso, il detective Hilton Botha, per condotta inappropriata e a fare concedere la libertà (su cauzione) ad Oscar. Ma le urla di una ragazza spaventata questa volta in aula si sono sentite benissimo.