Eugenio Occorsio, la Repubblica 4/3/2014, 4 marzo 2014
VENTI DI GUERRA SUI MERCATI GIÙ LE BORSE, RUBLO A PICCO
MOSCA paga la sua aggressività, almeno sui mercati. Il rublo ha perso ieri l’11% sul dollaro malgrado la Banca centrale abbia alzato i tassi dal 5,5 al 7%. E per la valuta ucraina grivna, la perdita dell’ultimo anno è arrivata al 40%. Ora sono scattate le misure d’emergenza, che coinvolgono anche la banca italiana Unicredit, presente nel Paese con 435 sportelli: tagli ai ritiri sui bancomat per limitare la fuga di capitali, su indicazione della Banca centrale di Kiev, e chiusura di alcuni sportelli in Crimea. I gruppi industriali che operano in Ucraina (per cui l’Italia è il quinto partner commerciale) attendono gli eventi: dalla Campari che possiede una distilleria ad Odessa, alla Danieli che sta realizzando un’acciaieria a Dniproptetrosk, dalla Selex che ha contratti nel controllo aereo alla Todini che ha vinto una gara per l’estensione di un’autostrada.
Quella di ieri è stata una giornata da dimenticare, non solo per la Borsa di Mosca che ha perso l’11%, ma per tutta Europa. Tonfo a Francoforte (-3,44%) e appena meno peggio a Milano (-3,34), a Parigi (-2,66), a Londra (-1,49). Anche a Wall Street gli indici sono caduti di oltre l’1%. Quella che Ian Bremmen, analista politico americano, ha definito «la più grave crisi geopolitica dall’11 settembre», ha dispiegato in pieno i suoi effetti sulle piazze finanziarie. L’oro è schizzato a 1.351,9 dollari, massimo da quattro mesi. Il petrolio ha guadagnato 2 dollari fino a 105, e dal 23 settembre non si vedeva una quotazione simile. Il gas, neanche a dirlo, è salito dell’1,6%, e grano, orzo, mais e altre commodities si sono impennate per il doppio fattore di speculazione e accaparramento per la forte vocazione agricola dell’Ucraina. Gli analisti delle banche d’investimento sono al lavoro 24 ore su 24 per elaborare strategie. «In un quadro così complesso non resta che rimanere neutrali», scrive la Morgan Stanley. «Un aiuto lo darà l’Fmi (che inizia oggi la sua missione a Kiev, ndr) sia per colmare le necessità immediate (si parla di un intervento immediato di 15 miliardi di dollari, ndr) che risolvere annosi problemi come un deficit che è al 6% del Pil». Non a caso il neo-premier Yasteniuk ha detto che imposterà tagli di bilancio per il 15%. Il Credit Suisse affida le speranze a un conteggio: «Lo status della Russia come potere militare è assai inferiore a quello dell’Urss: le spese russe per la difesa non superano i 91 miliardi di dollari, contro i 682 degli Usa». La banca ricorda peraltro che «la Russia rappresenta non più del 2,9% del Pil globale e l’Ucraina lo 0,4%, e quindi la crisi non dovrebbe avere grossi effetti sull’economia planetaria». L’affare si complica, ammette la
banca, per alcuni Paesi: «La Germania subisce i danni peggiori perché il 39% del suo gas viene dalla Russia, ed è esposta anche l’Italia con il 35% di import diretto ». La speranza è che se la Russia taglierà le forniture all’Ucraina, «questa non farà altrettanto con l’Europa il cui aiuto le serve e quindi ricorrerà alle riserve». Le quali però, ricorda a sua volta l’Ubs, «non sono infinite e rischiano di essere sempre più costose perché la Russia quantomeno rivedrà la sua politica di sconti verso Kiev».