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 2014  marzo 04 Martedì calendario

L’ASPETTATIVA DEL QUIRINALE PER UNA LEGGE «PROMULGABILE»


ROMA — Un faccia a faccia di quaranta minuti per uno scambio d’informazioni che mettesse un punto fermo sui due dossier più caldi di queste ore. Anzitutto la crisi in Ucraina, che sta avendo una brusca e drammatica accelerazione: una prova di forza nella quale il governo italiano ha naturalmente scelto di essere coerente con la linea dell’Ue, esplicitata attraverso un documento severo verso Mosca, ma che ancora non chiude la via del dialogo. E poi il tema al centro del dibattito parlamentare: la legge elettorale che da stamani va in Aula e che il premier, ansioso di accelerazioni, vorrebbe far approvare alla Camera già entro venerdì.
Di questo hanno parlato ieri mattina per una quarantina di minuti Giorgio Napolitano e Matteo Renzi, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico della scuola del «Sistema d’informazione per la sicurezza della Repubblica». Sulla prima questione il capo dello Stato — che condivide con l’inquilino di Palazzo Chigi la rappresentanza dell’Italia nella politica estera — ha giudicato positivamente le «importanti convergenze a livello europeo, e in particolare con la posizione della Germania», stabilite dall’esecutivo. Mentre sul secondo nodo, altrettanto urgente e delicato, la consegna del silenzio è stata rigorosa. Si sa che il progetto dell’Italicum è quotidianamente monitorato nel proprio iter dal Quirinale. Dove si spera che, attraverso il varo di un diverso sistema per il voto, possano trovare pace certe tensioni politiche degli ultimi giorni e si possano quindi mettere in cantiere le due altre riforme collegate.
Uno stress politico cresciuto sulla scia della proposta di applicare le nuove regole solo alla Camera. Ci si chiede: si può fare, senza che contemporaneamente si decida il destino del Senato? O è un azzardo eccessivo? E se nel frattempo il quadro su cui si regge il governo crollasse e fossimo costretti a tornare alle urne? Sarebbe costituzionalmente ammissibile votare con sistemi diversi per i due rami dello stesso Parlamento? Di fatto, comunque, intorno a quell’ipotesi che pure potrebbe non rappresentare un’eresia in sé — come già emerge da diverse voci del dibattito scientifico — affiora tutta una serie di controindicazioni (per esempio quella di un probabilissimo differimento alle calende greche della riforma nel suo complesso). Non basta: le ipotesi correttive avanzate in sede tecnica appaiono anch’esse non soddisfacenti e non risolutive.
Ovvio che, in una fase così difficile — tutta parlamentare — nella quale entrano in gioco anche le fragilissime variabili di un accordo politico tornato in bilico anche per la discesa in campo dei piccoli partiti, il Colle si astenga da qualsiasi interferenza. Moral suasion compresa. Quel che preme lassù è che alla fine arrivi una legge promulgabile, cioè sgombra di criticità costituzionali.