Erika Dellacasa, Corriere della Sera 4/3/2014, 4 marzo 2014
IL BIMBO DI CINQUE MESI IN CELLA CON LA MAMMA
GENOVA — La denuncia parte dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe: nel carcere di Pontedecimo a Genova da due giorni è detenuta una mamma con un bambino di cinque mesi. «Da più di due anni è stata approvata una legge — dice il segretario del Sappe Roberto Martinelli — che stabilisce come le mamme con bambini non debbano stare in cella, a meno di particolari esigenze cautelari o di reati di eccezionale rilevanza come quelli di terrorismo o di mafia. Non è questo il caso. Il carcere non è il posto adatto a un bimbo così piccolo, dovrebbe esserci una struttura di accoglienza ma il sindaco e la giunta di Genova non hanno trovato il tempo di trovare il posto adatto».
La donna, straniera, è detenuta per violazione della legge sugli stupefacenti e dovrebbe essere processata per direttissima entro pochi giorni. Quello dei bambini dietro le sbarre è un tema sociale che riguarda non solo Genova: sono 40 le mamme in cella con i figli nei carceri con asili nido (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria). Le strutture dedicate alla «custodia attenuata» per le mamme con bimbi sotto i sei anni sono per ora attive soltanto a Milano e Venezia.
«Non è vero che non abbiamo affrontato il problema — dice l’assessore comunale Elena Fiorini —. Insieme agli assistenti sociali, alla magistratura e all’amministrazione penitenziaria abbiamo un gruppo di lavoro e cerchiamo di rispondere alle necessità caso per caso. Non possiamo attrezzare una struttura esclusivamente dedicata alla custodia attenuata: sarebbe quasi sempre vuota e il ministero non prevede fondi per finanziarla. È chiaro che vogliamo rispettare la legge e fare in modo che le mamme non stiano in cella, stiamo facendo il possibile e stiamo anche riorganizzando la rete di accoglienza in modo di trovare la disponibilità per le mamme detenute».
Tuttavia, fa notare il Sappe, qualcosa non ha funzionato perché la giovane straniera si trova in carcere con il neonato. «A Pontedecimo c’è l’asilo nido — dice Martinelli — e si applicano tutti quegli accorgimenti perché la detenzione sia il meno traumatica possibile per i bambini ma io non posso dimenticare quei due bambini che solo un paio di anni fa dicevano “guardia apri” quando uscivano con la mamma dalla cella. Il personale penitenziario si fa carico il più possibile della situazione ma in carcere ci sono divise, cancelli, regole con cui un bambino non dovrebbe essere costretto a convivere».