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 2014  marzo 04 Martedì calendario

CORRUZIONE, FORMIGONI A PROCESSO


MILANO — «Il mio metodo di fare le vacanze è quello completamente autopagato, mai avuto bisogno di farmele pagare», assicurava Roberto Formigoni al Corriere della Sera il 17 aprile 2012, «se qualcuno mi ha pagato un aereo sarà stato remunerato perché io gli ho offerto il ristorante piuttosto che i souvenir». Dopo tre giorni aveva però aggiunto «non le ho tenute, le ho buttate», a proposito delle ricevute dei rimborsi delle spese anticipate dal suo amico Pierangelo Daccò, quello usato dagli ospedali privati come consulente «apriporte» in Regione. E ora che sono passati quasi due anni, nell’arringa difensiva questi benefit (calcolati dai pm in 8 milioni di euro) sono diventati un esempio di «ospitalità totalizzante, come quando si danno le chiavi di casa a un amico e nel frigo c’è anche un salamino».
Se avesse trovato quelle ricevute, ieri l’ex governatore pdl della Regione Lombardia avrebbe magari evitato di essere rinviato a giudizio come «promotore», dentro la Regione Lombardia, di «una associazione a delinquere finalizzata alla corruzione», formata con il suo potente segretario generale Nicola Sanese e il direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina, in tandem con i mediatori d’affari di area ciellina Daccò e Antonio Simone, e d’intesa con gli ex vertici delle Fondazioni sanitarie private Maugeri (a Pavia) e San Raffaele (a Milano nell’era di don Verzè).
Il gip Paolo Guidi ha infatti accolto la richiesta dei pm Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore, e ha disposto che il 6 maggio cominci il processo a Formigoni e altre 9 persone per questa associazione a delinquere che dal 1997 al 2011, a fronte di appropriazioni indebite di 73 milioni della Maugeri e di 9 milioni del San Raffaele, avrebbe garantito «una protezione globale» finalizzata a «provvedimenti regionali di favore» che hanno garantito negli anni l’erogazione di 200 milioni di euro pubblici alla Maugeri e di oltre 400 milioni al San Raffaele.
«Una forzatura del buon senso, delle prove e del diritto che ci amareggia ma non ci sorprende» dichiarano l’avvocato Mario Brusa e il professore Luigi Stortoni, per i quali le delibere «valevano per tutti» e non solo per Maugeri e San Raffaele, e «al vaglio del Tar sono sempre state giudicate legittime». La difesa dell’ex governatore, all’epoca punta di diamante del Pdl di Berlusconi, poi presidente della Commissione Agricoltura del Senato e oggi passato del Nuovo Centrodestra di Alfano, derubrica a «qualche ospitalità in barca trasformata dai pm in uso esclusivo» la questione dei 4 milioni e 634.000 euro conteggiati dalla Procura come acquisto-locazione-equipaggio-cambusa di tre yacht di Daccò, e cioè «Ojala», da giugno 2007 a marzo 2008, «Cinghingaia», da marzo 2008 a settembre 2008, e «Ad Maiora», da settembre 2008 a ottobre 2011. Poi c’è il milione e mezzo di euro di sconto (che per i legali è invece «indimostrata differenza di valore di mercato») nell’acquisto da una società riferibile a Daccò e Simone di una villa in Sardegna ad Arzachena «con l’interposizione di Alberto Perego, persona di fiducia e coinquilino di Formigoni nell’associazione religiosa dei Memores Domini». Di altri 638.000 franchi svizzeri e 86.000 dollari si discuterà per 5 vacanze di Capodanno (spese di viaggio, vitto e alloggio) in Argentina, Patagonia e Brasile nel 2006/2007, ad Anguilla ai Caraibi nel 2007/2008, 2008/2009 e 2009/2010, e a Saint Marteen sempre ai Caraibi nel 2010/2011: solo «ospitalità in occasione di vacanze natalizie» a detta della difesa, che ritiene «fumoso» il loro inquadramento accusatorio nella «categoria delle utilità». Altra questione i 600.000 euro «per finanziare la campagna di Formigoni nella competizione elettorale per la Regione nel 2010», che invece i legali attribuiscono a «una millanteria confessata da Daccò»; e i 500.000 euro per l’organizzazione di eventi, incontri e cene per «promuovere l’immagine del presidente Formigoni e il consenso elettorale in suo favore» in occasioni «a cui partecipavano altri uomini politici, funzionari regionali, dirigenti di strutture sanitarie private e pubbliche». E ancora 70.000 euro per «l’organizzazione di cene e convention nell’interesse di Formigoni durante le edizioni del Meeting di Cl a Rimini», e 18.000 per spese in altri viaggi aerei. Fino a «somme di denaro periodicamente consegnate a Milano da Daccò a Formigoni di importo non determinato» ma «complessivamente non inferiori a circa 270.000 euro».
«È un fenomeno naturale, come la pioggia: a Milano, quando la Procura chiede il rinvio a giudizio, il processo arriva», ironizza Formigoni in serata. L’unico a festeggiare davvero è invece Mario Cannata, che, difeso dal professor Alberto Alessandri e dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril, è stato prosciolto già ieri dall’accusa di aver stipulato contratti di consulenza fittizia con una società di Daccò.