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 2014  marzo 04 Martedì calendario

«LA SCENA DELLA TERRAZZA, IL TRUCCO, LE LUCI» I SEGRETI DI UNA GRANDE SQUADRA DA OSCAR


Non erano sul palco, l’altra sera. Ma i primi thank you di Paolo Sorrentino sono stati per loro. Per un gruppo di lavoro senza il quale non sarebbe stato possibile realizzare un film come La grande bellezza, in cui i dettagli non sono dettagli . Decine di persone destinate e restare fuori campo, escluse dall’inquadratura, ma senza cui non si sarebbe potuta girare nemmeno una scena. «Anche perché — spiega Gennaro Formisano, responsabile del set —, questo è un film che si differenzia dagli altri per la difficoltà: per le location, per il fatto che è stato girato quasi tutto di notte, con centinaia e centinaia di comparse».
Se deve pensare a una scena più complicata delle altre, gli viene in mente «quella iniziale, della festa: ha richiesto tre giorni di riprese». Tra i ricordi più belli? «Ho scoperto posti di Roma mai visti. È un grande merito di Sorrentino, ogni volta fa scoprire luoghi che non ti aspetti. E poi sa coinvolgere tutti nella realizzazione del film: sei spinto a dare il 100%, è come se glielo dovessi». Formisano, come molti della troupe, lavora con Sorrentino «dai suoi primi cortometraggi, siamo amici ormai». E questa è una caratteristica del grande gruppo della Grande bellezza : ritrovarsi, progetto dopo progetto, attorno a Sorrentino. Lui, il direttore della fotografia Luca Bigazzi, lo sceneggiatore Umberto Contarello. E molti altri.
Tra cui Davide Bertoni, l’aiuto regista: «Lavorare con Paolo è una sfida continua: con ogni film prende una strada diversa». Di questo progetto, iniziato «almeno dieci settimane prima delle riprese», anche lui ricorda con «particolare ansia» la prima scena: «Abbiamo portato quasi 300 persone su una terrazza. È servito un calcolo matematico perfino per capire quante ore prima dovevamo iniziare a farle salire sull’ascensore. Tutti poi sono stati mandati per due settimane a fare corsi di ballo e ognuno è stato scelto da Paolo: abbiamo iniziato a frequentare circoli letterari, feste mondane per trovare la gente giusta». Dicevano che a Roma non ci sono (più) feste così... «Ci sono, ci sono eccome», assicura, ribandendo la cura di Sorrentino per le sfumature. Ne è convinto anche Maurizio Silvi, truccatore: «Ci siamo confrontati su ogni personaggio». Quello che gli ha dato le soddisfazioni più grandi è stato la Santa: «Per arrivare a quell’invecchiamento ci volevano ogni volta quasi quattro ore di trucco», confessa, aggiungendo: «Nella mia carriera ho fatto quattro film con Baz Luhrmann: solo in Sorrentino ho rivisto quella genialità».
La costumista Daniela Ciancio è atterrata ieri mattina da Los Angeles e ha saputo della vittoria del film solo quando ha acceso il telefonino: «A quel punto tutto l’aereo ha iniziato ad applaudire: l’ho scritto a Paolo». Si è innamorata della Grande bellezza leggendo il copione: «Ho subito iniziato a cercare ispirazioni. È stato un lavoro grosso: sono stati pensati e provati costumi non solo per tutti gli attori, ma anche per tutte le comparse. E per ognuno bisognava comunicare un carattere». E così, il protagonista, Jep Gambardella, doveva «trasmettere una certa eleganza napoletana unita a un tocco di eccentricità mondana. Sono state undici settimane di riprese in cui si è lavorato senza sosta».
Tra chi doveva trasformare in realtà le idee della costumista, c’era Roberta Ciciani, sarta: «Tra gli abiti che ho più amato cucire c’è stato il mantello che indossa Sabrina Ferilli quando passeggia nella notte: io e un’altra sarta lo abbiamo fatto in 48 ore». Dettagli che non sono dettagli, appunto. Come il blu scelto per i capelli di Dadina, la direttrice del giornale su cui scrive Jep: «È una donna sofisticata ma sopra le righe, così ho pensato al blu — spiega Aldo Signoretti, parrucchiere —. I personaggi dovevano parlare di loro anche dai capelli. E così li abbiamo lasciati lunghi a Jep, ricercati ma un po’ demodé».
Chiunque ha lavorato a La grande bellezza sente di aver dato un piccolo contributo. In ogni caso, del proprio meglio. Adesso, dopo averne messe in scena tante, manca solo una festa. E dopo l’Oscar se l’aspettano proprio tutti.