Leonard Berberi, Corriere della Sera 4/3/2014, 4 marzo 2014
LE PULIZIE SUL TETTO DEL MONDO «CHI VUOLE SCALARE L’EVEREST DEVE PORTARE GIÙ 8 CHILI DI RIFIUTI»
Forse gli toccherà portare giù anche quel che resta di un elicottero schiantato quarant’anni fa. Quel che è certo è che dovranno caricarsi sulle spalle cartoni e bottiglie di plastica, tende e corde, lattine e fornelletti, piatti e scarponi. C’è anche chi s’è dimenticato macchine fotografiche e tablet. Perché lassù, in cima all’Everest, c’è ormai di tutto. Anche troppo. Del resto almeno quattromila persone hanno messo piede sul «tetto del mondo». E ognuno s’è lasciato qualcosa dietro. Qualcuno anche la vita.
E così il Nepal ha deciso di fare la voce grossa. Dal prossimo mese chi vuole salire in cima deve riportare giù almeno otto chilogrammi di spazzatura raccolta qua e là. Non solo la propria, ma anche quella che altri «appassionati» dell’alta quota hanno abbandonato nel corso dei mesi e degli anni.
Ottomila metri in otto chili. «Non possiamo più tollerare che le nostre cime continuino ad essere le discariche più alte del pianeta», dicono dal ministero del Turismo. Quindi la decisione: da aprile, chi andrà oltre il campo base dell’Everest — ma si sta pensando di estendere il provvedimento anche ad altri picchi dell’Himalaya — dovrà presentarsi al ritorno a un ufficio per far pesare i propri sacchetti. Se la quota minima viene raggiunta va tutto bene. Altrimenti la spedizione dovrà dire addio al deposito di quattromila dollari lasciato prima dell’ascesa. Chi non risulterà in regola potrebbe avere anche una multa o finire in tribunale.
Scalatori e spazzini. L’obbligo riguarderà i rifiuti organici e inorganici, ma non «le bombole di ossigeno e gli escrementi umani», hanno precisato le autorità locali. Kathmandu aveva anche pensato a una «ronda» di dieci persone — tutti rappresentanti del governo — per controllare il comportamento degli appassionati della montagna. Ma dopo qualche settimana di prova e risultati scadenti s’è deciso di procedere in un modo più «radicale».
Troppi alpinisti maleducati lassù in cima? «In teoria non si dovrebbe lasciare nulla in giro», spiega Silvio «Gnaro» Mondinelli, guida alpina e uno dei pochi ad essere salito su tutte e quattordici le vette del mondo con un’altezza di almeno ottomila metri. «Nella pratica succede che vuoi per la stanchezza, vuoi un po’ per scorrettezza qualcosa si abbandona sempre». La mossa del governo del Nepal, secondo Mondinelli, è importante. «Dal primo campo base in su, verso la vetta dell’Everest, è davvero una discarica a cielo aperto», dice. Ma sugli otto chili da raccogliere, Mondinelli non è molto convinto. «Mi sembra una richiesta troppo bassa. Penso anche che i quattromila dollari di deposito siano pochissimi per spedizioni dove si spendono anche centomila dollari. Al netto del comportamento virtuoso di ognuno, si dovrebbe far pagare a seconda della grandezza del gruppo di scalatori».
Per la guida alpina «si dovrebbero poi istituire delle squadre che hanno un solo compito: togliere la spazzatura». E ancora. «Dare multe non è sufficiente, bisognerebbe pensare davvero a un piano di intervento per portare via tutta la pattumiera. Con quel che costa il permesso uno si aspetta di scalare in un giardino botanico. Invece si presenta lì e scopre cumuli di immondizia tipici delle città».
La questione, in realtà, non sarà così facile da risolvere. I due percorsi classici — la Cresta Nord-Est e quella Sud-Est — sono così affollati che, nel 2013, in 810 hanno tentato di salire in cima. Un record storico che nel 2015 potrebbe essere addirittura stracciato: il prossimo anno la tassa da pagare per scalare le vette himalayane passerà da 25 mila a 11 mila dollari a testa. Una mossa, secondo Kathmandu, che dovrebbe servire a distribuire le scalate lungo tutto l’anno per evitare ingorghi e botte ad alta quota. Ma che, secondo molti esperti, finirà per riempire sempre più di spazzatura le montagne asiatiche.