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 2014  marzo 04 Martedì calendario

L’EUROPA VENGA A KIEV. E IMPARI A NON AVER PAURA


Popolo della Maidan! Quasi a mani nude, avete fatto indietreggiare i miliziani del Berkut. Da soli, o quasi, avete costretto Yanukovich alla fuga. Con un sangue freddo degno dei grandi popoli, avete inflitto una disfatta storica alla tirannia. Dunque, non solo siete europei, ma i migliori fra gli europei. Certo, siete europei per la storia; ma anche, ormai, per il sangue versato. Certo, siete europei perché siete figli di Voltaire, di Victor Hugo e di Taras Shevchenko; ma anche perché, per la prima volta, qui, nella Maidan, dei giovani sono morti con la bandiera stellata dell’Europa fra le braccia.
Hanno voluto calunniarvi. Si è detto che siete i continuatori della memoria nera dell’Europa. Eh no! È il contrario! Le virtù di resistenza che costituiscono il genio dell’Europa e che un grande francese, il generale de Gaulle, ha portato al culmine, siete voi ad averle incarnate durante quei giorni cruenti; e il nazional-socialismo, l’antisemitismo, il fascismo che furono la vergogna del nostro continente erano dalla parte dei vostri nemici. Rendo omaggio ai vostri morti. Rendo omaggio al vostro coraggio e vi dico, ora più che mai: «Benvenuti nella Casa comune».
Oggi tuttavia una nuova forza si erge davanti a voi. Una forza che non conosce e non rispetta che la forza. Una forza che agisce impunemente nell’Est del vostro paese. Una forza che, amputando l’Ucraina, si appresta a fare quello che nessuna forza, in nessun altro paese d’Europa, ha osato fare da decenni a questa parte.
L’argomento è noto: è quello di Hitler che, nel 1938, invocò come pretesto per invadere la Cecoslovacchia che i Sudeti parlavano tedesco. Il metodo è noto: è quello di Hitler che approfitta, anche lui, delle Olimpiadi invernali a Garmisch-Partenkirchen per rimilitarizzare, pochi giorni dopo, la Renania.
Ma voi siete qui, popolo di Maidan, per impedire questo nuovo crimine. Siete qui, giovani di Maidan, per evitare che i vostri fratelli dell’Est ricadano sotto il dominio dell’Impero. Siete di nuovo riuniti per rifiutare che sia smembrato il vostro paese, che ha sofferto fin troppo, lungo i secoli.
L’altro giorno ero davanti all’ambasciata russa, a Kiev, dove sventolavano insieme bandiere ucraine ed europee. Poi in Parlamento, la Rada, dove ho incontrato i vostri dirigenti: Vitali Klischko, l’uomo che, come Danton durante la Rivoluzione francese, ha sollecitato una mobilitazione democratica; e la signora Yulia Tymoshenko, di cui Putin già cerca di macchiare la reputazione, che mi ha incaricato di dirvi: «Evidentemente non andrò a Mosca; Putin è mio nemico». Ma quel che più mi ha colpito è la loro volontà di resistere: il martirio e la potenza, la donna che porta sulla propria pelle le stigmate della sua lotta per la libertà e il campione, figlio della Maidan, simbolo di forza tranquilla e di probità. Se loro restano uniti, se restate tutti uniti, come oggi in questa piazza, sarete voi a vincere e Putin a cedere. Ma per vincerlo durevolmente avrete bisogno, popolo della Maidan, dell’aiuto dei vostri fratelli in Europa.
L’Europa deve proteggere l’Ucraina. Deve farsi garante delle frontiere della vostra nazione e della libertà delle vostre città. Deve firmare al più presto, cioè se possibile già da domani, l’accordo di associazione per il quale i vostri giovani e i vostri veterani si sono battuti e sono morti. L’Europa deve venire qui, a Kiev — perché no? — a firmare solennemente questo accordo: per voi, sarebbe una forma di tutela e, per lei, una sorta di nuovo atto di battesimo. L’Europa deve comportarsi con Putin come si è comportata con Yanukovich: deve agire di fronte al padrone come ha agito di fronte al valletto. Ha i mezzi per punirlo e deve utilizzarli.
E se l’Europa dicesse a Putin: «Abbiamo bisogno del tuo gas, ma tu hai bisogno dei nostri euro: allora, giù le mani dalla Crimea»? Se l’Europa dicesse a Putin: «Un uomo che dimostra di poter violare le frontiere in Europa non trova posto nelle sedi in cui la comunità internazionale si adopera per la stabilità del mondo: allora, signor Putin, o lei esce dall’Ucraina, oppure facciamo uscire lei dal G8 che, per ironia della sorte, si dovrà riunire a Sochi»?
E se Hollande, Merkel, Obama facessero sapere al predatore della Crimea e, Dio non voglia, di Donbass e di Donetsk, che non sarà il benvenuto quando, fra qualche mese, si festeggerà in Francia lo sbarco, settant’anni fa, degli eserciti della libertà?
Putin è forte solo della nostra debolezza. Putin va avanti solo perché noi abbiamo paura. E se la paura cambiasse campo? Se i dirigenti europei avessero una minima parte del coraggio dimostrato dal popolo della Maidan? Come? Voi non avete avuto paura, e noi ci lasceremmo prendere dallo spavento? Voi vi siete ribellati al nuovo zar e noi dovremmo piegarci davanti a lui? È assurdo. È impossibile. È quel che ho intenzione di dire, appena tornato in Francia, ai dirigenti del mio paese. No pasaran , gridavano i repubblicani spagnoli nel 1936. No pasaran , gridavate voi ai terribili miliziani del Berkut di Yanukovich che vi tenevano sotto mira. No pasaran , deve ripetere oggi l’Europa alla soldatesca di Vladimir Putin. Viva l’Ucraina: una, indivisibile e libera. Viva la Francia, viva l’Europa e viva l’Ucraina in Europa!

(traduzione di Daniela Maggioni)