Matteo Maresi, Rolling Stone 28/2/2014, 28 febbraio 2014
ALMANACCO ILLUSTRATO – [MARCO MATERAZZI]
[due foto in allegato di Silvia Puntino]
«Due gechi stilizzati “protettivi” attorno a uno dei miei primi tatuaggi: un vecchio soleluna che ho successivamente ripassato, per migliorare i raggi».
«Ero a L.A. con Daniela e volevamo farci tatuare da Kat Von D, la protagonista del reality L.A. Ink. Lei non c’era e gli assistenti hanno cercato di dissuaderci, dicendo che il tatuaggio sarebbe costato parecchio. Siamo usciti e siamo andati dal primo tatuatore all’angolo. Uno scappato di casa. E mi sono fatto questo».
«Doveva essere il nome di Daniela scritto con idiogrammi giapponesi. Lo feci a Liverpool. Poi un giorno ho chiesto a Nakata cosa c’era scritto realmente. Mi ha risposto; “Un cazzo”».
«Iniziali e numero di maglia».
«C’è scritto “La Cueva”, ma lasciamo perdere..»..
«Questa scritta (“Se un problema si può risolvere, perché preoccuparsi?”) me l’ha regalata la mia tatuatrice che sta a Monza, Alessandra Maggiora Vergano, dopo il 5 maggio» (2002, quando l’Inter perse lo scudetto contro la Lazio).
«Data di nascita in numeri romani e segno zodiacale».
«Mia moglie con una parrucca viola a una festa anni ’50, tre anni fa».
«Già parecchi anni fa avevo deciso che, se avessi avuto una figlia femmina, l’avrei chiamata come mia madre e avrei tatuato il suo nome proprio qui. Sono uno che, se si prefigge una cosa, la fa».
«Il mio nome e quello di mia moglie Daniela».
«Le ali d’angelo sono dedicate a mia madre, che ho perso quando avevo 15 anni».
«Sono tutte Nike Jordan 1. Di fianco all’ala ho lasciato dello spazio perché sto aspettando la dedica di Michael Jordan. Sono sempre stato un suo fan: giocavo con il numero 23, mi sono sposato il 23 e mi è nato pure un figlio, il 23».
«Questa “Santa Muerte” messicana è un pezzo unico che comprende anche la ragnatela sul gomito e gli altri teschi colorati. Per una pura casualità me lo sono fatto un 9 luglio, tre anni esatti dopo “quel” 9 luglio» (2006, quando l’Italia vinse i Mondiali in Germania).
«È una scritta speculare a quella dell’altro braccio: “Se un problema non si può risolvere, allora perché preoccuparsi?”».
«Madonna con Sacro Cuore; Daniela, invece, ha il Cristo..»..
«La frase di un campione di motocross: “Penso che sia meglio rischiare la vita...”. Insomma il succo è che val la pena spaccarsi tutto per vincere qualcosa».
«Questo è il mio tatuaggio più recente, dedicato a Giuliano Sangiorgi. Siamo arnia dal periodo in cui dovette stoppare il tour per essere operato. Dopo un concerto, ad Assago io e Daniela, super fan dei Negramaro, entrammo nel suo camerino e Giuliano si presentò a lei, mentre di solito avviene il contrario: tutti vengono subito a leccare il culo a me. Un uomo d’altri tempi. Mi colpì. Una volta ci hanno anche ospitato a casa loro: lui e la sua fidanzata ci hanno lasciato la camera matrimoniale, quella degli ospiti l’hanno data ai miei figli e loro e hanno dormito sul divano».
«È il casco che indossava Valentino Rossi quando si mise la mia maglia del Mondiali, nel 2006. Lui invece mi aveva regalato la sua tuta. Siamo amici dal tempi di un derby col Milan, me lo portarono negli spogliatoi e io indossavo la maglia rossonera di Rui Costa. Gli diedi quella! “Poi, quando vieni a Milanello, ti do l’altra”, gli dissi scherzando. Ero in trance, perché Valentino è sempre stato uno dei miei idoli. L’autografo invece è un’aggiunta successiva: un giorno, dopo una partita a calcetto, gli ho chiesto di farmi una dedica da tatuare».
«Il vichingo è la copertura di un vecchio cuoricino. Gli occhi dovrebbero essere quelli di mio fratello, che a sua volta se n’è fatto uno con il mio sguardo».
«Gianmarco, il mio primogenito. E dietro c’è Davide, il secondo».
«Laccio indiano caccia-spiriti con le iniziali mie e di Daniela».
«Dedica alle donne di famiglia: la mamma, Daniela e mia figlia Anna».
«I diamanti, nell’interno braccio, sono 4, come gli altri componenti della mia famiglia».
«Il biscione l’ho fatto per festeggiare l’ennesimo scudetto. Credo fosse quello del 2008».
«“L’uomo, come l’arte, ha un’anima che si distingue nello stile”. L’ho sentita una volta da un tifoso, e me la sono fatta scrivere su un foglietto».
«Lo scudetto che ci siamo aggiudicati a Siena il 22 aprile 2007».
«Un pezzo unico dedicato alla mia famiglia, composto da farfalle e fiori. Ogni farfalla ha il colore preferito di Daniela e dei ragazzi».
«“I belong to Daniela”».
«Questo è il mio primo tatuaggio. Era una emme. La feci da un parrucchiere, a Roma. Avevo 15 anni».
«Il calco originale delle labbra di mia moglie».
«L’indiano è arrivato durante il secondo anno all’Inter. Ero incazzato, avevo qualche problemino con quell’ambiente e con la squadra. Mi dissi: “Sai cosa? Al posto di fare qualche cagata, mi faccio l’indiano!”».
«Fatto per i miei 10 anni di matrimonio. 1997-2007».
«Per fare il dragone giapponese, che dal petto prosegue lungo il braccio, ci abbiamo messo tre mesi, una seduta a settimana».
«Fa il paio con l’altra stella dell’anniversario».
«La “V” è per Valentina: nel 2003 stava per sposare il mio ex compagno di squadra Christian Bucchi, ma è morta all’improvviso a 24 anni. Lo ha fatto anche Daniela».
«Il cuore me l’ha disegnato Ermanno dei Negramaro, è quello della cover di Casa 69».
«Questo l’ho fatto solo dopo essermene andato dall’Inter. Non sono mai stato un ruffiano».
«Leonardo, l’uomo perfetto. Mi piaceva e me lo sono fatto. La dedica attorno, “Ho sempre avuto a che fare con critiche di menti mediocri”».
«I ritratti dei miei figli alla stessa età (1 anno) e di mia moglie. Colorare di nero le orecchie di Minnie della più piccola, Anna, è stato parecchio doloroso...».
«Il Maori ce l’ha anche Daniela, ma con segni diversi. Il mio simboleggia la terra e il fuoco».
«“Voglio vincere sempre, e sognare è necessario”. L’ho sempre pensata così»