Andrea Barocci, Corriere dello Sport 1/3/2014, 1 marzo 2014
JORDAN RE MIDA DEI PENSIONATI
Povere gemelle Jordan: sono nate da neppure un mese e già le aspetta una vita d’inferno. Perché sarà dura riuscire ad avere una vita normale non sapendo come riuscire a spendere la montagna di dollari che il loro papà sta mettendo da parte per i loro 18 anni. Sua Altezza non è un baby pensionato qualunque: secondo la famosa rivista americana Forbes, tra gli atleti non più in attività di tutti gli sport, è stato quello che nel 2013 ha guadagnato di più. Molto, tanto, tantissimo di più, rispetto non solo ai giocatori ritirati, ma anche a quelli ancora in azione, escluso il pugile Floyd Mayweather: 90 milioni di dollari.
Tanto per rendere l’idea, al secondo posto della classifica degli introiti percepiti lo scorso anno, c’è la leggenda del golf Palmer con “appena” 40 milioni di dollari...
NELLA CULTURA – A 11 stagioni dal suo ritiro, Michael non è più soltanto un ex campione della NBA, un misto di talento assoluto ed atletismo straordinario che nella sua carriera ha vinto 6 anelli con Chicago, l’avversario che spinse il leggendario Larry Bird a dire «È Dio travestito da Jordan»: è anche e soprattutto un fenomeno entrato profondamente nel tessuto della cultura americana. A tal punto che il suo nome compare nei testi di ben 50 canzoni scritte nel 2013: quelli di Kobe Bryant e LeBron James vengono ricordati rispettivamente in 18 e 15 pezzi musicali... Così popolare da avere 25 milioni di fan che seguono la sua pagina Facebook.
Da dove sgorga questo fiume di dollari che si riversa nelle casse del più amato e conosciuto giocatore della storia della NBA? Dagli sponsor ovviamente. Ma per spiegare meglio la sua abilità negli affari, bisogna fare un salto indietro di 5 anni, quando la rivista Sports Illustrated raccontò attraverso un’inchiesta le peripezie economiche degli atleti della NFL e della NBA dopo l’abbandono dell’attività: il 78% dei giocatori di football americano si ritrovava nei guai, così come il 60% di chi proveniva dalla più famosa lega di basket. Come accadde ad esempio ad un’altra stella dei canestri, Kareem Abdui Jabbar. Investimenti sbagliati, spese pazze, spese per divorzi a raffica, hanno portato sul lastrico molti di loro.
MINIERA – Ecco perché, al di là dalle fama e della gloria, Michael è comunque un caso a parte. La sua fortuna è legata principalmente al marchio Air Jordan, con il quale Michael e la Nike hanno fatto fortune inimmaginabili. Basta pensare al modello di scarpe “Air Jordan Powder Blue retro snaker”, messo in vendita da pochissimo: al primo giorno gli incassi hanno toccato i 35 milioni di dollari, il che non fa che confermare l’andamento del mercato della Air Jordan, che nel 2013 hanno fatto registrare un +11% di modelli venduti rispetto all’anno precedente. Al suo storico brand, MJ aggiunge i profitti provenienti dalle sponsorizzazioni della Gatorade, di Upper Deck (figurine e memorabilia autenticati) e tanti altri contratti di immagine ancora.
Non basta: Jordan è anche proprietario di sette ristoranti, di una, concessionaria d’auto e dell’80% delle azioni della franchigia di Charlotte (pagate nel 2010, con l’aiuto dell’amico rapper Nelly, 275 milioni di dollari). L’ultima miniera d’oro l’ha aperta ad inizio febbraio davanti al Madison Square Garden di New York: “Flight 23”, il suo store dove gli appassionati possono comprare magliette, tute, calzini e tanto altro ancora: su tutto spicca ovviamente il suo famoso marchio.
“Be like Mike”, essere come Mike. Magari...