Andrea Gennai, Il Sole 24 Ore 1/3/2014, 1 marzo 2014
LE OPPORTUNITÀ E I (TROPPI) RISCHI DI CHI SPECULA SULLA MONETA VIRTUALE
Più che per l’impiego a fini commerciali, il Bitcoin in Italia è salito alla ribalta soprattutto in chiave speculativa: le violentissime oscillazioni di prezzo da novembre a oggi lo hanno portato all’attenzione di trader online e piccoli risparmiatori in cerca di emozioni forti. Molti osservatori hanno associato questo fenomeno all’ennesima bolla finanziaria sui mercati: 14 anni fa esplodeva quella di Internet e sei anni fa quella delle commodity. La differenza questa volta è che stiamo parlando di un fenomeno che sfugge ai più e i cui contorni sono tutt’altro che chiari, a partire dal fatto che la creazione dei Bitcoin avviene con un complicato meccanismo informatico chiamato "mining" (ricorda molto il processo di estrazione).
Le piattaforme di trading hanno capito il business che si stava aprendo e hanno cominciato a fornire servizi di compravendita di derivati legati al Bitcoin. Insomma, speculare sul Bitcoin senza esserne possessori reali. Tra queste c’è, ad esempio, quella di Avatrade, società irlandese con uffici anche in Italia. Viene offerto lo scambio dei Cfd legati al Bitcoin. I Cfd sono contratti derivati che replicano l’andamento di uno strumento sottostante, in questo caso il Bitcoin. Sono investimenti a leva, che amplificano le variazioni fino a 20 volte. Trattandosi già di una divisa molto volatile, l’effetto è quello di oscillazioni repentine che espongono a rischi elevati. Sono adatte solo a un pubblico di trader esperti. Il fatto che con un semplice conto e con poche decine si euro si provi l’ebrezza dell’ottovolante Bitcoin ha sicuramente avvicinato molti risparmiatori. Se pensiamo che nel solo mese di novembre il Bitcoin, contro dollaro, è passato da 200 a 1.000 possiamo solo immaginare che uno strumento a leva abbia consentito di perdere (o raddoppiare) il capitale investito in poche ore.
Il Bitcoin è, come tutte le valute, uno strumento Otc: non esiste un mercato regolamentato ufficiale dove viene trattato. Ci sono varie piattaforme dove si scambia, dove si può acquistare e vendere (visto il sistema complicato di creazione) e che concorrono a stabilire un prezzo. Il crack di Mt Gox, la piattaforma più importante, ha provocato paradossalmente più danni ai possessori reali di Bitcoin piuttosto che agli speculatori italiani sui derivati. Con la sparizione di Mt Gox si sono nebulizzati 750mila Bitcoin di proprietà di migliaia di utenti. I trader italiani che speculano con in Cfd e che avevano come sottostante le quotazioni di Mt Gox sono passati ad un’altra piattaforma. L’impatto, per chi aveva scommesso al rialzo, è stato limitato (si fa per dire) allo scivolone dei prezzi legato allo scandalo. Ma nessun azzeramento delle posizioni, dicono da Avatrade. Si frega le mani chi aveva puntato sul ribasso della valuta virtuale. Vista comunque la bufera, Avatrade in questi giorni ha lanciato anche il trading su Litecoin, la moneta "virtuale alternativa". Sul mondo dei Cfd legati al Bitcoin ci sono pareri discordanti: l’associazione degli emittenti, Assoforex Cfd, con Gabriele Vedani, non ha ancora preso una posizione ufficiale perché ritiene ancora insufficiente il controllo su questa valuta oltre all’assenza di certezze sulla modalità di scambio.
Per chi ritenesse troppo complicato il mondo della finanza legato al Bitcoin, non resta che la via commerciale: l’utilizzo della moneta virtuale per l’acquisto di beni e servizi. In Italia si sono moltiplicati negli ultimi mesi i negozi e i professionisti che accettano questa valuta: da nord a sud, dai bar agli architetti. Essendo una moneta non fisica le transazioni avvengono per via informatica. Bisognerà capire l’impatto che avrà il caso Mt Gox. E soprattutto se avete Bitcoin e volete scambiarli, usate la piattaforma giusta.