Francesco Perugini, Libero 1/3/2014, 1 marzo 2014
GRAZIE A CLARENCE SARÒ IL NUOVO SEEDORF
Da terzino a trequartista: per capire quanto sia cambiata la vita di Andrea Poli grazie a Clarence Seedorf, basta guardare la posizione occupata in campo dal «centrocampista» del Milan. Perché è quello il suo ruolo e il numero 16 rossonero ci tiene a sottolinearlo.
Poli, Seedorf le ha cucito addosso la posizione ideale?
«Da trequartista posso aiutare la squadra in difesa e accompagnarla in fase offensiva: è l’ideale per le mie caratteristiche. E anche di essere più presente in zona- gol. Alla Samp avevo giocato più o meno lì, ma più da esterno. Da terzino invece mi sono sacrificato solo per emergenza: a 24 anni ormai ho un’identità di gioco ».
E lo si è visto contro l’Atletico Madrid quando ha «debuttato» dal 1’ dietro la punta. Che cosa è cambiato da quella sera?
«In Champions abbiamo giocato a viso aperto contro una squadra molto forte. E possiamo far bene anche al ritorno. Da lì siamo ripartiti con lo spirito giusto, voglia ed entusiasmo: in tanti casi bastano a fare la differenza».
Che effetto fa trovarsi in spogliatoio un monumento come Seedorf?
«Ci avevo giocato contro quando era al Milan, ma non lo conoscevo. Mi piacerebbe rubargli la capacità di leggere le partite, di capire dove mettersi per far male agli avversari: era quello che mi impressionava di lui da giocatore ».
E invece qual è il «trucco» di Clarence in panchina?
«Punta molto sulla psicologia dei giocatori, è la prima volta che incontro un allenatore così. Vuole molto dialogo e così crea un rapporto di comunicazione che aiuta la squadra».
Molti sottolineano questo aspetto del «dialogo». Ma con Allegri non parlavate mai?
«Lo si faceva meno. Ma il suo esonero è una sconfitta di tutti».
Come ha fatto Clarence a convincervi della bontà del 4-2-3-1?
«Con le prestazioni, anche se ogni cosa necessita il suo tempo. Per costruire un’organizzazione e delle certezze tattiche non bastano certo poche settimane».
Domani però arriva a San Siro la Juve, lontana 31 punti. Siete pronti per batterla?
«Il distacco rende solo merito a loro, ma noi vogliamo fare la partita e provare a vincere. Spadroneggiano da due anni, ma hanno avuto una settimana impegnativa. E l’anno scorso con la Samp abbiamo vinto in casa e fuori».
Proverà a dare un altro dispiacere al suo scopritore Marotta?
«Ho un ricordo molto bello, con Fabio Paratici mi portarono alla Samp da giovane. E a 19 anni, alla prima stagione da titolare con Delneri, arrivò subito il quarto posto».
E avevano provato a portarla anche a Torino. Com’è andata?
«C’erano stati dei contatti nel gennaio scorso, ma alla fine la trattativa non è decollata».
Forse un bene. Come quello del mancato riscatto da parte dell’Inter nel 2012?
«Sono contento del mio percorso e non ho rimpianti perché mi reputo una persona che si impegna sempre. Ho voglia di lavorare e di vincere. E sono contento di poterlo fare qui al Milan».
Chi ti è stato più vicino in rossonero?
«Pazzini, Montolivo, De Sciglio. E poi c’è Kakà, un ragazzo spettacolare per spessore e umiltà. Sono fortunato ad averlo qui».
A proposito di Nazionale, hai giocato l’ultima del 2013 con la Nigeria. Speri in una maglia contro la Spagna?
«L’Italia è fondamentale per la mia carriera, anche perché la maglia azzurra mi ha sempre accompagnato in tutte le giovanili. Ma non voglio crearmi aspettative. L’obiettivo del Mondiale è grande e il gruppo è bellissimo. Chiellini e Buffon sono due persone fantastiche. Gigi ha una personalità e un modo di porsi che lo collocano tra le leggende».
Balotelli può bastare all’Italia? E al Milan per battere la Signora?
«Può essere decisivo, come può esserlo anche Pazzini. Si tratta di due giocatori che se stanno bene possono fare la differenza allo stesso modo».
Piccolo passo indietro: campionato Primavera 2008, la Samp di Poli vince lo scudetto battendo l’Inter di Mario. Visto da lei, quanto è cambiato Balo?
«Siamo diversi, abbiamo due stili differenti ma io penso sempre che il mondo sia bello perché è vario. Mario come ogni persona deve avere la libertà di esprimersi come vuole. E non deve essere giudicato da nessuno».