A.BAR., Libero 1/3/2014, 1 marzo 2014
SIAMO PRIMI IN EUROPA... PER IL PREZZO DELLA BENZINA
Da oggi l’Italia consolida un record negativo: quello della benzina con le tasse più alte in tutta Europa. Il prezzo alla pompa dei carburanti sale infatti di 0,29 centesimi al litro: 0,24 centesimi dovuti all’aumento delle accise e 0,05 centesimi per la maggiore Iva calcolata su questo aumento. L’aggravio era stato previsto ad agosto 2013 come copertura finanziaria per diverse voci del decreto del Fare, a cominciare dalla nuova legge Sabatini. La logica del «saldo zero» nei conti dello Stato aveva indotto il governo Letta a prevedere il rincaro delle accise sui carburanti per coprire i prestiti a tassi agevolati alle imprese previsti dalla nuova legge Sabatini. Il risultato è quello che l’ufficio studi della associazione artigiani Cgia di Mestre ha calcolato: verde a quota 1,721 euro al litro con 1,041 euro di tasse. Il 60,5 per cento su quel che paghiamo, un livello che ci pone al primo posto assoluto fra i Paesi europei.
In realtà, in termini assoluti ci supera l’Olanda dove la benzina costa alla pompa 1,772 euro e le imposta ammontano a 1,055 euro. In percentuale, però, non ci batte nessuno.
Va un po’ meglio con il gasolio che ci vede soltanto quarti in classifica, col 55,8% di prelievo, superati soltanto da Croazia (60,6%), Gran Bretagna (57,7) e Svezia (57,3). In valori assoluti, però, il prezzo del nostro diesel, 1,640 euro al litro, è secondo soltanto a quello pagato ai distributori inglesi, 1,643. Tornando alla verde, la nostra tassazione è così elevata da superare di ben 14,2% la media europea, che si ferma al 46,3%.
L’analisi della Cgia ha messo a confronto il prezzo alla pompa di verde e gasolio per autotrazione nei 28 Paesi dell’Unione europea al 27 febbraio 2014. «Rispetto al 2013», spiega il segretario dell’associazione artigiani mestrina, Giuseppe Bortolussi, «l’incremento medio che nel 2014 una famiglia italiana subirà con un’auto a benzina che percorra mediamente 15.000 chilometri l’anno sarà di 13 euro. Per un’autovettura alimentata a gasolio, invece, l’aggravio sarà di 17 euro. Si tratta di aumenti tutto sommato abbastanza contenuti che, tuttavia, sarebbe stato meglio evitare per dare un segno di discontinuità rispetto al passato».
Dalla Cgia ricordano che rispetto al 2013 il prezzo dei carburanti nel 2014 patisce sia l’aumento delle accise scattato oggi sia quello dell’Iva avvenuto nell’ottobre scorso.
In realtà i rincari alla pompa potrebbero arrivare anche a 0,5 centesimi rispetto agli 0,29 previsti dagli artigiani. All’incremento dell’accisa potrebbero sommarsi altri aumenti, spiega il presidente della Figisc-Confcommercio, Maurizio Micheli. Ma i guai non finirebbero qui e non si limiterebbero a impattare sulle tasche degli automobilisti. Per ogni 4 centesimi di aumento dell’accisa si perdono 35mila posti e il Pil si contrae dello 0,1%.. Quest’ultimo calcolo è della Assopetroli. Al contrario, se le accise dovessero scendere degli stessi 4 centesimi al litro, si creerebbero 70mila posti di lavoro a fronte di un Pil in crescita dello 0,2%. Assopetroli rivolge un appello al neopremier Matteo Renzi, chiedendo un piano di riduzioni programmate, da spalmare anche su cinque anni, «per ricondurre l’accisa sui carburanti quantomeno al livello della media superiore europea che, calcolata ad oggi e cioè senza gli aumenti già decisi, comporterebbe una riduzione di circa 10 centesimi al litro».
Le elaborazioni della Cgia di Mestre dimostrano fra l’altro che i nostri petrolieri mettono sul mercato carburanti a un prezzo inferiore rispetto a quello registrato in molti Paesi europei. Il costo industriale della nostra benzina, ad esempio, è più meno sul livello di quello tedesco: 0,680 euro contro 0,683 della Germania. Peccato che ai nostri distributori la verde poi si paghi 1,721 euro, mentre gli automobilisti tedeschi spendono 1,593.
A.BAR.