Marcello Longo, Il Fatto Quotidiano 1/3/2014, 1 marzo 2014
DE FILIPPO “SPESE PAZZE” IN FRANCOBOLLI
Con la sua passione per i francobolli forse si aspettava una delega alle Comunicazioni. Ma Vito De Filippo, l’ex presidente dalla Basilicata indagato per peculato nell’inchiesta sui rimborsi illeciti, ha conquistato una poltrona di tutto rispetto: da ieri è il sottosegretario alla Salute del governo Renzi. Per saperne di più sul personaggio bisogna tornare a un anno fa. Ad aprile 2013 è costretto a lasciare la guida della giunta regionale lucana, dopo che la procura di Potenza iscrive nel registro degli indagati 40 persone tra consiglieri regionali, assessori e collaboratori. Lo scandalo somiglia a quello di molte altre regioni italiane: rendiconti irregolari, fasulli o manipolati per accedere ai rimborsi previsti per i gruppi politici rappresentati in Consiglio regionale. Ma in questo caso ha l’effetto di azzerare il quadro politico e portare a nuove elezioni: le vincerà Marcello Pittella (Pd) a novembre. La somma contestata a De Filippo ammonta a 3.840 euro rendicontati fra gennaio 2010 e dicembre 2011. Tutti spesi in francobolli in due tabaccherie di Potenza. La prima anomalia riguarda l’intestazione delle ricevute. Se alcune, per un totale di 1.500 euro, presentano il nome di Vito De Filippo, su molte altre (2.340 euro in tutto) manca qualsiasi indicazione. La seconda criticità evidenziata dagli inquirenti si riferisce allo scarto fra la quantità di francobolli che l’allora governatore dichiarava di aver acquistato e la loro disponibilità nelle tabaccherie: i numeri delle ricevute non collimano con gli effettivi approvvigionamenti delle tre tabaccherie potentine. I gestori, sentiti dagli inquirenti, riconoscono le ricevute: “Lo stampato - dice uno di loro - è quello che abitualmente utilizzo in caso di di vendite per importi più importanti”. Ma i dubbi restano sulla grafia: “La firma sul timbro non è leggibile, non riconosco come mia la calligrafia”. E si aggiunge un vuoto di memoria: “Non ricordo vendite così importanti di francobolli nel 2011, ma voglio precisare che potrebbe trattarsi che i singoli importi siano riferibili solo a francobolli ma anche ad altri valori quali marche da bollo”. De Filippo si difende e minimizza: non rientra fra i compiti di un presidente “contare i francobolli in uso alla segreteria” e se c’è stata un’anomalia si tratterà di “errore materiale”.
LA CONSISTENZA delle accuse la valuteranno i giudici. A luglio scorso la procura di Potenza ha chiesto il rinvio a giudizio per i 40 indagati, compreso l’ex governatore chiamato ora a Roma da Matteo Renzi. L’iter dell’udienza preliminare non è ancora terminato e si attende la decisione del gup. Contro la sua nomina si è scagliato ieri su Facebook il leader de La Destra, Francesco Storace, rievocando il 2006: “La faccia tosta di Renzi è inarrivabile. Io mi dimisi da ministro della Salute per un articolo di giornale e senza neppure aver ricevuto un avviso di garanzia per il Laziogate da cui sono uscito innocente dopo un calvario durato ben sette anni. Nello stesso ministero, come sottosegretario, arriva Vito De Filippo, governatore uscente e uscito”.
In questi mesi Vito De Filippo si è dato da fare. Quasi inevitabile con una biografia politica come la sua: cominciata a 26 anni nella Democrazia cristiana e traghettata nel Pd, con vari incarichi provinciali e regionali, eletto governatore nel 2005 e riconfermato nel 2010. Da indagato è stato chiamato a guidare la segreteria regionale del partito a settembre scorso, quando Roberto Speranza ha lasciato la poltrona di segretario per dedicarsi al ruolo di capogruppo alla Camera. Ora il salto di qualità con un ruolo chiave in un ministero importante.