Giovanni Caprara, Corriere della Sera 1/3/2014, 1 marzo 2014
LA TEMPESTA MAGNETICA DEL SOLE INCENDIA LE NOTTI DEL GALLES
Essere testimoni di un’aurora boreale è uno spettacolo che non si scorda più, perché ci si sente protagonisti sulla scena del teatro della natura dove si intrecciano il cosmo e la Terra. Anche se si guarda ignorando le cause, si percepisce la grandezza dell’evento che riempie di stupore il cielo di una notte. Talvolta si manifesta in grande stile scendendo a latitudini non frequenti, come ora è accaduto in Scozia e in altre parti della Gran Bretagna: da Norfolk al Galles meridionale.
Tutto dipende dal Sole da cui trae origine il fenomeno e più è intenso maggiore è l’effetto a cui si può assistere. Negli ultimi giorni le eruzioni sull’astro si sono intensificate sino a produrre da giovedì una tempesta magnetica sulla Terra da cui traggono origine, appunto, le aurore boreali. Accade infatti che dalle eruzioni si generi un «vento solare» formato da particelle atomiche (elettroni e protoni) le quali viaggiando alla velocità di alcune centinaia di chilometri al secondo quando arrivano sul nostro pianeta sono intrappolate dal campo magnetico. Allora interagiscono con l’atmosfera eccitandone gli atomi e dallo scontro si genera l’effetto luminoso. I colori che si scatenano dipendono dai gas presenti alle quote oltre i cento chilometri. L’ossigeno atomico favorisce il verde, l’ossigeno molecolare il rosso (come si è visto in Scozia) e l’azoto il blu.
Ma al di là della spiegazione ciò che impressiona è la magnificenza dell’effetto. Scrutare il cielo nel buio (ne siamo stati testimoni a Tromso, in Norvegia, uno dei luoghi privilegiati per cogliere lo spettacolo) assistendo alla variopinta pioggia delle particelle che spiraleggiando cadono verso il Polo magnetico, proietta lo spirito nel cosmo. In cielo si disegnano serpenti di luce in movimento lento o a guizzi, striature verticali come tendaggi prima intensi o poi evanescenti, stranissimi arcobaleni che solcano la notte.
Lo strano spettacolo rimase misterioso fino al 1859 quando si scatenò quella che rimase famosa come la «grande aurora». Fino ad allora si pensava addirittura che fossero causate da lampi o dalla luce riflessa dagli iceberg. Ma l’astronomo britannico Richard Christopher Carrington notò una coincidenza con gruppi di macchie apparse sul Sole e l’enigma trovò risposta. Da allora l’anello luminoso che si crea intorno ai poli, sia a Nord che a Sud, è rimasto lo spettacolo più entusiasmante che la natura ci offra per stupirci e farci capire che viviamo nel cosmo.