Marco Panara, La Repubblica - Affari & Finanza 3/3/2014, 3 marzo 2014
CARIGE E MPS QUANTO COSTA LA FONDAZIONE PADRONA
Genova come Siena. Si può discutere all’infinito del rapporto tra le fondazioni e le banche, se sia utile al sistema oppure no, ma almeno su un aspetto di questo tormentato rapporto è possibile essere definitivi: la quota di partecipazione. I casi di Siena e di Genova dimostrano in maniera palmare che quando una fondazione si ostina a voler mantenere il controllo della banca e non accetta di diluirsi fa male a se stessa, alla banca e anche al territorio. A se stessa perché non diversifica il suo patrimonio, alla banca perché la condiziona negativamente e al territorio perché gli regala una banca fragile e una fondazione impoverita. A Siena il braccio di ferro sull’aumento di capitale lo ha vinto per il momento la fondazione, con un prezzo per la banca che si misura nell’ordine delle centinaia di milioni di euro. A Genova il braccio di ferro è meno teso, ma la sostanza è la stessa. Su indicazione di via Nazionale la Carige vuole mettere in cantiere il più presto possibile un aumento di capitale da 800 milioni. La Fondazione, che non ha i soldi per sottoscrivere, ha preso tempo, rinviando l’avvio dell’operazione dalla fine di marzo a quella di giugno. Con la speranza che la banca venda nel frattempo qualcosa così da ridurre l’ammontare dell’aumento e quindi diluirsi meno, oppure, visto che vendere non è facile, di potersi scegliere nuovi azionisti che l’affianchino. Obiettivo finale, non mollare la presa.