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 2014  marzo 03 Lunedì calendario

L’ANTITRUST CON LE MANI LEGATE


Illustre Direttore, leggo sul numero di Affari e Finanza di lunedì 24 febbraio un articolo di Federico Fubini dal titolo “L’Antitrust fantasma-cartelli e spot ingannevoli nessuno il persegue più” in cui sono contenute diverse inesattezze e molte omissioni, come si può peraltro evincere già solo dalle informazioni presenti sul sito dell’Autorità. Sono indispensabili alcune precisazioni. Per quanto attiene ai c.d “raid” presso le imprese di cui, ad avviso dell’Autore, si sarebbe persa memoria, tra il 2012 e il 2013 sono state ispezionate 256 imprese (ovvero più che nei due anni precedenti e quasi il doppio della media annuale di sempre) di cui 149 per ragioni legate a possibili illeciti concorrenziali. Il minor numero di concentrazioni vagliate dall’Autorità nel 2013, invece, dipende non da una inerzia dell’Antitrust ma dalle modifiche legislative intervenute che, avendo cambiato le soglie oltre le quali le imprese devono comunicare l’operazione, hanno ridotto di quasi il 90% il numero delle operazioni notificate. In ogni caso, negli ultimi due anni la percentuale di istruttorie rispetto ai casi notificati è stata la più elevata di sempre. In relazione alle concentrazioni, ricordo che l’operazione Unipol-Fonsai è stata dapprima sospesa, poi autorizzata con il vincolo di severe prescrizioni e, da ultimo, oggetto dell’avvio di una procedura di inottemperanza che potrebbe concludersi con una sanzione. Già questi
primi dati consentono di ritenere quantomeno affrettata l’affermazione, contenuta nell’articolo, secondo cui l’Antitrust sarebbe “una polizia stradale che si tiene alla larga dalle principali arterie del traffico”. È sufficiente rivolgere uno sguardo alle istruttorie concluse (tutte però, non solo alcune) e a quelle in corso, per avere la percezione del raggio di azione dell’attività svolta. A titolo esemplificativo, ricordo nel settore delle telecomunicazioni, la sanzione di 104 milioni erogata nel 2013 a Telecom Italia per abuso di posizione dominante e i due procedimenti in corso relativi a possibili cartelli. Analoghe istruttorie per intesa sono in corso nel settore delle assicurazioni, una relativa al comportamento delle compagnie assicuratrici in relazione al divieto di plurimandato, la seconda relativa a un possibile cartello nell’Rc auto del trasporto pubblico locale. Nel settore postale l’Antitrust ha imposto a Poste Italiane di pagare l’Iva su servizi aperti alla concorrenza, eliminando un ingiustificato privilegio che falsava la competizione e arrecava danno all’erario. Anche l’importanza del turismo nel nostro paese non è sottovalutata dall’Antitrust, che ha condannato per intesa le imprese operanti nel trasporto marittimo in Sardegna, ha in corso due istruttorie e ha chiuso diversi procedimenti per pratiche commerciali scorrette (dal settore aereo alle agenzie di viaggi online). Ovviamente, doveroso è il riserbo su ulteriori denunce nel settore del turismo. Ancor più stupore desta il riferimento al farmaceutico, che ha visto l’Antitrust italiana in prima fila in Europa nel fronteggiare condotte anticoncorrenziali delle grandi imprese: la rete delle autorità europee sta attendendo con interesse la chiusura delle tre istruttorie in corso e il Consiglio di Stato ha da poco confermato la sanzione di 10,6 milioni comminata nel 2012 alla Pfizer per abuso di posizione dominante a danno della possibilità per gli utenti e per il Ssn di utilizzare i più economici farmaci generici. L’elenco potrebbe proseguire, facendo riferimento ai casi in corso o già chiusi nel settore della grande distribuzione, in quello ferroviario, dell’energia e dei servizi pubblici locali. Il settore dei servizi pubblici locali e delle società pubbliche è stato il principali ambito di applicazione, contrariamente a quanto si sostiene nell’articolo, del nuovo potere di impugnazione degli atti amministrativi lesivi della concorrenza, da esercitare previo parere motivato che il più delle volte ha condotto le Amministrazioni a fare retromarcia e a modificare i propri atti nel senso (pro-concorrenziale) indicato dall’Antitrust. Quanto alla scarsa diffusione dei “pentiti” (i programmi di clemenza) negli ultimi anni, l’Autorità ha scelto di privilegiare lo strumento sanzionatorio proprio per dare un segnale di deterrenza al mercato e, di conseguenza, indurre una maggiore adesione delle imprese al programma di clemenza. Così, negli ultimi due anni, l’Autorità ha chiuso le istruttorie per intesa o abuso con l’irrogazione di una sanzione molto più frequentemente che in passato (62% contro il 36% della media). Altrettanta attenzione è stata dedicata dall’Autorità alla tutela del consumatore, ambito nel quale il minor numero di procedimenti è derivato esclusivamente dalla limitazione a intervenire nei settori regolati, conseguente a un orientamento della giurisprudenza e a previsioni legislative che hanno precluso l’azione dell’Antitrust, che è invece proseguita senza titubanze in tutti i settori non regolati, con risultati apprezzati in Europa (dal caso Apple alle sanzioni alle compagnie low-cost, alla lotta alla contraffazione internazionale, portata avanti con strumenti innovativi ed oggetto di riconoscimenti internazionali). Non è un caso che il legislatore sia di recente intervenuto per restituire all’Autorità la competenza piena sulle pratiche commerciali scorrette, anche nei settori regolati, con una norma di imminente entrata in vigore. Infine, tengo a precisare che la mia retribuzione, come facilmente desumibile dal sito della Autorità, non gode di alcuna deroga rispetto al limite di 301mila euro fissato per tutti gli incarichi di vertice e non è, quindi di 450mila euro. L’unico scopo di queste considerazioni è quello di offrire ai lettori dati corretti e completi sull’attività dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato; spetterà poi ai cittadini valutare la bontà dell’azione svolta, con l’intima convinzione dell’utilità di ogni critica che, se costruttiva e fondata su dati effettivi, non potrà che fungere da stimolo all’ulteriore miglioramento dei risultati raggiunti.