Guido Ruotolo, La Stampa 3/3/2014, 3 marzo 2014
QUELLA ROTATIVA “DIFETTOSA” CHE TIENE LE NOTIZIE SCOMODE LONTANE DALLE EDICOLE CALABRESI
Anche quella notte la rotativa si inceppò, ufficialmente. Era il 20 luglio del 2010 e «Calabria Ora» aveva in prima pagina lo scoop dell’incontro milanese tra il governatore Giuseppe Scopelliti e il boss Paolo Martino (che sarebbe stato poi arrestato). Il direttore Paolo Pollichieni annunciò nel suo ultimo editoriale che l’editore, Pietro Citrigno, voleva partecipare alla fattura del giornale e per questo motivo si sarebbe dimesso.
Quella notte, dunque, lo stampatore Umberto De Rose, lo stesso della vicenda Gentile, annunciò e spiegò che il quotidiano non sarebbe stato in edicola per problemi tecnici.
Durò tre anni il nuovo direttore, Piero Sansonetti, ex Unità. Intanto una decina di giornalisti seguì Pollichieni nell’avventura di un quotidiano on-line e un settimanale in edicola, «Corriere della Calabria». Ed è stata questa testata che il 18 febbraio scorso ha pubblicato che era sotto inchiesta il figlio del senatore Antonio Gentile, Andrea, indagato per truffa, falso ideologico, abuso d’ufficio. Il gip di Cosenza, accogliendo la richiesta di interdittiva per il direttore generale dell’Asp, Azienda sanitaria provinciale, di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, aveva dedicato alcune pagine del suo provvedimento agli altri indagati.
Nelle informative della Finanza e dei carabinieri, esaminando le delibere di incarichi di patrocinio legale, «scelti su base fiduciaria e su indicazione di Nicola Gaetano, che nei fatti era il vero direttore generale dell’Asp, predisponendo lui delibere e incarichi legali», era emersa «la figura di Andrea Gentile (figlio del senatore Tonino, ndr) legato al Gaetano da rapporti consolidati di cointeressenza economica, professionale e politica, destinatario, in almeno un caso, di una procura speciale rilasciata dal direttore generale».
Annotano gli inquirenti, che nelle mail intercettate il giovane Gentile e Nicola Gaetano si chiamano tra loro «compari». Quasi due milioni e mezzo di euro, le consulenze d’oro ottenute dall’Asp negli anni 2010, 2011 e 2012, per 230 incarichi e nonostante vi fossero otto dipendenti nell’ufficio legale. Solo Gaetano Nicola negli anni in questione ha incassato quasi 800.000 euro.
Fosse solo il proprietario della tipografia, Umberto De Rose, uno potrebbe chiedersi del perché del suo comportamento censorio. È che invece è stato numero uno di Confindustria Calabria, ex candidato di Forza Italia a sindaco di Cosenza, e oggi è il presidente di Fincalabria, la cassaforte della regione. Per certe risposte sbagliate al Presidente della commissione di vigilanza della Regione, Aurelio Chizzoniti, sono diventate materia di accertamenti investigativi un bel pacchetto di assunzioni da parte di Fincalabria. Tra queste ci sarebbe anche quella della figlia del neosottosegretario Tonino Gentile, Lory, la sorella dell’avvocato Andrea indagato per le consulenze d’oro.
E quando il direttore Luciano Regolo, un passato nei settimanali di gossip, ha deciso di riprendere la notizia come giustamente meritava, apriti cielo. Non si poteva mettere in cattiva luce il futuro sottosegretario, padre dell’indagato.
L’editore Alfredo Citrigno, il figlio di quel Pietro Citrigno che deve scontare quattro e passi anni di detenzione per usura (ma è incompatibile con la detenzione per motivi di salute), ha provato a convincere il direttore a desistere dal pubblicare la notizia, ma senza esito. Solo il provvidenziale blocco delle rotative non ha fatto uscire il giornale, che intanto ha cambiato nome, «L’Ora della Calabria», per evitare sequestri giudiziari (come è accaduto con le cliniche private di Pietro Citrigno, valore di 100 milioni di euro). E il padre ha ufficialmente passato il testimone al figlio Alfredo per evitare altri guai. È già sul banco degli imputati, Pietro Citrigno, per istigazione al suicidio del giornalista Alessandro Bozzo. Anche Tonino Gentile, il sottosegretario, finì nei guai. Anzi in galera. Quello che sarebbe diventato uno dei due «Viceré» di Cosenza, l’altro è il fratello Pino, nel 1987 fu arrestato per appropriazione indebita. Era nel comitato di gestione della Carical, la Cassa di risparmio della Calabria, quota socialista. E fu arrestato (poi prosciolto) dall’allora giudice istruttore di Locri Nicola Gratteri per fidi facili per 47 miliardi.