Ettore Cinnella, Corriere della Sera 3/3/2014, 3 marzo 2014
I TATARI EREDI DELL’ORDA D’ORO, DA SEMPRE VITTIME DI MOSCA
All’inizio dell’ottobre 1552 un esercito russo comandato dallo zar Ivan IV il Terribile espugnava la città di Kazan, sul medio corso della Volga, capitale dell’omonimo canato tataro, uno dei regni nati dalla disgregazione dell’Orda d’Oro. Quattro anni dopo, con la conquista del canato di Astrachan, l’intera regione della Volga passava sotto il dominio di Mosca. Lo storico Andreas Kappeler ha osservato a ragione che l’annessione dei canati di Kazan e di Astrachan dev’essere annoverata tra gli «avvenimenti epocali nella storia della Russia e di tutta l’Eurasia». Infatti, se fino allora i sovrani moscoviti avevano lottato per riprendersi i territori russi, conquistati da Gengis Khan e dai suoi successori nella prima metà del XIII secolo, l’espansione verso la Volga mutava radicalmente i tratti fondamentali della politica estera degli zar. Occupando quella regione, lo Stato russo veniva ad incorporare terre abitate da popoli di tradizioni e culture assai distanti dal mondo degli slavi. Inoltre, l’eredità del gigantesco impero mongolo, il quale si stava ora frantumando, imprimeva il suo inconfondibile marchio sull’espansionismo moscovita, attratto per forza di cose dal crescente vuoto di potere creatosi negl’immensi territori uralo-siberiani.
Tra i canati eredi dell’impero tataro dell’Orda d’Ora, quello di Crimea sfuggì a lungo al dominio della Russia. Anche il nome della penisola, che i greci avevano chiamato Chersoneso Taurico (Chersónesos Tauriké, cioè Penisola dei Tauri), veniva dai conquistatori tatari e sarebbe rimasto in russo e in ucraino (Krym). Controllando le coste settentrionali del mar Nero, i padroni della piccola penisola erano in grado di condurre escursioni e razzie verso i territori dello Stato russo e dell’Ucraina (la quale, nel 1654, si unì al regno moscovita). Un ingegnere francese del Seicento, Guillaume Le Vasseur de Beauplan, autore di una vivida descrizione e di una dettagliatissima mappa dell’Ucraina, rievocò nella sua Description d’Ukranie anche le spedizioni militari approntate dai cosacchi contro i tatari.
Fu Caterina II ad annettere la Crimea, nel 1783, dopo aver sconfitto militarmente l’impero ottomano, del quale il piccolo canato era vassallo. Per i tatari si trattò di un’esperienza drammatica, perché cominciò allora quella diaspora verso le province della Turchia che avrebbe assottigliato sempre più la popolazione locale turcofona e musulmana. L’importanza strategica della penisola accelerò e inasprì il processo di russificazione. Le peripezie dei tatari di Crimea sotto il dominio russo furono, forse, ancor più amare di quelle subite da altri popoli non russi del vasto impero multietnico.
I tatari rimasti in quella che, un tempo, era stata la loro terra furono anch’essi vittime e protagonisti delle vicende e dei travagli dell’impero russo fino alla Prima guerra mondiale. La pagina più interessante della loro storia fu la partecipazione al Movimento di rinascita musulmana, che si ebbe tra Otto e Novecento. Era originario della Crimea l’intellettuale tataro Ismail bey Gaspirali (1851-1914), il quale si batté per l’unità dei musulmani turcofoni ed enunciò un programma liberale, mirante anche all’emancipazione della donna. Se il sogno panturco di Gaspirali può apparirci ingenuo e magari torbido, ammirevole e fecondo fu senza dubbio il suo impegno pedagogico per la creazione di scuole moderne e basate su metodi innovativi.
Uno spiraglio di autonomia parve aprirsi, per la gente tatara in Crimea, con l’avvio della politica sovietica di apertura verso le nazionalità non russe negli anni 20. Ma si trattò d’un breve sogno, al quale seguirono le atrocità della collettivizzazione forzata e le feroci repressioni politiche. Alla fine della Seconda guerra mondiale, poi, la deportazione verso l’Asia centrale della popolazione tatara, accusata di collaborazionismo con i tedeschi, fu vissuta come un genocidio, anche per l’altissimo numero di deceduti.
La destalinizzazione portò ai tatari di Crimea meno benefici di quelli concessi alle altre nazionalità straziate da Stalin. Essi, infatti, ebbero difficoltà a tornare nelle loro terre e non ottennero il ripristino della regione autonoma, che li avrebbe meglio tutelati. La cose parvero migliorare per loro con la fine dell’Urss e la nascita dell’Ucraina indipendente. Essendo stata donata all’Ucraina da Krusciov nel 1954, la Crimea restava a far parte del nuovo Stato. Ma gli interessi militari del Cremlino e la volontà sopraffattrice della popolazione russofona hanno complicato le cose, come tutti sappiamo.
Avendo patito molto nella Russia comunista, i tatari di Crimea non si aspettano nulla di buono dalla Russia di Putin. Possono solo sperare in un’Ucraina libera, democratica e legata all’Occidente.