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 2014  marzo 03 Lunedì calendario

DATEMI RETTA CITTADINI: APPENDETE AL CHIODO LA VOSTRA BICI


La moda ha contagiato anche i politici e ciò significa che non tramonterà presto: mi riferisco all’uso della bicicletta nelle metropoli. L’attuale sindaco di Roma, Ignazio Marino, è stato tra i più svelti ad adottarla. Poi anche Matteo Renzi si è fatto notare (e fotografare) per il suo impegno nel pedalare con foga. Non parliamo di Romano Prodi: ci viene da ridere ricordandolo ai tempi in cui emulava Gino Bartali e si lasciava ritrarre in un gruppo di affannati cicloamatori dopolavoristi. Ciascuno si diletta e si ricrea come gli garba.
Ma non è questo il punto. L’ecologismo si è talmente affermato nella mentalità di massa da essere diventato per molti un hobby irresistibile. Ne prendiamo atto senza rammarico. Perfino d’inverno, con il freddo, la pioggia e il vento, sono numerosi coloro i quali sostituiscono i mezzi di trasporto più diffusi (e meno faticosi da gestire, per esempio l’automobile) con il «cavallo d’acciaio». Per alcuni è una scelta ideologica, per altri un modo discutibile per ritrovare la salute o conservarla.
Nulla da eccepire. Personalmente però dubito che gli uni e gli altri centrino l’obiettivo che si sono prefissati. I primi più che altro sono sospettati di eccentricità, cioè animati dal desiderio di dimostrare che sono rispettosi dell’ambiente e che, pertanto, vanno ammirati. I secondi sono degli illusi: pensano erroneamente che faccia bene al corpo e alla mente ansimare nel traffico urbano, respirando a pieni polmoni i gas di scarico. Suppongo che faccia meno male fumarsi un pacchetto di Marlboro rosse (quelle toste) o un paio di depenalizzate canne piuttosto che percorrere un chilometro in bici nel centro di Milano o di Roma, dove l’aria è mefitica e l’ossigeno è in minoranza rispetto a veleni vari. De gustibus.
Occorre dire che Milano offre il vantaggio di essere piatta come un biliardo e di agevolare il «disgraziato» condannalo a pedalare, evitandogli forse il rischio di morte improvvisa, causa infarto o ictus (autorizziamo il lettore a toccarsi: siamo gente di mondo). In compenso, attorno al Duomo sovrastato dalla Madonnina d’oro (strano che non l’abbiano ancora rubata; che sia una patacca?), si irradiano binari del tram in quantità, i quali, non solo nella brutta stagione, costituiscono un pericolo da brivido. Il ciclista distratto, o semplicemente sfigato, che ci finisca sopra con la ruota, nove volte su dieci casca come una pera cotta incrementando l’attività del Servizio sanitario nazionale. In questi casi, non rari, esultano soltanto gli ortopedici e, in genere, i traumatologi.
A Ravenna e Ferrara scorrazzare sul velocipede può essere addirittura divertente, perché quasi tutti i cittadini sono avvezzi a utilizzare la bicicletta, incoraggiati dal fatto che le loro città sono piccole e prive di saliscendi nonché di minacciose rotaie. Inoltre lo smog è irrilevante. A Roma viceversa bisogna fare i conti con i sette colli: o sei la reincarnazione del povero Pantani o arrivi in ufficio asfittico e sudato come una bestia, suscitando ribrezzo nei colleghi.
Non è bello. Ancora meno bello (ma più probabile) se, invece di giungere madido sul posto di lavoro, il cicloamatore viene dirottato all’ospedale in ambulanza, dato che il pavimento capitolino è disseminato di buche mostruose, autentici crateri che inghiottono le motociclette, figuriamoci le bici. Dateci retta, amici. Appendete al chiodo il simbolo delle vostre velleità sportive. Lunga vita e soprattutto comoda ai sedentari che utilizzano l’auto, l’autobus, la metropolitana o che, meglio ancora, lavorano a casa col computer, in poltrona.