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 2014  marzo 01 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA CRISI UCRAINA


La Camera Alta, il Consiglio della Federazione russa, ha approvato all’unanimità la richiesta di intervento armato in Ucraina avanzata dal presidente Vladimir Putin. Chiedendo a Putin di richiamare in patria l’ambasciatore russo negli Stati Uniti. L’annuncio è arrivato poche ore dopo che il neo-primo ministro del governo autonomo filo-russo in Crimea, Sergiy Aksyonov, aveva esortato Mosca a intervenire per aiutare a «ristabilire la calma e la pace» sulla penisola. Immediata la reazione del presidente ad interim dell’Ucraina, Oleksander Turchinov, che ha convocato una riunione d’emergenza dei vertici della sicurezza dello Stato. Uno dei leader della vittoriosa rivolta ucraina, Vitali Klitschko, ha chiesto al Parlamento di mobilitare l’esercito. Su richiesta della Gran Bretagna, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà una riunione straordinaria sui drammatici sviluppi della crisi ucraina alle 14 di New York, le 20 in Italia.
Mosca: via libera del senato russo all’intervento armato in Ucraina
LE REAZIONI DI USA E UE - Immediata la reazione degli Stati Uniti: «Stiamo monitorando da vicino la situazione - hanno fatto sapere dalla Casa Bianca - consultandoci con i nostri partner, e considerando i costi potenziali, le conseguenze di cui il presidente Obama ha parlato ieri». Il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz: «L’integrità territoriale dell’Ucraina va rispettata. Dobbiamo dire al Governo russo che non accetteremo violenze. Deve essere garantita l’autodeterminazione dell’Ucraina». Un Consiglio dei ministri degli Esteri Ue straordinario potrebbe essere convocato già per lunedì prossimo per affrontare la questione Ucraina.
LA REAZIONE DI KIEV - Subito dopo il via libera del Senato russo all’intervento militare nell’ex repubblica sovietivica, uno dei leader della protesta ucraina, Klitschko, ha detto: «Il Parlamento deve chiedere al comandante in capo dell’esercito di dichiarare la mobilitazione nazionale, dopo l’inizio dell’aggressione russa contro l’Ucraina». Con un decreto del premier ad interim, Arseniy Yatsenyuk, Kiev ha definito «inaccettabile» la presenza di soldati russi nel centro delle città dell’Ucraina». Sollecitando Mosca a cessare ogni operazione militare. Kiev, ha aggiunto il premier, non cederà alle «provocazioni». Il ministro della Difesa ucraino, Igor Tenyukhe ha aggiunto che Mosca, oltre ad aver portato il contingente russo in Crimea ad un totale di «6.000 soldati... ha spostato dalle loro basi abituali 30 blindati»
Obama avverte Mosca: "Intervento in Crimea avrebbe un costo"
OBAMA AVVERTE MOSCA - Barack Obama ha detto che gli Stati Uniti sono «profondamente preoccupati dalle informazioni di movimenti di militari della Federazione Russa in Ucraina». Spiegando che un intervento armato da parte di Mosca «sarebbe profondamente destabilizzante per l’Ucraina e potenzialmente pericoloso» e, «sarebbe una chiara violazione dell’impegno russo al rispetto dell’indipendenza, della sovranità e delle frontiere dell’Ucraina, delle leggi internazionali». E soprattutto: avrebbe «un costo».
I «lupi» del presidente russo Vladimir Putin
IL REFERENDUM - Intanto il referendum sullo status della Crimea all’interno dell’Ucraina, come annunciato da Aksyonov, è stato anticipato dal 25 maggio al 30 marzo. La Crimea è già un repubblica autonoma, ma all’interno dello Stato ucraino. La penisola, che si protende nel Mar Nero, già territorio russo, venne donata nel 1954 da Nikita Kruschev a Kiev, quando l’Ucraina era una delle repubbliche sovietiche.

LANCIO DI IERI SUI DUEMILA SOLDATI RUSSI IN CRIMEA
Sale la tensione in Crimea, repubblica autonoma dell’Ucraina. Fonti ufficiali di Kiev denunciano: «Duemila soldati russi hanno effettuato un’invasione armata della Crimea». Il presidente ad interim ucraino Oleksander Turchinov ha accusato Mosca di aver aggredito il Paese e si è appellato al presidente Vladimir Putin chiedendogli di porre fine alle provocazioni e di «far cessare l’aggressione non dissimulata», che, ha sottolineato, ricorda quella che portò nel 2008 le truppe di Mosca in guerra contro la Georgia. Ma il Cremlino non conferma le accuse mosse dal governo ucraino. Turchynov ha aggiunto che «l’esercito ucraino non sta rispondendo alle provocazioni».Per il presidente ucraino, Putin sta mettendo in atto un piano «Abkhazia», dal nome della regione contesa dalla Russia alla Georgia nel 2008, sperando che l’Ucraina reagisca consentendo così a Mosca di annettere la Crimea al proprio territorio.
OBAMA: «GRAVE VIOLAZIONE» - Sulla crisi Ucraina-Russia, interviene il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che si è detto «profondamente preoccupato dalla notizia di spostamenti di truppe russe in Ucraina» e ha avvertito che «ogni violazione della sovranità dell’Ucraina sarebbe profondamente destabilizzante» concludendo che sarebbe molto costoso, per qualunque paese, qualsivoglia tipo di intervento militare in Ucraina. Nelle stesse ore si è riunito il Consiglio di Sicurezza dell’Onu , prima in forma privata, poi per consultazioni a porte chiuse per ascoltare un briefing di Oscar Fernandez-Tarranco del Dipartimento agli affari politici e l’ambasciatore di Kiev.
«SIAMO IN GRADO DI DIFENDERCI» - Dopo essere intervento alla riunione del Consiglio di Sicurezza, l’ambasciatore ucraino alle Nazioni Unite, Yuriy Sergeyev, ha dichiarato: «Siamo abbastanza forti da difenderci da soli». Sergeyev ha precisato che ci sono diversi segnali della «presenza illegale» della Russia sul territorio ucraino: «Mosca ha fatto seri errori sull’Ucraina», ha concluso l’ambasciatore di Kiev.
VIOLATO LO SPAZIO AEREO - Poche ore prima dell’allarme lanciato dal presidente Turchynov , l’Ucraina aveva denunciato la violazione da parte di aerei militari russi del proprio spazio aereo. Il ministero degli esteri di Kiev invita Mosca a «far rientrare immediatamente le truppe e i veicoli alle loro basi». Nella nota trasmessa al Cremlino, l’Ucraina denuncia la violazione da parte di Mosca del trattato russo-ucraino del 1997, le cui regole impongono alla flotta russa del Mar Nero di restare confinata al porto di Sebastopoli.
SFIDA RUSSA IN CRIMEA - Dalla Crimea giungono ulteriori particolari da Sergiy Kunitsyn, rappresentante del presidente ucraino in Crimea, sulla «invasione armata» russa: «Tredici aeroplani russi sono atterrati nell’aeroporto di di Gvardeyskoye (vicino a Simferopoli) con 150 soldati su ogni velivolo», ha dichiarato Kunitsyn alla tv locale ATR. La giornata di venerdì si è aperta con i due principali aeroporti della penisola occupati: quello internazionale di Simferopoli, la capitale, da milizie di autodifesa russe, quello militare di Belbek, presso Sebastopoli, il porto che ospita la base della Flotta russa del Mar Nero, forse addirittura da militari russi. Nel pomeriggio Kiev ha fatto sapere che gli scali erano tornati sotto il controllo delle forze di sicurezza, ma in serata a Simferopoli sono state avvistate ronde di miliziani.
FOREIGN OFFICE: «I BRITANNICI LASCINO LA CRIMEA» - Intanto il Foreign Office britannico invita ad evitare qualsiasi viaggio verso la penisola di Crimea e consiglia ai connazionali che si trovano sul posto di lasciare la zona con mezzi commerciali. L’avviso è apparso sul sito del ministero. Nella nota si sottolinea inoltre di evitare l’aeroporto di Simferopol e si segnalano notizie secondo cui all’aeroporto di Sebastopoli i voli sono bloccati, indicando inoltre che alcune linee ferroviarie sono ancora operative.

REPUBBLICA.IT
SIMFEROPOLI - Precipita la situazione in Ucraina: il presidente russo, Vladimir Putin, ha chiesto al Senato, ottenendo l’ok, di inviare truppe in Ucraina "per normalizzare la situazione". Il via libera all’invio di forze armate è arrivato al termine di una mattinata in cui le notizie provenienti dal Paese, in particolare dalla Crimea, si sono fatte sempre più incalzanti e il contagio delle manifestazioni filo russe si è esteso anche alle regioni sudorientali del Paese. La tensione è altissima e il Consiglio della Federazione (la camera alta russa), ha chiesto al presidente russo di richiamare l’ambasciatore russo in Usa, dopo che ieri il presidente americano, Barack Obama aveva minacciato conseguenze se la situazione si fosse aggravata. Parole percepite da Mosca come una minaccia. Grandissima la preoccupazione internazionale: su richiesta della Gran Bretagna, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha fissato una riunione straordinaria alle 14 di New York, le 20 in Italia. Lunedì, invece, potrebbe essere fissato un Consiglio dei ministri degli Esteri Ue straordinario. Questa, a quanto si è appreso, l’ipotesi a cui sta lavorando il servizio diplomatico (Eeas) guidato dall’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza Catherine Ashton.
Mobilitazione generale. L’ex pugile Vitali Klitschko, uno dei
leader della protesta che ha portato alla destituzione in Ucraina del presidente Viktor Yanukovich, ha chiesto la mobilitazione generale dell’esercito ucraino contro "l’aggressione russa". Klitschko ha pure invocato una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Il ministro della difesa ucraino aveva già annunciato l’arrivo in Crimea di 6.000 soldati e di 30 blindati russi, mentre il neopremier della regione autonoma Serghiei Aksionov, eletto giovedì scorso dopo l’occupazione del parlamento locale da parte di elementi filorussi armati, aveva chiesto a Putin di "aiutare a garantire la pace e la calma nel territorio di Crimea".
Un grido subito raccolto da un responsabile del Cremlino che aveva detto che Mosca non avrebbe ignorato la richiesta. La Duma poi ha fatto appello al presidente Putin affinché "siano usate tutte le misure per stabilizzare la situazione in Crimea e proteggere la popolazione". Ancora più esplicita era stata la Presidente del Senato russo che aveva preannunciato la possibilità dell’invio di truppe.
Anche nelle piazze intanto i filorussi alzano il tiro. A Donetsk, nell’sudest dell’Ucraina, feudo dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, sono scese in piazza 10.000 persone sventolando bandiere russe, mentre a Kharkiv, sempre nelle regioni orientali, insorti filorussi hanno occupato il palazzo dell’amministrazione regionale e decine di persone sono rimaste ferite nell’assalto.
Crimea, referendum anticipato. Un’accelerazione si registra anche sul fronte del futuro status della Crimea. Il nuovo governo di Simferopoli, che il premier ucraino Arseni Iatseniuk ha oggi definito "illegittimo", ha deciso di anticipare il referendum per una maggiore autonomia della regione al 30 marzo dal 25 maggio inizialmente previsto, mentre nei prossimi giorni il parlamento russo esaminerà una proposta di legge che facilita l’assorbimento di nuovi territori senza bisogno della firma di un trattato internazionale. Sarà appunto sufficiente organizzare un referendum.
Appelli nel vuoto. Sembra rimanere quindi assolutamente inascoltato l’appello lanciato dal ministro degli esteri ucraino Andrei Deshizia che ha auspicato un "dialogo con la Russia". "Non dobbiamo passarci pezzi di carta - ha detto - Io parlo russo, posso comunicare".
Pure nel vuoto sembrano cadere gli appelli a preservare "l’integrità" e "la democrazia" dell’Ucraina dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, dal presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e da altre voci europee.

PEZZO DEL FATTO DEL 25 FEBBRAIO
“È necessario contenere rapidamente la minaccia del separatismo in Ucraina”. Riunendosi con i vertici delle forze armate, Oleksandr Turchynov, speaker del parlamento ucraino e presidente ad interim, cerca di arginare i rischi di secessione nel Paese, in seguito al passaggio del potere all’opposizione. Ma non è facile per uno Stato che si è appena scrollato di dosso la supremazia russa e cerca di dimostrarlo in tutti i modi. L’integrità del Paese, come anche gli aiuti finanziari, sono stati al centro dei colloqui tra Yulia Timoshenko e il capo della diplomazia dell’Ue, Catherine Ashton. E anche il presidente russo Vladimir Putin ha riunito il Consiglio di sicurezza per discutere la situazione a Kiev.

Timori su un intervento militare di Mosca – Intanto, dopo il cambio ai vertici del potere, vengono oscurati i segni della presenza di Mosca. L’abbattimento dei monumenti di Lenin è ormai diventato ordinaria amministrazione, e dal simbolo della Rada viene rimossa la stella rossa. Nella regione di Leopoli i manifestanti hanno eliminato anche la statua di Kutuzov, il maresciallo russo che sconfisse Napoleone nella guerra del 1812. Le autorità del Cremlino invitano a mettere un freno per fermare “le azioni barbariche contro la Russia” e dalla Repubblica autonoma di Crimea, dove i russi sono circa il 60 per cento della popolazione, vengono lanciati appelli per semplificare agli ucraini l’ottenimento della cittadinanza russa. Una richiesta recepita dalla Duma, dove a questo proposito i nazionalisti di Ldpr hanno già presentato un disegno di legge e per il quale Leonid Slutskij, presidente del comitato per gli affari della Csi – comunità degli Stati indipendenti che comprende Paesi del ex blocco sovietico – si trova in Crimea per le consultazioni con altri parlamentari.

Sale però il timore di un intervento militare russo anche se Valentina Matvienko, presidente della Camera alta della Duma, rassicura: “La Russia riconosce la Crimea come parte dell’Ucraina e non farà azioni provocatorie”. Cautela è la parola d’ordine anche per Slutskij, secondo cui “decisioni affrettate (a favore della popolazione russofona nei territori ucraini, ndr) possono aggravare la situazione”. Rimane aperta, poi, la questione dei Tatari di Crimea, minoranza etnica deportata da Stalin negli anni Quaranta e poi ritornata nella penisola, che nelle proteste degli ultimi mesi è stata a fianco dei manifestanti di piazza Maidan.

Tensione a Sebastopoli – Ma è proprio in Crimea che nelle ultime ore è salita la tensione. In particolare nella città porto di Sebastopoli, zona monitorata da vicino sia da Mosca sia da Kiev. Lì, nella base militare affittata dalla Russia, è ormeggiata la flotta del Mar Nero, mentre in città e dintorni vivono 14 mila militari russi con le loro famiglie e lì sono comparsi carri armati russi. La disposizione sarebbe stata data dal quartier generale della flotta, utilizzando i suoi mezzi a disposizione in loco. Per ora dal comando solo un no comment. Nel frattempo sono state costituite brigate di autodifesa, in particolare per tutelare il nuovo sindaco russo della città, l’imprenditore Aleksandr Chalyj, mentre vengono fermati all’ingresso mezzi provenienti dall’Ucraina occidentale. “Se i nazionalisti ucraini arrivassero al potere, potrebbero essere disattesi gli accordi che riguardano la flotta”, ha detto l’ammiraglio russo Vladimir Komoedov a Nezavizimaja gazeta. Una fonte nel ministero della Difesa del Cremlino ha aggiunto che la flotta e le unità militari a Sebastopoli sono in stato di allerta, anche se “il comando della flotta non interviene nella situazione in Ucraina”.

Prestito dalla Russia in bilico – Intanto Mosca prende tempo e aspetta che la Rada decida giovedì prossimo sulla maggioranza parlamentare che dovrà dar vita ad un governo di unità nazionale. Solo allora Medvedev deciderà se scongelare o negare definitivamente le restanti tranche del prestito da 15 miliardi concordato con Yanukovich. Mosca, però, non parteciperà a differenza di Usa, Ue e Fondo monetario internazionale alla conferenza per risolvere urgentemente la disastrosa situazione economica del Paese. Il ministro delle Finanze ad interim di Kiev, Yury Kolobov, dovrà battere cassa e chiedere almeno 35 miliardi di dollari entro il 2015 per la modernizzazione economica e le riforme. Sia Kolobov sia i leader dell’opposizione parlamentare che hanno incontrato Catherine Ashton dicono di aver ricevuto dall’Ue garanzie sugli aiuti finanziari, anche se Bruxelles rimane cauta e aspetta la formazione del nuovo governo per passare ad atti concreti. Rimane anche l’incognita degli sconti sul gas russo, concordati sempre con il presidente destituito Yanukovich. Come ha dichiarato il 25 febbraio il ministro per l’Energia ad interim ucraino, Eduard Stavitskij, l’Ucraina è indebitata con la Russia per le forniture del greggio per 1,6 miliardi di dollari. I prezzi svantaggiosi sul gas russo sono stati trattati con Vladimir Putin proprio dalla Timoshenko, accolta da piazza Maidan con meno entusiasmo rispetto ai media occidentali.

Lo scenario politico - Un giorno dopo il suo discorso, di fronte alla Rada si è tenuta una manifestazione contro il ritorno in politica della pasionaria. “Yulia vai in pensione”, “i nostri eroi sono morti per cambiare il sistema, mentre la Timoshenko ne fa parte”, dicevano durante la protesta. Timoshenko non vuole correre per le elezioni presidenziali di maggio, ma rimarrà comunque leader del partito Patria, che guiderà la futura maggioranza e quindi controllerà il premier, figura con più poteri, secondo la Costituzione del 2004, ripristinata nei giorni scorsi.

Ha già annunciato invece di volersi candidare Mikhail Dobkin, il governatore della regione filorussa di Kharkiv e membro del Partito delle Regioni, la formazione politica del presidente destituito. Con la fuga di Yanukovich, Dobkin è rimasto il principale punto di riferimento per il Cremlino. Nella spartizione delle poltrone l’opposizione parlamentare dovrà tenere conto anche di quella extra parlamentare, ossia il movimento Pravyj sektor (Settore destro). Il movimento che unisce organizzazioni rivoluzionarie nazionaliste ed è stata la forza che ha mosso le proteste in piazza Maidan. Secondo Mustafa Najem, giornalista di Ukarinskaja Pravda, il leader del movimento nazionalista, Dmitrij Jarosh, vuole per sé l’incarico di vice premier per la sicurezza.

Rischio antisemitismo – In Russia il movimento viene spesso accusato di professare un’ideologia nazista e antisemita. Accusa del tutto respinta dal portavoce del movimento Artem Skoropadskij, cittadino russo: “Siamo contro il liberalismo radicale dell’Europa, la socialdemocrazia, il razzismo e l’antisemitismo. Siamo cristiani e nazionalisti”. Proprio oggi, però, il rabbino Menachem Margolin, direttore generale dell’Associazione delle organizzazioni ebraiche in Europa, si è detto preoccupato per “il moltiplicarsi degli episodi di antisemitismo in Ucraina”. Rischio negato dal presidente del Congresso ebraico di Kiev, Vadim Rabinovich, che ha parlato di “una situazione complessivamente tranquilla e tollerante per la comunità ebraica dell’Ucraina” e ha esortato a non alimentare le polemiche.

DA UN PEZZO DEL FATTO DEL 26 FEBBRAIO
ntanto Vladimir Putin mostra i muscoli dell’esercito. Come comandante in capo, ha ordinato una gigantesca esercitazione militare con 150mila uomini per testare la capacità di reazione delle truppe nei distretti centrale e occidentale, quest’ultimo confinante in parte con l’Ucraina. Un’operazione non collegata con la crisi a Kiev, si è affrettato a precisare il ministro della Difesa Serghiei Shoigu, senza escludere però che alcune manovre possano tenersi ai confini con l’Ucraina. Quanto basta per lanciare il messaggio che serve, ossia che Mosca è pronta a qualsiasi opzione, anche quella militare. L’obiettivo, ha spiegato Shoigu, “è controllare la capacità dell’esercito di operare in situazioni di crisi che rappresentano una minaccia bellica alla sicurezza del Paese e anche di carattere terroristico, epidemiologico e tecnologico”. Uno scenario ampio, che comprende tutto.

“L’esercitazion” che durerà sino al 3 marzo impegna 90 aerei, 120 elicotteri, 880 carri armati, oltre 1200 mezzi di vario genere e sino a 80 navi della flotta del Nord e del Mar Baltico, ma non del Mar Nero. Il primo test del genere, dopo circa 20 anni, fu ordinato da Putin nel cuore della notte lo scorso febbraio e riguardò il distretto militare centrale, mentre un mese dopo furono disposte manovre navali sul Mar Nero. Seguirono altre due esercitazioni, in maggio per tutta l’aviazione e in luglio nel distretto orientale per quasi tutti i tipi di arma, con 150 mila uomini.

Questa volta, oltre alle truppe di terra, sono stati mobilitati anche il comando della difesa aerea spaziale, dei paracadutisti, dell’aviazione cargo e di lunga gittata. Ad avvalorare la tesi che Mosca stia scaldando i muscoli per ogni evenienza, c’è anche l’annuncio di Shoigu che la Russia prende “le misure per garantire la sicurezza delle nostre installazioni, delle nostre infrastrutture e del nostro arsenale della flotta del Mar Nero”. “Seguiamo attentamente ciò che capita in Crimea e tutto quello che succede intorno alla flotta del Mar Nero”, ha aggiunto.