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 2014  febbraio 28 Venerdì calendario

COME LA CODA DEL MAIALE


Qualche mese fa, a Milano, dopo una lettura che avevo fatto, due ragazze molto gentili mi avevano chiesto se volevo andare a un piccolo festival che avrebbero organizzato in primavera, e io gli avevo detto di scrivermi e che se potevo fare qualcosa di sensato ci sarei andato volentieri, e adesso, è passato qualche mese, mi hanno scritto, mi hanno mandato una mail abbastanza lunga nella quale, tra le altre cose, mi dicevano che al loro festival, che ci sarà in maggio, e che durerà tre giorni, venerdì, sabato e domenica, loro avrebbero invitato, il venerdì, degli autori «che fanno del reale lo scenario delle loro narrazioni», il sabato e la domenica invece degli autori diversi. A me mi invitavano per il sabato. Al che io, non so, è successo ieri, ma se dovessi dire credo di esserci rimasto male. A ogni buon conto gli ho scritto che non avevo capito cosa volevano che facessi e, soprattutto, non avevo capito cosa voleva dire «fare del reale lo scenario di una narrazione» e che mi piacerebbe molto capire che cos’è, il reale, gli ho scritto, e che se loro lo sapevano e me lo dicevano le ringraziavo molto.
Non mi hanno ancora riposto, non so bene cosa intendessero e non so come finirà questa storia, che a me fa venire in mente una storia che ha raccontato Gianni Celati, che una volta era andato in una scuola e il bibliotecario l’aveva portato nella biblioteca che stava riordinando, dove, «su un lungo tavolone, c’erano delle montagnole di libri, romanzi di nuovi romanzieri, e il bibliotecario me li illustrava scrive Celati prendendoli su uno ad uno: «Questo tratta del problema del disagio dei giovani. Questo tratta del problema della famiglia. Questo tratta del problema della donna. Questo tratta del problema della devianza e della tossicodipendenza». Ho chiesto: «Ma non ce n’è nessuno che non tratti nessun problema?», scrive Celati, e a me vien da pensare che quelle ragazze che mi hanno scritto, quando dicono «fare del reale lo scenario di una narrazione» intendono, forse, scrivere dei romanzi su un problema, che è una cosa che io però non son mai stato capace di fare e se mi dicon così allora sto a casa, mi vien da pensare, oppure forse ci vado comunque, se faccio passar qualche giorno che mi passa l’offesa che io, diventando vecchio, divento sempre più offendibile, se così si può dire; non so, per esempio, quando entro in una tabaccheria e chiedo dei francobolli e il tabaccaio mi risponde «Li ho finiti », per me è come se mi offendesse, non lo so come mai.