Gianluca Veneziani, Libero 28/2/2014, 28 febbraio 2014
SIAMO ANCORA DEI LADRI DI BICICLETTE OGNI ANNO NE SPARISCONO 320MILA
Nel 1948, come racconta il film «Ladri di biciclette», se non avevi una bici non trovavi lavoro. Oggi se hai un lavoro non trovi più la bici (perché te la fregano fuori dall’ufficio). Ogni giorno a Roma e Milano si rubano circa 30 biciclette, a Torino addirittura 50.
Città dove i sindaci predicano la mobilità sostenibile, con piani di trasporti ecologici, piste ciclabili e intere zone chiuse al traffico automobilistico: e propri qui i ladri di biciclette sono maggiormente all’opera. Nella Capitale del sindaco-ciclista Marino si rubano perfino le bici pubbliche, quelle messe a disposizione dal Comune.
«Non erano molte all’inizio, anzi erano pochissime per una città come Roma» ci dice Massimiliano Tonelli del blog Bike-sharing Roma. Ora però state rubate tutte: delle iniziali 278 non ne è rimasta neppure una e il servizio è stato sospeso. Ma il fenomeno è nazionale. Secondo un recente rapporto della Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), in Italia vengono rubate 320mila biciclette all’anno su un totale di 4 milioni in circolazione: in pratica, l’8% è oggetto di furto. Un dato che comporta un danno economico di circa 100 milioni, considerato il costo medio per bicicletta di 300 euro.
FURTI TROPPO FACILI
Le ragioni che inducono al furto sono molteplici. Come spiega Paolo Fabbri, consigliere della Fiab, «rubare una bici è un reato sottovalutato sia dal reo sia dalla vittima. La bici è infatti un bene mobile non registrato e chi la possiede non può dimostrarne la proprietà. Rubarla è come rubare una penna». C’è poi un fattore legato alla disponibilità: in giro ci sono molte più bici che in passato, di conseguenza aumentano i furti. Le biciclette «vanno a ruba» anche sul mercato legale: nel 2012 in Italia sono state vendute più bici (1 milione e 750mila pezzi) che automobili. «Inoltre» continua Fabbri, «rubare una bici è facile, ed è altrettanto facile rivenderla sul mercato nero. Si tratta di un traffico destinato non solo all’Italia ma anche all’estero, soprattutto al Marocco». Proprio lo scorso settembre a un marocchino sono state sequestrate oltre 30 biciclette rubate sul lago di Garda a turisti tedeschi e pronte a essere trasportate in Africa. Se anche in Versilia nell’estate 2013 cinque famiglie di tedeschi hanno lasciato la riviera dopo aver subìto un furto di nove biciclette in un solo giorno, non sempre le vittime sono cicloamatori stranieri. «Anzi» sottolinea Fabbri, «chi viene derubato di più sono i ciclisti urbani, quelli che le usano per spostamenti e lavoro».
Varia anche l’oggetto del furto. Talvolta si tratta di sottrazioni di singole biciclette, altre di rimozioni di pezzi di bici (di recente, nello stabilimento della «Selle San Marco » a Rossano Veneto, Vicenza, sono state rubate oltre 6mila selle). Altre volte si tratta di furti da specialisti, come quelli messi in atto a Bolzano da una banda dell’Est che rubava solo bici da gara. Infine ci sono le vere e proprie razzie, come le 271 bici rubate lo scorso dicembre a un rivenditore di Frattamaggiore (Napoli).
POCHE DENUNCE
La reazione dei malcapitati però è quasi sempre blanda. «Sono pochi quelli che denunciano il furto, non più del 30%» spiega Fabbri, «altri preferiscono farsi giustizia da soli: da derubati diventano così ladri per vendetta, come nel film di De Sica».
Il contrasto del fenomeno, ad ogni modo, va fatto a livello sistematico. «Bisogna partire dal presupposto che è impossibile registrare tutte le bici, visto che ce ne sono circa 40 milioni in tutta Italia e applicare a ciascuna una targa sarebbe un lavoro immane e stravagante [nessun Paese europeo lo fa, ma il Comune di Lucca sì: ha infatti dato vita al progetto «targa e tagga la bici », ndr]. Bisognerebbe piuttosto» continua Fabbri, «creare un piano di parcheggi per bici, custoditi, in cui legare sia ruote che telaio; dar vita a regolamenti edilizi che prevedano la costruzione obbligatoria di spazi dove sistemarle; regolamenti comunali che rendano possibile portarle nei cortili. E si dovrebbe procedere a un servizio di marcatura, punzonando ciascuna bici con il codice fiscale del proprietario, per renderle riconoscibili».
A volte, però, i sindaci devono darsi una mano da soli. Mentre a Padova, Verona e Milano le bici del bike sharing sono molto diverse da quelle di uso privato (ciononostante nella città lombarda se ne rubano circa 170 l’anno), a Roma si confondono. Cosicché i furti sono frequentissimi. «Nella Capitale » avverte Tonelli, «rubano le bici pubbliche, le riverniciano e tornano a circolare». Il piano di contrasto al furto di bici è diventato perfino un’iniziativa legislativa del deputato M5S Diego De Lorenzis. Due le idee: l’Anci dovrebbe trasmettere ai Comuni delle linee guida uniformi di contrasto al fenomeno; le forze dell’ordine dovrebbero considerare la bici, in caso di denuncia, non più come un oggetto, ma come veicolo rubato.
Nel 1984 in Italia nasceva il gruppo musicale «Ladri di biciclette». Dopo trent’anni la musica non è ancora cambiata.