Paolo Siepi, ItaliaOggi 28/2/2014, 28 febbraio 2014
PERISCOPIO
Ma questo Padoan come fa di secondo nome? Schioppan? Giuliano Cazzola. Il Foglio.
Gianluigi Buffon cita in conferenza stampa Piero Gobetti. Matteo Renzi cita in Senato Gigliola Cinquetti. Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Il Rompi spread, MF.
C’era un volta un cattivo georgiano che si chiamava Stalin? E poi, papà? Poi è diventato un comico genovese. Jena. La Stampa.
Lo si può approvare o no ma certo Renzi è una spanna più alto di quasi tutti, là dentro. E il suo discorso alla Camera mi era stranamente familiare: era molto pannelliano. Non so se voterei la fiducia, ma non mi adagerei sulla sfiducia. Angiolo Bandinelli. Il Foglio.
Giuliano Ferrara sfodera su Il Foglio due metri di lingua extralarge a doppio pennello, riuscendo a leccare Matteo e Silvio in un colpo solo: «partenza grandiosa», «governo perfetto», «Renzi, come Berlusconi è un colpo di scena vivente», «se sta attento a non litigare con il Cav, se non per finta, il Cav, coautore di questo capolavoro che ha la metà dei suoi anni, ce la farà», «il governo Leopolda è il migliore possibile». A questo punto, Renzi si gratterà: gli manca il bacio della morte di Scalfari ed è spacciato. Marco Travaglio. Il Fatto.
Si sta raggiungendo il limite della resistenza fisica alla crisi, sono ormai sei anni, più di una guerra mondiale. C’è un magma sotto che spinge e prende qualsiasi treno, autobus, fessura e spiffero per manifestarsi. Prima il voto a Grillo, poi il milione e più di schede alle primarie di Renzi, ora il 52% di astenuti alle elezioni sarde. Tutti fenomeni apparentemente lontani ma uniti da tre obiettivi comuni: mandare a casa tutta la classe dirigente, dire «ciao» all’Europa e «basta» alle tasse. Ora bisogna capire cosa succederà nelle associazioni perchè il rischio è che la base scappi. Paolo Feltrin, politologo. La Stampa.
Grillo diceva di voler fare la «rivoluzione francese senza ghigliottina» e cioè con un politometro, strumento di terrore fiscale, e con la condanna ai lavori socialmente utili per i «ladri» della casta. Adesso neanche più le parole d’ira dette a Rodotà («ottuagenario miracolato») o al Parlamento in cui i suoi girano con la scafandro sempre meno ermetico («tomba maleodorante») compattano le folle un tempo esaltate dall’urlo contro gli «zombie» dei partiti, detti anche «padri puttanieri». Marianna Rizzini. Il Foglio.
L’exploit dei Cinque stelle dimostra che c’è una galassia che non ha ancora trovato la forma di un partito organizzato. A sinistra c’è solo da sperare che provino a misurarsi con una «cosa nuova» e la smettano di continuare a indossare le vecchie maglie, senza rendersi conto di essere finiti in fuori gioco. il venerdì.
Il governo Letta si è mosso molto male. Avrebbe dovuto sbattere i pugni sul tavolo, persino minacciare l’uscita dall’euro, se necessario. E invece ha finto d’essere ossessionato dalla disoccupazione giovanile. È una cosa ipocrita, il governo non può far niente contro la disoccupazione giovanile, e lo sa bene. L’idea che l’Italia possa dismettere l’austerity, da sola, non regge. Per farcela, ci vuole una politica europea diametralmente opposta. Per far crescere le aziende e dare lavoro, deve, prima di tutto, ripartire la domanda aggregata europea. E per ottenere queste, serve che la Germania faccia politiche per rilanciare la sua domanda interna. Sergio Cesaratto, docente di economia all’università di Siena. Il Foglio.
Per una donna alle elezioni vale il paragone con Ginger e Fred. Ballavano entrambi, ma lei all’indietro e su tacchi alti. Eppure tutti si ricordavano di lui. Nella mia campagna alle lezioni regionali in Sardegna ho sentito livore e menzogne. Le donne del Pd hanno idolatrato Daniela Santanchè, sempre antropologicamente vilipesa, solo perché mi attaccava in tv. La logica, nel Pd, è: il nemico del mio nemico è mio amico. Michela Murgia, scrittrice. La Stampa.
Il 15 febbraio di settant’anni fa il simbolo della civiltà cristiana d’Europa fu distrutto da una pioggia di 76 tonnellate di bombe sganciate da 227 fortezze volanti angloamericane. Parlo dell’Abbazia di Montecassino fondata nel 529 da San Benedetto, patrono d’Europa, dove i monaci, all’insegna di ora et labora, misero in salvo le radici classiche d’Europa: l’opera di Platone e Aristotele, di Ovidio e Virgilio, di Plotino, i codici, la geometria. Quel convento aveva resistito allo scempio dei soldati napoleonici. Ma quella pioggia di fuoco del 1944 distrusse l’abbazia, che neanche i tedeschi avevano voluto profanare. Non c’era una motivazione strategica dietro quell’attacco. Un millennio e mezzo di storia, di fede e di sapienza distrutto in una giornata di barbarie. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Non appena suonato il silenzio al Collegio Maria Luigia di Parma, Cesare Zavattini, che allora faceva l’istitutore, correva a coricarsi sul letto per fantasticare o a scrivere. Per un po’, sotto di lui, nella camerata, i convittori fingevano di dormire tranquilli mentre un commando strisciava armato di puntine e martello nella sua camera. Gli inchiodavano le ciabatte al pavimento di legno, quindi, tornati in camerata, davano il via a una sarabanda infernale. Poi scommettevano sul tempo che impiegava Zavattini a scuotersi, saltare da letto, infilare i piedi nelle ciabatte e abbattersi con un tonfo sordo sul pavimento. Beppe Gualazzini, Guareschi. Editoriale Nuova.
Gli sms che arrivano dopo le 11 di sera sono quelli della banca, che segnala che la carta di credito è stata clonata, o che chi ne è entrato in possesso ha appena speso un cifra imbarazzante a poker online. Annalena. Il Foglio.
Sogno un partito di uomini eccezionali come quelli che producono lampade di qualità in Italia. Un partito dei produttori dallo slogan goetiano («Mehr Licht», più luce) contrapposto al partito dei dissipatori, il partito trasversale dei tassatori e dei dirittisti a spese altrui che ci ha gettato in questo pozzo buio. Camillo Langone. Il Foglio.
Il Tg1? Lo guardo appena. Il Tg5? Per carità. Il Tg2? Esiste ancora? Il Tg3? Troppo ansiogeno. Rainews24? Il predecessore della Maggioni faceva un’informazione fradicia di ideologia. Qual è, allora, il mio preferito? Sky Tg 24 perché ha raggiunto un’alta professionalità. Aldo Grasso, critico tv del Corsera, su Gq.
Un tizio è stato ucciso vicino a un distributore non si sa bene da che cosa. Il mondo, comunque, è in movimento. Massimo Bucchi. il venerdì.
Lascerò mia moglie vedova quando se lo meriterà. Roberto Gervaso. Il Messaggero.