Gian Luigi Paracchini, Corriere della Sera 28/2/2014, 28 febbraio 2014
KRIZIA: HO CEDUTO A UNA CREATRICE RAFFINATA LA CINA? RENDERÀ PIÙ FORTE IL MIO MARCHIO
[Mariuccia Mandelli]
«Vuole sapere della commozione, delle lacrime e di come mi sento già persa? Spiacente di deludere ma non sono il tipo. Mai stata nostalgica in vita mia, ho sempre cavalcato il presente e il presente mi soddisfa e mi fa ben sperare».
Incontrandola a casa sua, in buona forma, con l’immutata frangetta e il piglio che è il suo marchio di fabbrica, una cosa risulta evidente: Krizia è sempre Krizia. Non riesce nemmeno a scalfirla, almeno apparentemente, il fatto che dopo 60 anni di moda (50 dalla prima sfilata) abbia ceduto il suo marchio, precursore del made in Italy, al facoltoso gruppo cinese Shenzen Marisfrolg Fashion creato una ventina d’anni fa da Zhu ChongYun, donna del suo stampo, quindi tostissima.
Circondata dalle sue iperfotografate collezioni di vetri Tiffany e Lalique, gettando ogni tanto un distratto sguardo ai Fontana, Guttuso, Botero (per non parlare del celebre ritratto di Warhol) che l’assistono dalle pareti, Mariuccia Mandelli, ex maestra elementare ma stilista fin da quando inventava vestiti per le sue bambole, parla con grande serenità di questo importante momento della sua vita.
Signora prima che girasse il secolo aveva annunciato che avrebbe lavorato fino a 90 anni perché non c’è niente di più noioso della pensione. Molti l’hanno presa per una battuta ma in realtà ha sbagliato soltanto di un anno...
«Quando fai una vita piena e interessante non hai contezza del tempo. Sembra strano anche a me, ma eccoci qui. Il tempo passa in fretta e io ho un sacco di interessi da soddisfare, arte e lettura per cominciare».
Più le soddisfazioni d’una carriera da record o l’emozione dell’ultimo passo?
«E dagli. Non saprei fare una classifica delle soddisfazioni, dalle recensioni lusinghiere di Elsa Robiola per gli abiti-frutta nel ’57, al successo in Giappone con i suoi cerimoniali, dalla visita al Quirinale con i colleghi a quella recente in Russia, accolta come una celebrità. Ho dato tanto e ricevuto tantissimo».
Perché non s’è fatta vedere alla fine della sfilata la scorsa settimana?
«Non si sapeva ancora nulla, ma ho preferito che parlassero le mie ultime cose. Con il mio team ho cercato d’attualizzare i tanti temi del mio percorso creativo».
Lei è stata una pioniera del mercato orientale: era scritto dunque che fosse questa la conclusione?
«Più che conclusione parlerei d’un nuovo inizio, credo che questa azienda e la sua raffinata creatrice nonché fondatrice, Zhu ChongYun, possano essere all’altezza e abbiano tutte le carte in regola per portare avanti il mio messaggio. Sono felice di questa soluzione».
Come definirebbe lo stile Krizia?
«Diverso, unico per certi dettagli, ma al tempo stesso semplice e lineare, senza sovrastrutture. Ho sempre privilegiato una certa pulizia nell’insieme».
Che cosa le mancherà di un mondo che è stato suo per così lungo tempo?
«Come ripeto sono poco incline alle nostalgie. In un mondo sempre più difficile ed esteso, la prima cosa cui tengo è che questa azienda e il messaggio che rappresenta possano continuare il cammino e diventare competitivi con nuovi protagonisti e nuove risorse».
Il messaggio dell’eleganza: ma che cosa rende una donna e un uomo eleganti e affascinanti?
«I vestiti aiutano ma sappiamo che l’eleganza è qualcosa d’innato. Mi ricordo Sharon Stone con un mio abito trasparente al festival di Cannes...Su altre sarebbe risultato volgare, lei era naturale e raffinata. Andando nel profondo passato: a casa di mio cognato Francesco Rosi ho incontrato Luchino Visconti, uomo di classe sconfinata: gli dissi che gli avrei fatto volentieri da governante, lui rise!».
Quale decennio l’ha più ispirata o divertita?
«Certo gli Anni 70 con le sue battaglie e gli 80 con le sue stravaganze sono stati interessanti. La vita nella sua diversità m’ha sempre ispirato e divertito. Ricordo i 60, ero molto amica di Lelio Luttazzi, Gorni Kramer e altri musicisti, negli 80 con Aldo Pinto, mio marito si andava al Nepenta fino alle 3 del mattino e poche ore dopo a disegnare vestiti. Che energia! Ma nella mia vita ho conosciuto un sacco di gente straordinaria dagli artisti frequentati a Brera agli scrittori venuti nel mio “Spazio”, di cui sono sempre stata fiera».
A quali sue creazioni è più affezionata?
“E’ come chiedere chi preferisci fra i tuoi figli... Forse gli intarsi “animalier” sulla mia amata maglieria, senza dimenticare l’adorato “plissè”.
L’hanno sempre definita vulcanica per via del carattere sulfureo con relative esplosioni...Vero? Che cosa la fa arrabbiare di più oggi?
«Insomma...Sono sempre stata esigente, a cominciare con me stessa. Quello che oggi non sopporto sono ignoranza, maleducazione e il non rispetto della città in cui si vive. L’età dovrebbe rendere più tolleranti ma a volte l’amarezza è incontenibile».
Talento, grinta, fortuna: che cosa ha contato di più nella sua carriera?
«Perseveranza e amore per questo lavoro. Certo servono talento, grinta e fortuna ma conta anche avere intorno a sé le persone giuste e mio marito è stato fondamentale».
Gian Luigi Paracchini