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 2014  febbraio 28 Venerdì calendario

GLI ALLEGRI RIMBORSI DEI GRILLINI TRA CENE E BIGLIETTI BUS «D’ORO»


La «soffiata» arriva da fonti certe. È un duro e puro del MoVimento 5 Stelle a darci l’imbeccata: il deputato Alessandro Di Battista, dal suo profilo Facebook, nelle stesse ore in cui sul blog di Grillo è in corso la votazione sull’espulsione dei quattro dissidenti, lancia un invito agli internauti: «Andate sul sito www.tirendiconto.it/trasparenza/ e date un’occhiata alle restituzioni di tutti quanti». Poi la frecciata ai dissidenti: «Se io volessi tenermi più soldi di quelli che mi spettano (...) non avrei dubbi, inizierei a criticare il gruppo, l’assemblea e Grillo. Mi trasformerei in "dissidente" come li chiamano i giornali. Allora sì, starei in una botte di ferro. Terrei più soldi e accuserei l’assemblea di essere antidemocratica se intendesse espellermi. Pensateci».
Ok, ci pensiamo noi. E, in effetti, sul sito citato da Di Battista qualcosa di poco chiaro c’è. Ma, attenzione, non riguarda solo i senatori espulsi con il voto della rete. Andiamo con ordine. Sulla pagina web creata dopo l’ingresso in Parlamento della pattuglia grillina sono pubblicate tutte le entrate degli onorevoli a Cinque Stelle. Insieme, ovviamente, a tutte le somme che nel corso dei mesi hanno restituito alla Stato. Perché i grillini, questo va premesso, hanno incassato molto meno dei colleghi degli altri partiti. A fronte dei circa quindicimila euro netti che si mette in tasca un onorevole del Pd o di Forza Italia, loro ne incassano mediamente poco meno di diecimila. Il calcolo è presto fatto: ci siamo basati sui dati relativi a ottobre 2013, gli ultimi disponibili sul suddetto sito. Poi abbiamo pazientemente sommato lo stipendio vero e proprio - mediamente poco più di 3mila euro rispetto ai circa 5mila che spetterebbero - ai rimborsi che trattengono dopo aver documentato tutte le spese. La media, per l’appunto, fa 9.701,99 euro. Che è senza dubbio meno di quanto guadagna, ad esempio, un parlamentare di Sel. Ma è di fatto uno dei «salari» più alti tra i politici europei.
Si dirà: la vera somma incassata è solo quella relativa allo stipendio, i rimborsi sono tutti rendicontati e il parlamentare «grillino» non si tiene niente in tasca. È verissimo. Ma, in via teorica, vale anche per gli altri partiti. Va aggiunto, inoltre, che alcuni esponenti del M5S, dal momento dell’ingresso nel «Palazzo» hanno assunto uno stile di vita piuttosto agiato. Facendosi rimborsare fino all’ultimo centesimo.
Qualche esempio? Prendete il deputato Federico D’Incà: nell’ottobre 2013 ha rendicontato, oltre a 936,26 euro di rimborsi chilometrici, anche 518,95 euro di spese per il trasporto urbano. Curioso, dato che a Roma un abbonamento annuale ai mezzi pubblici costa 250 euro. Oppure c’è il caso della senatrice Elisa Bulgarelli, che solo per il vitto si è fatta rimborsare 2.204,34 euro a ottobre 2013, 2.174,70 a settembre, 2.338,53 ad agosto. In pratica, si mangia (letteralmente) uno stipendio di fascia medio alta al mese. C’è poi chi vive perennemente attaccata al cellulare, come la senatrice Laura Bignami, anch’essa dimessasi, che a ottobre 2013 si è fatta rimborsare la bellezza di 3.040 euro di spese telefoniche. O la più «cauta» Silvia Benedetti, che nello stesso mese si ferma a 795,25 euro.
Tralasciando i 444,39 euro che Gianni Pietro Girotto spende in un mese alla bouvette del Senato (ci mangia, direte voi. E allora perché spende anche 692,74 euro di vitto?), restano delle note curiose nei vari rendiconti. Si tratta di quelle identificate con la voce «altro». A denunciare con forza l’anomalia è un altro duro e puro del moVimento, il deputato Manlio Di Stefano. Che, sempre su Facebook, allude alle dimissioni dal M5S del deputato Alessio Tacconi: «Sarà che un mese fa ho mandato questa email al capogruppo, su richiesta degli attivisti del MeetUp Europa, chiedendo che fossero chiarite le voci "altro" abnormi nella rendicontazione del deputato (Tacconi, ndr)».
In effetti, nella voce «altro» Tacconi fa rientrare rimborsi per 4.726,10 euro. Peccato, però, che non sia l’unico. Della voce «altro» fanno uso - chi per pochi spiccioli, chi per qualche migliaio di euro - praticamente tutti i parlamentari a Cinque Stelle. Per dire, la già citata Silvia Benedetti si fa rimborsare 2.221,40 euro di «altro», Rosetta Enza Blundo 2.274, Andrea Cioffi 2.953,31, Vito Crimi 1345,62, Tommaso Currò 3.799,50 ecc ecc. Tutti a ottobre 2013, per un totale di «altri» 75.917,28 euro in un mese. Tutti spesi da potenziali «dissidenti»? Pare proprio di no. Forse sarebbe più corretto calibrare meglio i colpi, altrimenti potrebbe sembrare che le spese «allegre» vengono tirate in ballo solo quando fa comodo. E che uno, se è dissidente, non vale uno.
Carlantonio Solimene