Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 28 Venerdì calendario

NEL GINECEO DI MATTEO


VORREI suggerire al giovane neopresidente del Consiglio una lettura non superficiale (possibilmente) dei miei, ignorati ma veridici, Poemi del Gineceo editi da Adelphi. La novità del suo è di essere un ministero molto prossimo a un gineceo-matroneo, escogitato come progresso di Uguaglianza al di sopra del sesso, e in realtà ribadente una cesura esemplare in un contesto politico che s’illude di poterla superare con la povera materialità della parità numerale.

IL GRAN Vizir può prevedere comportamenti e reazioni dei suoi ministri- uomini, ma contro l’imprevedibilità di tanti ministri-donne, giovani e sicuramente intelligenti, il Vizir arrischia l’esito della sua scommessa.
Finirà per dover confessare la sua impotenza e attenersi a una docilità simu-lata, a una sottomissione sussultoria d’incerta durata. Durerà fino alla fine del mondo l’inegualità dei sessi, le leggi della natura non le abbiamo fatte noi, legislatori dell’Inutile, brancicanti nel buio.
Non sappiamo neppure come chiamarli, i ministri-donne.
La grammatica vorrebbe il rispetto del genere, ma ministra è brutto come uno sfregio. Qualche deputato osa spingere il suo malparlare fino all’appellativo: signora Ministro, inviso perfino ai polli. Per parte mia rinuncio a proporre una soluzione qualsiasi per una questione così mozzafiato.
Dispiace a molti, e a me pure, la rimozione misteriosamente punitiva e madornalmente errata, di Emma Bonino. Ma in un governo da Gioventù Littoria, sebbene donna, la Emma figlia e cittadina del mondo non faceva, per la sua età, Gineceo. È del marzo 1948, sessantasei anni, e si considera da sé anziana. Un mese prima, se non sbaglio, a New Delhi, venne assassinato Gandhi, il Mahatma. Come indefessa gandhiana radicale, si direbbe che in lei un frammento della Grande Anima abbia (nulla è per caso) trasmigrato. Un merito suo grandissimo è stata la strenua battaglia contro lo spaventoso flagello, la schifosa pestilenza, delle mutilazioni genitali femminili. Un altro merito, aver preso per più anni residenza al Cairo per imparare l’arabo e meglio comprendere il mondo islamico standone vicino e parlando con la gente. Ma forse qui le è mancata una conoscenza di fondo del fenomeno religioso coranico, chiave di tutto nell’universo musulmano. Diceva un grande arabista che per conoscere a fondo la lingua bisognerebbe studiarla per una quindicina d’anni. Ma di quel mondo dall’enorme potenzialità di guerra religiosa, obiettivo un califfato a misura planetaria, in un governo così scialbo come il Letta, condizionato all’estremo, la sua bravura di piemontese secca non poteva emanare che un lume flebile. Avrebbe mai potuto, a bacchetta, far cessare le orribili stragi siriane?
Dopotutto, una così non è fatta per vegetare in un governo romano.
Renzi, inconsapevolmente, ha liberato la illustre Emma internazionale, da un disagio di Capinera in una clausura.
Lo ripeto a dei sordi da premio Nobel, ma non riesco a togliermi il vizio: se si vuol parlare di problemi reali, l’Ambiente, la contaminazione avanzata dell’aria e del cibo, va posto al centro di tutto. La perdita dell’unità linguistica è l’equivalente d’ombra della catastrofe ambientale. Di quale nazione, in Italia, si è realmente cittadini?
«Più demoliamo carceri più crescono » (Poemi del Gineceo, XX).