Gianni Cardinale, Avvenire 28/2/2014, 28 febbraio 2014
INTERVISTA A PADRE GEORG
«Attentissimo» alla vita della Chiesa guidata da papa Francesco con cui ha un «ottimo rapporto» e nessuna «contrapposizione», nonostante quello che scrivono «alcuni giornalisti». «Attento» anche alle vicende del mondo - con un occhio particolare all’Italia e alla sua Germania. Molto impegnato a disbrigare una copiosa corrispondenza privata che cresce di giorno in giorno. È questo il Papa emerito Benedetto XVI visto molto da vicino che l’arcivescovo Georg Gänswein, suo segretario particolare e prefetto della Casa Pontificia del suo successore, racconta ad Avvenire.
Incontriamo il presule nei suoi uffici alla vigilia del primo anniversario dal termine del pontificato di Benedetto XVI. Con lui raccontiamo la vita quotidiana che il Papa emerito conduce nel monastero Mater Ecclesiae, edificio che ospitava originariamente la direzione della Radio Vaticana e che Giovanni Paolo II aveva trasformato in residenza di una comunità di monache di clausura.
Eccellenza, chi vive col Papa emerito nel monastero Mater Ecclesiae?
«Ci sono le quattro memores Domini, Carmela, Loredana, Cristina e Rossella. Durante la giornata poi viene anche la sua segretaria suor Birgit Wansing che la sera però torna nella sua casa dell’Istituto di Schoenstatt di cui fa parte».
Non era con voi anche un diacono fiammingo della famiglia spirituale Das Werk?
«Sì, è vero. È stato con noi all’inizio dopo la rinuncia per alcune settimane, ma poi è tornato alla sua comunità per continuare la sua formazione. Tra poco verrà ordinato sacerdote».
La giornata comincia con la celebrazione della Santa Messa…
«Come sempre. Nella semplice bella cappella del monastero. Poi c’è la recita del breviario e quindi la prima colazione».
E poi?
«Comincia il primo tempo della giornata. Il Papa emerito prega, legge, cura la sua corrispondenza privata, riceve ospiti. Quindi c’è il pranzo, che, insieme alla siesta, segna l’intervallo con il secondo tempo della giornata, che inizia intorno alle sedici con la consueta passeggiata nei Giardini vaticani e con la recita del Santo Rosario».
E lei lo accompagna?
«Sì, come lo accompagno nelle brevi camminate che il Papa emerito ama fare dopo i pasti».
Poi?
«Il secondo tempo della giornata, come nelle partite di calcio, è simile al primo. Preghiera, lettura, corrispondenza, visite. Con un ritmo piuttosto umano, non da caserma prussiana».
Cosa legge?
«Ora ha più tempo per dedicarsi al suo primo amore, la teologia. Ma arrivano tanti libri di vario genere. Ovviamente non li può leggere tutti, ma guarda, sfoglia e - se gli interessano - legge anche testi di storia e biografie di grandi personalità».
Qualche titolo?
«Preferisco mantenerli nel mio cuore».
«La sua grande biblioteca è stata tutta trasferita nel monastero?
«Sì. Tutti i suoi amati libri sono accanto a lui».
Legge giornali?
«Sì».
Quali?
«Anche in questo caso non voglio far nomi. Comunque sfoglia quotidiani italiani e tedeschi e poi c’è anche la rassegna stampa compilata dalla Segreteria di Stato».
Corrispondenza diceva. Ne ha molta?
«È cresciuta. Il Papa emerito ha un bel ritmo. Risponde a molte lettere, sia di chi già conosce, ma spesso anche a quelle - e aumentano sempre più - di chi non conosce».
Quindi se si scrive a lui c’è la fondata speranza di poter ricevere una risposta?
«Che sia sempre lui stesso a rispondere questo non si può promettere. Ma se una persona scrive, di solito riceve una risposta».
Sta scrivendo qualche nuovo libro, magari di carattere autobiografico?
«No. Non si possono prevedere nuovi libri a sua firma. Né autobiografici, né teologici. Una diversa questione sono i volumi dell’Opera omnia, edita dalla Herder e dalla Lev, che continuano ad essere pubblicati secondo programma».
Incontra persone già conosciute o anche nuove?
«Preferisce ricevere chi già conosce, perché sono già tanti. Ma lei non può immaginare quanti siano quelli che lo vogliono incontrare, vedere. Io comunque gli sottopongo tutte le richieste e lui poi decide. Nel frattempo la lista d’attesa è già diventata molto lunga…».
Ascolta musica?
«Certamente sì».
Generi?
«Soprattutto musica classica: Mozart innanzitutto, e poi Bruckner, Liszt, Bach, Schubert, Beethoven, Brahms. Ma anche musica religiosa: gregoriano e polifonia. E non possono mancare ovviamente le registrazioni dei Regensburger Domspatzen del fratello Georg».
Suona?
«Ogni tanto. La sera, dopo cena».
Quali autori?
«Ama improvvisare. Ma riconosco anche qualche pezzo di Mozart e di altri compositori da lui preferiti».
Guarda la televisione?
«Solo i telegiornali delle 20 o delle 20,30 se c’è qualche ospite e la cena si prolunga».
Vede dvd?
«Ogni tanto».
Quali?
«I vecchi film di Don Camillo con Fernandel e quelli della serie Rex, il pastore tedesco famoso anche in Italia, dei bei filmati sui santi e anche alcune puntate di Don Matteo. Inoltre ci sono degli interessanti documentari che riceviamo».
Segue la politica?
«Sì, per quanto gli è possibile. Innanzitutto le grandi questioni internazionali. Ma anche le vicende italiane e quelle del suo Paese».
Fa commenti?
«Certo, ma preferisco tacerne...».
Segue la vita della Chiesa?
«Attentamente».
Quindi anche l’attività di papa Francesco?
«Ovviamente, giorno per giorno».
Anche le nomine?
«Le legge quando vengono pubblicate sull’Osservatore Romano».
Il Papa e il Papa emerito si sentono frequentemente?
«C’è un ottimo rapporto. Le modalità con cui si sentono sono diverse. Si telefonano, si scrivono, si vedono, mangiano insieme. Più volte papa Francesco è stato ospite a pranzo nel monastero. Una volta, dopo Natale, il Papa emerito è stato anche a Santa Marta».
C’è chi li contrappone.
«È un gioco preferito anzitutto da alcuni giornalisti. Che non mi piace. Io ho la grazia di vivere con uno e di lavorare con l’altro. E così posso permettermi di dire di conoscere abbastanza bene entrambi. Non li vedo come opposti, ma come complementari. È ovvio che lo stile, la gestualità e anche la modalità di governo di papa Francesco sono diverse da quelle di papa Benedetto. Ma non si può creare una opposizione soltanto su questo. Fare le cose in modo diverso non vuol dire farle in modo opposto. Occorre sempre avere in mente ciò che il Papa emerito ha scritto al professor Hans Küng e ripetuto ad Andrea Tornielli, quando ha espresso «identità di vedute e amicizia di cuore» nei confronti di papa Francesco».
Anche sulla liturgia ci sono sensibilità diverse.
«È vero, questo è un fatto oggettivo, e non è offensivo dirlo. Ma anche in questo caso, ripeto, fare le cose in modo diverso non vuol dire farle in modo opposto».
Il Papa emerito come ha seguito e come segue il dibattito che si è avuto al Concistoro e il cammino sinodale sulla pastorale familiare?
«Segue anzitutto tramite i mass media. Prende atto quindi di ciò che si scrive, di ciò di cui si parla, di ciò che si decide. In modo passivo ad extra e in modo attivo ad intra».