Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 27 Giovedì calendario

IL RE ROMAGNOLO DELLA SANITÀ CHE VOLEVA IL SAN RAFFAELE


A me dei soldi non importa niente. Fino a tre anni fa vivevo nelle case popolari di Cotignola e ci stavo benissimo. Quel che conta, per me, è crescere e progettare il futuro». Dalle parole ai fatti, Ettore Sansavini, partito con un diploma da ragioniere preso alle serali, oggi è l’azionista di maggioranza del gruppo numero due della sanità privata in Italia: l’ex Villa Maria, oggi Gvm Care & Research, con 480 milioni di fatturato, 2.952 posti letto, 23 ospedali e 6 poliambulatori in 8 regioni italiane più 3 poli in Francia, Polonia e Albania.
Per costruire il suo impero della salute, in quarant’anni Sansavini ha speso circa 250 milioni. Nel solo 2013 ne ha investiti 50. Il Maria Cecilia Hospital di Cotignola, in provincia di Ravenna, da dove tutto è cominciato, è la più grande cardiochirurgia dell’Emilia-Romagna (mille interventi l’anno) e sta inaugurando 5 mila metri quadrati di sale operatorie e terapia intensiva costati 18 milioni. Carlo Pappone, elettrofisiologo di fama mondiale, ha la sua base qui, in un laboratorio che sembra uscito dal futuro.
La storia comincia nel 1973: «Avevo 28 anni e fui assunto come direttore amministrativo della prima clinica privata di Cotignola, che era in costruzione». Giovane, ma con le idee chiare, Sansavini pone due condizioni: «Di comandare io e di diventare socio con la possibilità di crescere». Nel 1974 la clinica è convenzionata con tutte le mutue e funziona a pieno regime. Tempo un anno, però, e il distretto di Lugo, al confine con Cotignola, viene scelto per la sperimentazione del futuro Servizio sanitario nazionale: «Risultavamo un corpo estraneo e cominciò una lotta durissima del pubblico per farci chiudere». La guerra dura quasi vent’anni, durante i quali Sansavini fa di tutto per salvare la sua clinica. Ce la farà e oggi quasi tutte le strutture Gvm sono accreditate con il Sistema sanitario nazionale, in Italia e anche in Francia, dove all’Hospital Européen de Paris sta per affiancarsi un secondo ospedale.
Come ha fatto ad arrivare fin qui? «Al mio fianco ho avuto il Credito romagnolo e la Cassa di risparmio di Lugo. Ho chiesto milioni, a volte miliardi di lire, e si sono fidati. Anche se in garanzia potevo dare solo le mie azioni di Villa Maria, la mia Cinquecento e la mia voglia di fare». L’unico cruccio? Milano, dove il Gvm gestisce solo il Centro cuore della Columbus: «Ho tentato col San Giuseppe, poi con il San Raffaele, ma non ci sono riuscito» si rammarica Sansavini.