David Allegranti, Panorama 27/2/2014, 27 febbraio 2014
CARRAI E IL GIGLIO MAGICO
Da anni Marco Carrai, detto «Marchino » per la sua gracilità, non ha una tessera di partito in tasca. Non gli servono e, anzi, lo appesantiscono nelle relazioni pubbliche e finanziarie. «Io non faccio politica» è una delle sue frasi preferite, spesso pronunciata dopo aver appena chiuso una telefonata con Matteo Renzi, di cui è amico e consigliere. Un’amicizia nata dopo un lungo periodo in ospedale in gioventù; fu la madre a dirgli «Marco, c’è questo gruppo di ragazzi con cui potresti andare a mangiare la pizza…». Tra di loro c’era anche il coetaneo Renzi.
Comunque la politica non manca al suo curriculum. Fiorentino con solide radici a Greve in Chanti, dove vive la sua famiglia cattolica e anticomunista (il nonno fu fascista), il giovane Carrai, classe 1975 come Renzi, nel ’94 partecipò ai Club Forza Italia grevigiani. Già capo della segreteria renziana ai tempi della presidenza della Provincia, consigliere comunale nella Margherita dal 2004 al 2009, quando Matteo è diventato sindaco ha preferito non tornare nel Salone de’ Dugento per dedicarsi alle attività in cui rende meglio. Per un po’ però è stato consigliere del sindaco, a guardia del consiglio comunale, prima di lasciare anche quell’incarico.
Poliedrico, grande curiosità intellettuale e voracità di letture e conversazioni (intensi gli scambi con il professor Alberto Alesina), alterna incarichi di consigli d’amministrazione a curatele di libri sulle falsità di Dan Brown, come Il Codice da Vinci: bugie e falsi storici, scritto con Franco Cardini, Maurizio Seracini (autore delle ricerche sulla battaglia di Anghiari), e John Paul Wauck (curatore di Un cammino attraverso il mondo di San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei).
Una fidanzata, Francesca, di soli 25 anni, Carrai non ama farsi fotografare, tant’è che in giro per la rete compaiono pochissimi suoi ritratti. Né ama farsi riconoscere o parlare con i giornali. Tutti lo cercano per avere notizie su Renzi, ma risponde sempre: «Io non tradisco un amico». E ripete: «Sono diventato famoso senza mai parlare». Ogni tanto firma un appello sui giornali, nel 2010 sottoscrisse la lettera scritta da Umberto Veronesi e Margherita Hack a Pier Luigi Bersani per chiedergli maggiore apertura sul nucleare. Tra i firmatari c’era anche l’ex presidente dell’Enel, Chicco Testa, suo amico. Nel 2011 firmò un appello per contribuire a un fondo a favore della popolazione della Libia, sempre con Testa e Giuseppe Mussari, già presidente di Abi ma soprattutto ex presidente di Mps, con cui c’è sempre stata una buona frequentazione («Ok, adesso chiamo Giuseppe e ti dico» diceva, quando Mussari era ancora in sella).
Nei salotti finanziari si muove con agilità, dà del tu a molti banchieri. È amico di Lorenzo Bini Smaghi, già membro del board della Banca centrale europea; di Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit e presidente di Gemina. Ma non solo. È stato il trait d’union con molte delle star che Renzi ha raccolto attorno a sé: Alessandro Baricco, Oscar Farinetti, Luigi Zingales.
Carrai colleziona poltrone e partecipazioni. Oggi è presidente dell’Aeroporto di Firenze, siede nel board della Scuola Holden di Baricco, fa parte del consiglio d’amministrazione della Cassa di risparmio di Firenze, azionista di Banca Intesa con il 3,2 per cento. È stato amministratore delegato di Firenze parcheggi. Abile nella raccolta fondi, fu tra gli organizzatori della contestata cena milanese con il finanziere Davide Serra. Era con Renzi quando fece visita alla cancelliera Angela Merkel ed è stato tra gli organizzatori dell’incontro, poi saltato, con Bill Clinton.
È vicino a varie congreghe della fede: il cugino Paolo Carrai è stato fondatore e presidente della Compagnia delle opere in Toscana. Un altro cugino, Leonardo Carrai, presiede il Banco alimentare toscano, anch’esso nella galassia di Comunione e liberazione. Il fratello di Marco, Stefano, è nella società Chiantishire con Paolo Fresco, ex presidente della Fiat e sponsor di Renzi.
Non mancano le frequentazioni trasversali, che arrivano allo storico americano e repubblicano Michael Ledeen, già animatore dell’American enterprise institute, o al nuovo ambasciatore americano in Italia, John Phillips. Un paio d’anni fa Renzi incontrò Phillips quando non era ancora ambasciatore, ma uno dei più attivi fundraiser di Barack Obama; da allora a coltivare il rapporto è stato Carrai, che con americani e israeliani si trova perfettamente a suo agio. Su Facebook ha scritto che «vive a Gerusalemme ». Non è vero, ma in Israele va spesso «per lavoro» dice sempre. Uno dei suoi soci in affari è Jonathan Pacifici, fondatore della JP& Partners e attivista del Likud, il partito nazionalista israeliano. Entrambi siedono nella Cambridge management consulting labs, società di consulenza imprenditoriale partecipata al 14,29 per cento da Fb Group, società di investimenti di Franco Bernabè, ex ad di Telecom. Carrai siede anche nei consigli della Beauty Lab, della C&t Crossmedia, Cki, D&C, Yourfuture: si va dai prodotti per la pulizia personale alla comunicazione. La Cki, che si occupa di alberghi, è controllata dalla Kontact di Giorgio Moretti, fondatore del gruppo Dedalus e proprietario delle palestre Klab, molto note a Firenze. Quando Renzi è diventato sindaco, Moretti è diventato presidente della Quadrifoglio, la municipalizzata dei rifiuti.
Carrai, all’interno del «Giglio magico», è molto invidiato dagli altri renziani, che lo hanno soprannominato «intelligence». Fra lui e il capo degli uomini di Renzi in Parlamento, Luca Lotti, non c’è grande simpatia. Un tempo, quando lo scrittore e sociologo Giuliano da Empoli viveva a Firenze (dov’è stato assessore alla Cultura, mentre ora è presidente del Gabinetto Vieusseux, ma ha preso casa a Parigi), i due si spalleggiavano a vicenda, concedendosi pranzi e cene nel ristorante preferito di Carrai, Da Lino. Insieme, alle premier: così lo chiamano «intelligence». primarie del 2012, erano una coppia rodata; l’uno architetto del programma, l’altro tessitore di relazioni di alto livello, organizzatore di cene e raccolte fondi. Insieme volarono con Renzi a Charlotte nel 2012, per la convention dei democratici con Obama. Insieme erano al St. Regis di piazza Ognissanti, sempre due anni fa, al pranzo con Tony Blair.
Non è ancora chiaro se Carrai accetterà un ruolo nel governo, ma conoscendo la sua ritrosia per i riflettori è difficile. Preferisce quello di «sottosegretario ombra» alla presidenza. Un ruolo più defilato, lontano dalle telecamere. Per lavorare meglio, per esempio, alle prossime nomine delle partecipazioni statali.