Vittorio Zucconi, la Repubblica 27/2/2014, 27 febbraio 2014
LA CONFESSIONE DI JANE FONDA “SEPPELLITEMI IN UNA BUCA”
Ormai sulle rive del “ Lago dorato”, l’ultimo, malinconico film nel quale recitò con suo padre Henry già malato, Jane Fonda contempla il riflesso della propria vita al tramonto e piange molto, soprattutto su se stessa. L’attrice, attivista, guru salutista, sex symbol e poi simbolo femminista per due generazioni, confessa che nei suoi 76 anni compiuti sente vicino il profumo di una fine che il calendario le promette inesorabile e manifesta il desiderio di essere «sepolta in una buca nella terra nuda», per diventare parte della natura che ricomincia il cammino che lei non potrà più percorrere.
Tanta tristezza, afflitta da sintomi di depressione, è soltanto l’ultima metamorfosi di una donna che aveva saputo reinventarsi nei ruoli che il tempo, le mode, le tendenze le imponevano, sempre con una fenomenale energia ed enorme slancio vitale. «Non sono malata — racconta nel suo blog — sento soltanto l’avanzare della vecchiaia, la stanchezza del mio corpo e spero di vivere, se sarò fortunata, ancora qualche decennio. Ma il mio cuore oggi si è aperto alla meraviglia delle piccole cose quotidiane che un tempo non godevo. Forse perché, come disse Picasso, occorrono molti anni per diventare giovane».
Potrebbe non essere estraneo a questa inattesa esondazione di malinconia e di lacrime il fatto che lei abbia raggiunto l’età nella quale, a 77 anni, se ne andò il padre poco dopo avere girato anche con lei, e con Katharine Hepburn quel famoso “Lago dorato”. Ma certamente ascoltare Jane discutere della propria sepoltura, del suo voler «spingere le margherite » come dice uno dei tanti eufemismi americano per la morte, rattrista più del consueto scivolare di dive e divi lungo il viale del Tramonto.
Jane Fonda non è mai stata soltanto una star di quel cinema dove entrò per caso, nonostante il nome e il pedigree, quando Lee Strasberg, il genio che dirigeva l’Actor’s Studio a New York, scoprì che lei non era soltanto una stupenda versione al femminile del padre, ma possedeva talento teatrale. Hollywood le regalò fama, successo, soldi, incontri e matrimoni, con registi come Roger Vadim, con attivisti politici come Tom Hayden, il suo secondo e con Ted Turner, il creatore della rete Cnn, il suo terzo fino al 2001. Ma dopo le sue parti nel film che la lanciò, “Cat Ballou” e la sua esplosione come “bomba sexy” in “Barbarella”, Jane scoprì una vocazione di militanza politica fino a quel momento insospettata.
La signora in età di lontanissima origine genovese — i Fonda lasciarono Genova nel XVII secolo raggiungendo il Nuovo Mondo via Paesi Bassi — che ora confessa di scoppiare in lacrime vedendo il pancione di un’amica incinta, di commuoversi davanti a foto di elefanti, di ripensare alla madre che morì suicida mentre era ricoverata in un ospedale psichiatrico, divenne l’attivista che affiancò la protofemminista Gloria Steinem negli anni ‘60 nel dare voce alle donne. Poi l’antimilitarista pacifista che nel 1970 visitò Hanoi e, dopo un coro di canti con militari nordvietnamiti e l’obbligatoria denuncia dei bombardamenti americani, permise di essere fotografata, con elmetto, dietro una mitragliatrice antiaerea, una di quelle che abbattevano, uccidevano o facevano catturare piloti della Air Force. Divenne “Hanoi Jane”, detestata da metà degli americani e tenuta a distanza anche dai liberals per quella sua concessione alla propaganda.
Per 40 anni, “Hanoi Jane” ha dovuto spiegare, giustificare e chiedere scusa per il suo esuberante show a Hanoi, ma nel tempo seppe trasformarsi in qualche cosa di nuovo e meno controverso, nella signora che, dopo avere spezzato una caviglia in lezioni di balletto, lanciò programmi e videotape di esercizi per mantenersi in forma, senza abbandonare cause politiche. Il suo percorso attraverso la generazione delle donne divenute adulte nei primi anni ‘60 ha tracciato la rotta dell’America al femminile, dalla donna bambola alla ribelle fino alla signora anziana ripiegata sulla propria salute e sul proprio benessere. Senza volgarità, senza eccessi di esibizionismo, Jane aveva saputo affrontare e vincere anche il tumore al seno che le era costato una mastectomia parziale nel 2010.
Anche oltre i meriti artistici e il lavoro cinematografico, è rimasta tanto incisa nella coscienza della sua generazione da essere usata addirittura come slogan contro John Kerry, il democratico sconfitto da George Bush nel 2004. Kerry, fotografato a una manifestazione contro la guerra in Vietnam alla quale era presente anche lei, fu bollato come un «Jane Fonda Democrat», un radicale di sinistra. Allora, Jane ne sorrise, prima di scivolare nella serena malinconia di oggi, quella che, dice con un guizzo di ironia, «la costringerà a usare soltanto mascara resistente alle lacrime».