Paolo Siepi, ItaliaOggi 27/2/2014, 27 febbraio 2014
PERISCOPIO
Standing ovation della camera al rientro in aula di Enrico Letta e Pierluigi Bersani. Dai banchi del Pd Battevano forte i pugnali. Il Rompi-spread. MF.
Dal sito di Rep: «Delrio firmò l’accordo Anci per comprare le bici prodotte dal ministro Guidi». E a Sorgenia, un cazzo. Maurizio Crippa: Il Foglio.
La forza di Renzi è il Pd, rivelatosi un utile idiota. Jena. La Stampa.
È senz’altro nobile che Renzi ripeta «se falliremo sarà colpa mia», «mi gioco la faccia» e così via: siccome però, se fallirà, a pagarne le conseguenze sarà soprattutto, per l’ennesima volta, il popolo italiano, non sarebbe più onesto e prudente evitare di prendere mille impegni da megalomane su ogni settore dello scibile umano e concentrarsi su poche cose, concrete e fattibili in tempi brevi, tanto per cominciare con il piede giusto e darci qualche assaggio di novità? Marco Travaglio. Il Fatto.
In Italia il rapporto fra conservatori e progressisti è fermo da sessant’anni in una proporzione 60 a 40. Con la sola eccezione dei referendum radicali degli anni Settanta, nel periodo di massimo spostamento a sinistra dell’opinione pubblica, le conquiste progressiste nel Paese sono sempre state imposte da minoranze alla maggioranza conservatrice. La Costituzione è figlia di una classe dirigente antifascista, le riforme degli anni Sessanta varate dai governi di centrosinistra erano invise all’elettorato democristiano, in larga parte assai più reazionario dei suoi dirigenti. Curzio Maltese. ilvenerdì.
C’è chi viene scoperto con uno o più corpi in macchina e riesce a farla franca affermando che sono parenti. Massimo Bucchi. ilvenerdì.
Mussolini veniva ricordato per la battaglia del grano e quella contro le mosche, perdute ambedue; treni popolari che aumentano il deficit delle ferrovie e trasformano un popolo di condottieri in un gregge di turisti domenicali. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani.
A bombardarci, oggi, non sono le fortezze volanti, ma i mercati finanziari internazionali. E soprattutto, il vizio di dividerci, l’impotenza a decidere. La guerra raccontata in «La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti» sappiamo come si è conclusa. Quella di oggi ha un finale ancora ignoto e comunque non confortante. Giampaolo Pansa. Libertà.
Cuperlo è colto e saldo però usa ancora un linguaggio del passato. Un esempio? Si rivolge al «nostro popolo»: ma basta leggere le statistiche per capire che a sinistra votano prevalentemente pensionati, insegnanti, impiegati e professionisti. Che «popolo» è? Mettiamoci anche l’incapacità di rivolgersi direttamente al pubblico. Cuperlo dà sempre l’impressione di fare una colta discussione che coinvolge solo i pochi presenti. ilvenerdì.
Chiunque abbia vecchia conoscenza degli usi e consuetudini di Montecitorio e di Palazzo Madama sa che le commissioni parlamentari sono inutili (chiacchiere da passare agli archivi) o sono dannose (quella sulla P2 approdò a conclusioni opposte a quelle della magistratura, generando confusione e il rischio che l’antimafia possa interferire nelle normali procedure giudiziarie è evidente). Ma queste deplorevoli creature burocratiche generano, venendo alla luce, costi mostruosi e privilegi indecorosi. Uno stuolo di reggicoda (segretari, assistenti, consulenti) contorna la presidenza d’ogni commissione, il talento per la spesa genera indennizzi speciali, rimborsi faraonici, sinecure superpagate. Mario Cervi. Il Giornale.
Berlusconi sembrava troppo giovane e con troppi capelli nei manifesti sei metri per tre dell’ultima campagna elettorale. «Di questo passo», interveniva Walter Veltroni, «ce lo ritroveremo con una chioma alla Jimi Hendrix». E Rutelli, dopo la comparsa del poster sul presidente operaio, dice: «Ha guadagnato altri quindici anni, nel prossimo lo vedremo con il vestito della Prima Comunione». Filippo Ceccarelli, Il teatrone della politica. Longanesi, 2003.
Sia negli Stati Uniti che in Europa, al di là della crisi della domanda, ci sono altre forze che limitano la creazione (o il mantenimento) dei posti di lavoro: 1) l’automazione, grazie a dei software sempre più intelligenti; 2) la globalizzazione, intesa soprattutto come competizione da parte della Cina; 3) modi sempre più esatti per valutare il valore di un lavoratore. Con questi mezzi si possono scoprire coloro (e sono molti) che non valgono la loro retribuzione. Non sorprende quindi che essi (specie in Usa, dove il licenziamento è più facile) vengano licenziati. E queste tendenze non spariranno. Anzi sono destinate ad aumentare. Tyler Cowen: «Average is Over», la media è finita, George Mason University.
La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno. Filippo Tommaso Marinetti dal Manifesto del futurismo,
«Sono nato a Sale delle Langhe, in Piemonte. Lì vicino c’è Dogliani, il paese del Dolcetto, dove ho la piccola vigna di famiglia che mi permette di produrre il mio Benedetta. A Dogliani ci sono gli Einaudi, hanno casa Carlo De Benedetti, l’avvocato Gian Luigi Gabetti, la figlia di Giorgio Bocca e, al confine, c’è il paese dove è nato Ezio Mauro. Aldo Grasso. Gq.
Anni fa (che dolore!) la Roma di Zeman perse quattro derby consecutivi con la Lazio e in curva Nord apparve uno striscione biancoceleste di sfottò: «Voi 4 su 4 manco cor Viagra». A Torino i tifosi granata se la presero, perfidamente, con i cugini bianconeri targati Fiat: «Siete più brutti della Multipla». Pescara, nel derby col Chieti: «Vieni avanti... chietino». Mitico lo striscione a Firenze del 1988 durante un Fiorentina-Como: «Voi comaschi, noi con le femmine». Oppure quello rossoblu, very trash, in Bologna-Chievo: «Tu Chievo... io chiavo». Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton editori.
Il borghese odia e ammira il nobile, va a caccia di titoli e si commuove al ricordo delle privazioni paterne: il suo cuore non si è aggiornato alla sua ricchezza. Leo Longanesi, Ci salveranno le vecchie zie? Longanesi. 1953.
Gli antenati illustri si raccomandano ai posteri grazie alle frasi che i contemporanei hanno messo loro in bocca. Roberto Gervaso. il Messaggero.