Sara Nicoli, Il Fatto Quotidiano 27/2/2014, 27 febbraio 2014
IL GOVERNO RITIRA IL SALVA ROMA MARINO E LA CAPITALE TREMANO
Il governo Renzi non “salva” Roma. Resosi conto che ci sarebbero volute 215 ore per arrivare al voto sul provvedimento che rimetteva in ordine i dissestati bilanci della Capitale (ma non solo) e che, dunque, non si sarebbe arrivati in tempo per la sua decadenza (venerdì a mezzanotte) anche a causa dei numerosi emendamenti, dell’ostruzionismo del M5S e della Lega, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha deciso di rinunciare alla conversione e di ritirare il testo. “Salta”, dunque, la messa in sicurezza del bilancio di Roma , trema la giunta capitolina ma, soprattutto, esplode l’ira del sindaco Ignazio Marino. Che non del tutto convinto della bontà delle ragioni addotte dal Pd sulla decadenza del decreto, ieri si è presentato furibondo a Palazzo Chigi per avere conto su come il governo intenda ora salvare i guai di Roma.
“TUTTI SANNO – ha detto Marino durante la riunione a cui erano presenti il sottosegretario Graziano Delrio e l’ex sottosegretario all’Editoria, Giovanni Legnini, che Marino avrebbe voluto come assessore al Bilancio – che ho ereditato un buco di 816 milioni di euro e che da diversi mesi sto cercando di riparare al danno che abbiamo trovato. In questo momento non ho davvero nessun interesse a mettere la faccia su un disastro che era evidentemente annunciato, ma se si ha l’idea che Roma debba chiudere, che le municipalizzate debbano fallire e i dipendenti del Comune debbano essere in gran parte licenziati, quello è un altro lavoro, e per farlo verrà nominato un commissario liquidatore; non sto minacciando le dimissioni, ma il commissario liquidatore non è il mio lavoro”.
Aria pesante, molto pesante, dunque, sulla Capitale. Al momento, a quanto si è appreso dalla Presidenza del Consiglio, l’intenzione sarebbe quella di spacchettare tutte le questioni che erano inserite nel decreto “enti Locali” (ribattezzato appunto Salva Roma) per farne due provvedimenti distinti, uno contenente le urgenze dei soldi per i terremotati dell’Emilia Romagna, per l’alluvione in Sardegna, per i 25 milioni destinati all’Expo e, in ultimo, per i comuni in dissesto (una parte riguarda anche il “salva Venezia”), l’altro, appunto, per il Salva Roma. In questo caso, a Palazzo Chigi sostengono che venerdì mattina verrà messo sul tavolo di un Consiglio dei ministri ad hoc il provvedimento Tasi-Enti locali, già approntato da Letta, che riguarda la convenzione tra esecutivo e comuni per far fronte alle esigenze di bilancio di alcune realtà disastrate. I cardini dell’ex Salva Roma potrebbero trovare spazio lì. Una manovra quindi non solo economica, ma anche politica. Perché, per quanto il governo abbia dato, ieri, la colpa all’ostruzionismo delle opposizioni per la mancata conversione del decreto, è anche vero che nel Pd tira aria pesante sulla giunta Marino. E che sono in molti, soprattutto tra i renziani , a vedere di buon occhio un possibile commissariamento di Roma per poter arrivare, con rapidità, alla sostituzione del sindaco con uno più vicino a Renzi stesso. Inoltre, Scelta civica, con la senatrice Linda Lanzillotta, si è fatta portabandiera della necessità di privatizzare parte di alcuni enti e servizi, questione che però è stata respinta al Senato, provocando l’ira di Sc che avrebbe quindi votato contro la conversione alla Camera. “È forte il sospetto – sostiene la senatrice Loredana De Petris di Sel – che tutto questo accada anche perché abbiamo bloccato il progetto di vendere ulteriori quote dell’Acea, ma così si ammette il tracollo del Comune di Roma”. Al momento si cerca comunque di tappare la falla che si è creata per evitare anche che sui bilanci della Capitale possa mettere la lente non solo la Corte dei conti, ma anche la magistratura. Vale, infatti, la pena ricordare quanto conta l’aiuto del governo per fare da puntello al bilancio. L’anno scorso Roma registrava un disavanzo di 816 milioni di euro: il decreto ha consentito un travaso di risorse dalla gestione commissariale per circa 300 milioni.
STESSA musica nel 2014: lo squilibrio è vicino al miliardo e altri 175 milioni arrivavano dal Salva-Roma che prevedeva un percorso di affiancamento da parte del ministero dell’Economia, con il Campidoglio chiamato a presentare un piano di rientro triennale.
Tutto questo ora verrà “rimodulato”, ma fino a ieri sera si attendeva la risposta del ministero dell’Economia proprio su quest’ultima parte, ovvero l’effettiva possibilità del ministero di farsi parte attiva nel risanamento dei bilanci.