Giorgio Meletti, Il Fatto Quotidiano 27/2/2014, 27 febbraio 2014
FIGLI DI PAPÀ E INTERESSI, GUAI DA PD
Il problema non è più il conflitto d’interessi, ma i figli del conflitto d’interessi. Come se B., con la nomina di Federica Guidi al ministero dello Sviluppo economico (“Ho un ministro pur stando all’opposizione”), volesse testare il mercato per la discesa in campo di altre figlie, le sue.
L’imbarazzo del neoministro è palpabile. L’ex presidente dei Giovani industriali ammette una telefonata di felicitazioni da B. e l’eloquente silenzio del presidente degli imprenditori Giorgio Squinzi: “Non frequento più Confindustria”. E ieri ha constatato che l’imbarazzo è vasto. Sul Corriere della Sera a pa gina 6 , il piddino bersaniano Miguel Gotor la bolla come “portatrice di un conflitto di interessi evidente di natura familiare, anomalia che va denunciata”, mentre a pagina 8 ( la pagina 7 è pubblicitaria) il piddino bersaniano Matteo Colaninno sferra un duro attacco alla pagina 6 : “Trovo ingiusta la campagna dei media contro di lei. Ho rischiato di trovarmi nella stessa situazione”. Chi ha ragione? Sicuramente Colaninno, conoscitore della materia. Anche lui ex presidente dei Giovani Industriali, anche lui figlio. L’unica differenza è che Federica non possiede azioni della Ducati Energia di suo padre Guidalberto, mentre Matteo è anche socio di Roberto Colaninno in Piaggio e Alitalia.
COLANINNO FIGLIO sa cose che Gotor ignora: “Nel 2008 l’allora candidato premier Walter Veltroni mi volle capolista in Lombardia pensando di affidarmi un ministero di rilevanza economica nel caso di vittoria”. Fu dunque l’elettorato a proteggere gli interessi del Paese da quelli della famiglia Colaninno, mentre il Pd non seppe tutelare se stesso affidando al giovanotto ruoli crescenti, fino al posto in segreteria come responsabile economico. Adesso Matteo tuona: “Ci vuole una legge sul conflitto di interessi che consenta a tutti, compresi gli imprenditori, di assumere ruoli di responsabilità”. Ecco, tutti a rimproverare il Pd di non aver mai fatto una legge sul conflitto d’interessi che vietasse le stranezze, e giustamente un autorevole deputato piddino chiede il “liberi tutti”. Gotor se ne faccia una ragione. Tanto ci ha pensato Renzi ad affidare l’interesse generale all’autocontrollo di Guidi figlia. Che ieri ha opposto all’incredulo Roberto Mania, intervistatore di Repubblica , risposte come questa: “L’Italia rappresenta per la Ducati Energia meno di 20 milioni di euro di fatturato su un totale consolidato di 147 milioni. E in Italia ha clienti come Enel o Ferrovie ma anche privati”. L’unico precedente è quello della ragazza un po’ incinta: il conflitto d’interessi, se c’è, è piccolo. L’importante è “faaare”, secondo il motto di Crozza-Renzi. E nei casi disperati estrarre la supercazzola. La Ducati Energia è campione di delocalizzazione e il giornalista chiede, sensatamente: “Come potrà chiedere agli imprenditori di restare in Italia?”. Risposta: “Io ho sempre parlato di multilocalizzazione, non di delocalizzazione”. E allo stesso modo: “Non sono mai stata ad Arcore”, perché andava nella villa di Portofino di B. E adesso si dichiara fervente renziana, infatti due anni fa, quando circolò il suo nome per il ticket elettorale con B., rispose inorridita: “Non ne so nulla, ma mai dire mai”. Su tanta flessibilità il conflitto d’interessi rimbalzerà come una palla.
Twitter@giorgiomeletti