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 2014  febbraio 27 Giovedì calendario

DOPPIO «FLOP» PER I COLLOCAMENTI DEL BUND


Quello che solo un anno fa sarebbe stato impensabile, oggi è realtà: nel giorno in cui l’Italia colloca BoT con i rendimenti minimi della storia e con 12 miliardi di euro di domanda, la Germania fa un flop clamoroso nella sua asta di Bund trentennali. Berlino voleva infatti collocare 3 miliardi di euro di titoli, ma gli investitori hanno fatto arrivare richieste per soli 2,79 miliardi. E non è la prima volta nelle ultime settimane: già il 19 febbraio Berlino aveva fatto cilecca con un’asta di Bund decennali. In quel caso gli investitori avevano richiesto titoli per 3,7 miliardi, contro i 5 offerti da Berlino. È incredibile, ma il teutonico Bund sembra passare di moda.
I motivi di questo scarso interesse per i titoli di Stato tedeschi in asta sono gli stessi – ma di segno opposto – per cui i BTp italiani o i Bonos spagnoli attirano tanti acquisti: una volta venute meno le preoccupazioni sul crack dell’euro, gli investitori cercano tassi d’interesse più elevati e snobbano i titoli che pagano troppo poco. Il Bund trentennale emesso ieri in asta, per esempio, offre il 2,53%: si tratta di un titolo che ha dunque poche possibilità di aumentare il proprio valore sul mercato secondario. Per questo gli investitori non fanno la fila per acquistarlo. Per contro i BTp o i Bonos spagnoli, pur con rendimenti ai minimi storici, offrono quel «valore aggiunto» che in tempi di magra sui rendimenti fa gola: i BTp trentennali, per intenderci, rendono il 4,5%.
È così che il grande flusso di capitali in uscita dai Paesi emergenti e diretto in Europa sta privilegiando i titoli del Vecchio continente sui quali c’è ancora una certa appetibilità sui rendimenti. Non solo i BTp o i Bonos. Ma anche le obbligazioni aziendali. Quelle ad alto rischio (con rating bassi, i cosiddetti «bond spazzatura») secondo l’indice iBoxx rendono mediamente ormai solo il 4,39% in Europa: poco probabilmente per ripagare per i rischi, ma tanto rispetto ai Bund decennali (1,62%) o ai tanti titoli sicuri che si trovano in Europa.
Ci sono poi altri motivi tecnici che hanno indotto gli investitori a snobbare i Bund in asta. Innanzitutto quello emesso ieri era un trentennale nuovo di zecca: questo ha pesato sul collocamento. «Capita spesso – scrive Chiara Cremonesi di UniCredit – che l’asta dei nuovi titoli a così lunga scadenza vada tecnicamente scoperta». «Per di più – spiega un trader – in una fase positiva per il mercato la curva dei rendimenti tende ad irripidirsi. Questo significa che gli investitori tendono a evitare i titoli trentennali».
Ma per Berlino non c’è alcun problema. In Germania il meccanismo delle aste è infatti diverso rispetto all’Italia: se gli investitori non coprono l’intera offerta, la Bundesbank compra il residuo e poi lo ricolloca sul mercato secondario. L’asta di ieri è dunque solo «tecnicamente» andata scoperta, ma nella sostanza per Berlino il danno è solo d’immagine. Non di sostanza. Per l’Italia, che invece ieri poteva vantare l’asta BoT dei record, si tratta di una rivincita simbolica.
m.longo@ilsole24ore.com