Giuseppe Pollicelli, Libero 27/2/2014, 27 febbraio 2014
IL POTERE DELL’ERRORE
«Ciò che è imperfetto è vivo », ha detto il grande regista danese Carl Theodor Dreyer. Poiché è una studiosa della settima arte, e di professione fa l’attrice, magari Clelia Sedda conosce questa citazione. E se anche non dovesse conoscerla, di certo la condivide, visto che all’imperfezione -o per essere più precisi all’errore - ha voluto dedicare un intero festival che si svolgerà a Bologna da domani fino al 2 marzo, l’Error Day. Nuorese, classe 1963, la Sedda è partita dall’assunto che non bisogna avere troppa paura degli abbagli, perché da un’apparente cantonata può derivare un vantaggio, e ha così impostato una manifestazione dal taglio generalista che potrebbe attirare un pubblico decisamente ampio. Lo si evince visitando il sito dell’evento, www.errorday.it, che oltre al programma ufficiale (i cui appuntamenti vanno da una conferenza sugli errori presenti nei fumetti di supereroi a una performance basata su «giochi di parole estremi») offre, nelle sue sezioni, una casistica piuttosto ampia di topiche più o meno madornali. Come quella a cui andò incontro l’ex ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini, la quale scambiò un tunnel contenente protoni per un’inesistente galleria sotterranea che collegava materialmente il Cern di Ginevra al Gran Sasso.Poca cosa rispetto a quella del dirigente Telecom Luca Luciani, il quale affermò durante un meeting che quello di Waterloo fu, per Napoleone, un trionfo. Nel sito troviamo poi le licenze grammaticali presenti in molte canzoni italiane e riferibili ad artisti del calibro di Celentano, Buscaglione e Battisti (il cui «Ma non dovevamo vederci più?», per dirne una, sarebbe in effetti dovuto essere «Ma non dovevamo non vederci più?»); o certi loghi che avrebbero voluto essere accattivanti e che risultano invece goffi, respingenti e insomma sbagliati, come quello di un negozio di computer sulla cui insegna compare un mouse stilizzato che fa venire in mente, in modo inequivocabile, un pene umano; o ancora alcune invenzioni così strampalate da essere finite rapidissimamente nel dimenticatoio, da un frigorifero con fornello incorporato a degli orribili coni trasparenti che si sarebbero dovuti applicare sul viso in caso di tempesta di neve…
È comunque il caso di distinguere tra almeno due tipologie di errori, di entrambe le quali, ci auguriamo, ci si vorrà occupare durante l’Error Day. Un primo genere di errore, sicuramente il più diffuso, è quello da cui scaturisce un danno più o meno grave. È il classico errore che conforta il proverbio «sbagliando s’impara»: dalla bastonata ricevuta, cioè, si dovrebbe comprendere come comportarsi in futuro. Errori celebri di questa natura ve ne sono tanti: uno dei più famosi è quello commesso dal musicista inglese Tommy Moore, il primo bassista dei Beatles. Appassionato di pittura più che di musica, nel 1962 abbandonò i Fab Four per dedicarsi a tempo pieno ai pennelli. Quante volte avrà sbattuto la testa al muro, negli anni seguenti, tra la realizzazione di un quadro e l’altra? Alla medesima categoria appartiene la scelta fatta nel 1981 da un attore pur celebre come Tom Selleck, il quale, se avesse deciso altrimenti, non sarebbe forse stato identificato per il resto dei suoi giorni con il detective privato Magnum P.I. dei telefilm. A Selleck era stato proposto di interpretare Indiana Jones, ma lui, dicendosi «non interessato a fare l’archeologo in un film per ragazzini », non accettò. Davvero un gran fiuto, niente da dire.
Venendo a tempi più recenti, un errore grosso come una casa, frutto però non di una decisione sbagliata bensì di una sbadataggine e di una superficialità inquietanti, è quello che ha visto protagonista Marianna Madia, la quale a dicembre, in veste di responsabile del lavoro del Pd, si è recata dall’allora ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, nella convinzione di essere andata dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini. Una gaffe incredibile che ha però avuto un esito bizzarro. Anziché essere tenuta per sempre lontana da qualsivoglia ministero, la Madia un dicastero se lo è addirittura visto assegnare: il neo premier Matteo Renzi, infatti, ha stabilito di affidarle quello della Semplificazione. Speriamo che, contestualmente, le abbia anche riferito con chiarezza l’indirizzo.
Errori completamente differenti sono quelli associabili al concetto di serendipità. La serendipità è l’esperienza che consiste nello scoprire una certa cosa mentre se ne sta cercando un’al - tra. L’esempio più clamoroso di serendipità (il vocabolo deriva dall’antico nome persiano dello Sri Lanka, Serendip) è senza dubbio alcuno la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Il navigatore genovese, come chiunque sa, avrebbe voluto raggiungere le Indie e invece gli si parò dinnanzi un «nuovo», immenso continente. Anche la scoperta della penicillina, effettuata dal medico britannico Alexander Fleming alla fine degli anni Venti, fu il risultato di vari aggiustamenti di tiro susseguenti a una serie numerosa di errori. Una situazione che in ambito scientifico si presenta con grande frequenza e che in verità può essere considerata la norma. Non è sempre vero, dunque, che il perseverare nell’errore sia diabolico. Anche i proverbi possono sbagliare.