Fabio Monti, Corriere della Sera 27/2/2014, 27 febbraio 2014
NICCHI
& BRASCHI, LA STRANA COPPIA CON IL DONO DELL’INFALLIBILITÀ–
Anche se si considerano per definizione «i migliori del mondo», gli arbitri italiani hanno sbagliato, sbagliano e sbaglieranno ancora. Le regole che continuano a cambiare non aiutano, ma il problema è un altro. Mai come in questa stagione, i vertici arbitrali (Nicchi, presidente Aia, e Braschi, designatore di A) sembrano aver dimenticato che sono chiamati a offrire un servizio (ben retribuito) e dimostrato di essere i campioni del mondo dell’arroganza. Nel 2012, quando si discuteva della riduzione del numero dei consiglieri federali e si era parlato di sacrificare la componente Aia, Nicchi aveva urlato: «È una vergogna». Una frase da cartellino rosso. In tempi più recenti, Nicchi ha consigliato a Moratti, che aveva criticato l’arbitro Gervasoni (7 aprile 2013), «di lasciare il calcio, se non crede nell’onestà degli arbitri». Sugli stranieri: «Il calcio non mi diverte e non mi appassiona più; ci sono troppi stranieri, di cui non conosciamo la cultura, né la storia; ci sono giocatori di cui non si è mai sentito parlare e ce li ritroviamo in A. Dobbiamo trasmettere loro la cultura e il rispetto delle regole che magari nei rispettivi Paesi d’origine vengono applicate in modo leggero». Sull’ipotesi della Fifa di aprire all’uso della moviola a bordocampo: «Sarà la fine del calcio; dovremo dargli un altro nome».
Nicchi interviene su tutto e, come quando arbitrava, quasi sempre fuori tempo. Non richiesto, ha dato il benservito a Braschi con cinque mesi di anticipo, annunciando che a luglio non sarebbe stato riconfermato come designatore, dopo quattro stagioni, «perché le regole vanno rispettate». Oggi Braschi è come un allenatore a fine mandato e questo non sta aiutandolo in una fase così delicata della stagione, mentre si è già aperta la battaglia per la successione: l’erede naturale sarebbe Roberto Rosetti, ma Nicchi punta su Messina o Farina, perché hanno personalità meno ingombranti. Nel frattempo sta già lavorando per cambiare le norme in vigore e strappare un terzo mandato da presidente; ha azzerato l’opposizione nei Comitati regionali e non accetta posizioni in dissenso: «Chi non è con me, deve andarsene».
Braschi è in linea con il suo presidente, anche se i rapporti fra i due sono pessimi, con Nicchi che non perde mai l’occasione per un’invasione di campo verbale (e non solo). La sintesi dell’arroganza di Braschi è nella sua ultima uscita dialettica: «Quelle di Montella dopo Parma sono chiacchiere da bar». Una frase che un designatore non può dire di un allenatore. A ogni errore, Braschi, che sta cercando di ricollocarsi in un club a partire da luglio, snocciola dati e numeri di improbabili statistiche, dalle quali emerge che gli «arbitri italiani sono sempre i migliori del mondo». Un film di fantascienza.
Fabio Monti