Milena Gabanelli, Corriere della Sera 27/2/2014, 27 febbraio 2014
CONSOB SENZA COMMISSARIO, MA ASSUME L’UFFICIALE DI MARINA
Sergio De Felice, Vito Carella, Claudio Contessa, Giulio Castriota Scanderbeg, Bernhard Lageder sono consiglieri di Stato della sesta sezione; parte di quel potere di burocrati sempre presenti negli apparati dello Stato e di Governo che avvolge le istituzioni e «guida» il Paese. Ne parliamo oggi perché lo scorso 20 febbraio hanno emesso una sentenza definitiva sul caso di Gabriele Aulicino. Chi è costui? È un ufficiale di marina che nel 2011 aveva cominciato a frequentare la Consob per dare una mano al neopresidente Vegas e al neodirettore generale Caputi. Portava i desiderata di Vegas e Caputi a dirigenti e funzionari, aveva una email della Consob, una stanza e un computer e partecipava a riunioni per conto della Consob. Però non era dipendente della Consob; sulla carta era ed è ancora nella Marina Militare. Insomma il modello Bisignani già sperimentato alla presidenza del Consiglio dei ministri trovava un suo valido alter ego in Consob. Dopo oltre un anno di presenza e di concreta collaborazione arriva però il momento di assumerlo come dirigente, ovviamente a chiamata diretta senza concorso pubblico per riconosciuti meriti e competenze (quale ufficiale delle capitanerie di porto?). A luglio 2012 viene messo a capo dell’Ufficio Rapporti parlamentari e di governo, dopo aver ottenuto da Vegas e Caputi l’annullamento del concorso pubblico che Vittorio Conti, quando era presidente pro tempore della Consob, aveva voluto per individuare il capo di questo delicato Ufficio. Motivi dell’annullamento di questo bando: ci sono risorse interne. Aulicino «frequenta» infatti la Consob ed è quindi una risorsa «interna». Il sindacato autonomo Falbi fa però ricorso al Tar, e il Tar dice che non si può assumere Aulicino per fare il dirigente di quest’ufficio. Un attimo prima che in Consob si sappia degli esiti di questa sentenza, Aulicino chiede ed ottiene l’aspettativa; così da poter mandare a vuoto l’esecuzione della sentenza. Poco dopo Ugo Sposetti del Pd prova ad inserire l’emendamento Aulicino nella legge di stabilità in modo da poter far assumere in Consob l’ufficiale di marina nonostante la decisione del Tar. Insorgono sindacati, associazioni dei consumatori e qualche politico. Sposetti si difende e riconosce che Aulicino gli aveva chiesto questo favore, in fondo era il capo in pectore dell’ufficio rapporti parlamentari della Consob. Ma veniamo alla sentenza del Consiglio di Stato del 20 febbraio, che riabilita Aulicino e la sua assunzione in Consob dicendo che al più gli si potrà fare un procedimento disciplinare al suo rientro, in quanto non si può essere dipendenti della Consob avendo un altro lavoro in Marina. Ma se la legge istitutiva della Consob vieta ai dipendenti di aver un altro lavoro, come ha fatto allora Gaetano Caputi a diventare prima segretario generale, e poi direttore generale, dato che era membro della Commissione di vigilanza sugli scioperi e di quella sui reati valutari, professore della scuola superiore di economia e delle finanze oltre ad altri incarichi in società? Anche Francesca Amaturo è stata assunta come dirigente a capo del neocostituito Ufficio di Presidenza mentre è ancora impiegata del Ministero dell’Economia e delle Finanze; c’è poi Guido Stazi assunto di recente, sempre a chiamata diretta, come segretario generale, mentre è dirigente dell’Antitrust. Se per i sopramenzionati non è scattato nessun provvedimento disciplinare, allora non lo si dovrebbe fare nemmeno per Aulicino.
Ricordiamo al nuovo governo che l’autorità che vigila sulla correttezza e trasparenza di banche, società e mercati è da quasi tre mesi, di fatto, un organo monocratico, dove Vegas autocraticamente sta facendo il bello e cattivo tempo. È bello predicare che si combatte il capitalismo di relazione quando invece si fa tutto il possibile per farne parte. A metà dicembre, scaduto il commissario Michele Pezzinga, il governo Letta avrebbe dovuto immediatamente nominare il sostituto. Non lo ha fatto. Renzi dice di andare veloce, sappia allora che il minimo sindacale consiste nell’individuare in fretta un commissario, capace di mettere l’Autorità in grado di svolgere il suo ruolo di arbitro indipendente, perché oggi non lo è. Ad uno come Renzi forse si può e si deve chiedere di più. La legge prevede la possibilità di rottamare la Governance della Consob e ripartire da zero in situazioni come quella attuale, talmente anomala da aver generato innumerevoli contenziosi amministrativi, civili e penali da parte di sindacati e associazioni dei consumatori. Chissà se per una volta la politica arriverà su un ente dello Stato prima della giustizia come purtroppo non è avvenuto per l’Isvap e l’Inps.