Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 27 Giovedì calendario

PRESO «TRE PASSI», IL BORSEGGIATORE PIÙ VELOCE DEL METRÒ


Contate fino a tre. A ritmo regolare. Uno, due, tre. Ecco, il tempo che avete impiegato, circa un paio di secondi, bastava. Di certo si impiega di più per descriverli, i movimenti rapidi e studiati di questo borseggiatore ragazzino (16 anni) che da mesi appariva e scompariva nelle stazioni della metropolitana di Milano. Là, sul campo, tra mezzanini, scale e corridoi, s’è guadagnato il suo soprannome. «Tre Passi»: mai (o molto di rado) uno di più. Tre passi per rubare un portafogli. Dalle tasche o dalle borse. E poi alzare la testa e allontanarsi o confondersi tra la folla. Lo cercavano dal novembre scorso, gli investigatori della Polizia locale. Non sapevano come si chiamasse, ma avevano raccolto alcuni filmati delle telecamere di sicurezza del metrò con le sue azioni. Esatte, fulminee. Tutto in «tre passi». È stato fermato alle 4 di martedì pomeriggio, alla fermata Pasteur, linea 1, periferia Nord della città.
Nel filmato dell’11 novembre scorso i tre passi sono in salita: tre gradini. Scale di uscita, ragazza col cappello, borsa sulla spalla sinistra, distratta come di solito sono distratti tutti i passeggeri della metropolitana. La sequenza ha un ritmo serrato. Primo passo, avvicinamento. Secondo passo, mano che s’allunga. Terzo passo, portafogli tirato via.
Dai documenti in mano agli investigatori dell’Unità prevenzione reati predatori dei vigili, emerge una vicenda personale scarna: romeno, 16 anni, residenza in un campo a Sud di Milano, incensurato (fino all’altro ieri). Smilzo di corporatura, dopo il fermo è rimasto in silenzio; ora è al carcere minorile Beccaria. Pur con pochi dettagli, la storia di questo ragazzo dice però altro: molto giovane, «professionalità» altissima (frutto d’esperienza), nervi saldi. È stato educato, istruito. E infatti l’hanno segnalato sempre con altri tre, probabilmente maggiorenni: il più piccolo ruba, svuota il portafogli, lo butta in un cestino, passa il denaro a un complice (che, per età, se viene fermato rischia di più). «È sicuramente un contesto di piccola criminalità seriale — riflette Marco Granelli, assessore alla Polizia locale di Milano — gestito da persone adulte. È un tema complicato, ma bisognerà riuscire a intervenire per spezzare i legami all’interno dei quali questi adolescenti vengono sfruttati».
La scelta della vittima (più o meno distratta, per ragioni d’età o per comportamento; con una borsa più o meno esposta) è fondamentale per un borseggiatore. Lo sanno bene i vigili dell’Unità specializzata contro i furti in metrò, creata quasi un anno fa e guidata dal comandante Tullio Mastrangelo. Seguivano le segnalazioni su questo ragazzino che arrivavano dalle fermate Duomo, Cadorna, Centrale. L’altro pomeriggio l’hanno visto e seguito, a distanza, per qualche minuto. Lui era fermo. Gli è passata davanti una donna cinese, anziana; spingeva un passeggino con il nipote. Il ragazzo l’ha studiata per qualche secondo. Poi è scattato e l’ha agganciata. Uno, due, tre passi. I vigili l’hanno bloccato col portafogli in mano.
Gianni Santucci