Antonella Baccaro, Corriere della Sera 27/2/2014, 27 febbraio 2014
IL MODELLO SPAGNOLO, IL RUOLO DELLA CASSA E I DEBITI NON EMERSI
«La Cassa depositi e prestiti può aiutarci a sbloccare cifre che immaginiamo attorno ai 60 miliardi attraverso un meccanismo già utilizzabile con due emendamenti pronti». Così il premier Matteo Renzi ha annunciato un piano accelerato di rimborsi dei debiti della Pa, aggiungendo: «Vogliamo fare quanto fatto dalla Spagna, mettendo immediatamente in circolo 60 miliardi».
Ma a quale modello si riferisce Renzi? E come si arriva ai 60 miliardi di cui parla? Nel 2012 il governo spagnolo ha istituito un Fondo dotandolo di un capitale iniziale di sei miliardi di euro. Tale Fondo ha emesso un prestito, garantito dallo Stato, di 35 miliardi sottoscritto dai principali gruppi bancari spagnoli (e dalla Cdp spagnola), con scadenza a 5 anni e un tasso del 5,9%. Le Amministrazioni locali, su base volontaria, si sono indebitate a lungo termine con il Fondo per saldare i debiti commerciali e hanno trasmesso, dopo averlo pubblicato, l’elenco dei crediti al Ministero dell’Industria che lo ha girato alla Cdp spagnola che ha pagato materialmente i fornitori.
Come si vede lo schema è diverso da quello Bassanini-Messori che invece è già norma di legge, essendo contenuto del decreto Iva-Lavoro convertito ad agosto scorso e che quindi dovrebbe essere il «meccanismo già utilizzabile» con due emendamenti di cui parla Renzi. Quella norma stabilisce che solo i debiti di parte corrente della Pa, certificati, siano assistiti da una garanzia dello Stato. Le imprese fornitrici possono cedere il credito ad una banca o ad un intermediario finanziario con sconti non superiori al 2%. Avvenuta la cessione, l’amministrazione debitrice può negoziare con banche e Cdp «la ristrutturazione del debito» con un piano di ammortamento fino a 5 anni. Il decreto non lo dice esplicitamente ma, in caso di morosità, le banche possono cedere i crediti alla Cdp entro un tetto annuo, che il presidente della Cdp Franco Bassanini ha indicato in 3-4 miliardi. Per la copertura degli oneri determinati dalla garanzia viene costituito un Fondo. In caso di escussione della garanzia è attribuito allo Stato il diritto di rivalsa sugli enti debitori. La norma non è mai stata attuata perché il Tesoro procedette per il 2013 con il meccanismo che aveva avviato a giugno e che ha portato alla messa in disponibilità di 24,3 miliardi.
Quanto ai 60 miliardi di cui parla Renzi. Posto che i 24,3 del 2013 sono stati già messi a disposizione e che per gli altri 22, in pagamento nel 2014, il Mef ha già avviato le procedure, al momento lo stock dei debiti arretrati emerso dal confronto con Regioni e enti locali sarebbe per il Mef praticamente esaurito. Pur ammettendo che si adotti per i 22 miliardi del 2014 il nuovo meccanismo, all’appello ne mancano 38. Renzi si riferisce a quelli mai emersi fino al 2012 o a quelli accumulatisi nel 2013? Al momento non è chiaro.