Fa.Ro., il Messaggero 27/2/2014, 27 febbraio 2014
LA RICETTA: VENDERE BENI E TAGLIARE LE SPESE
LE STRATEGIE
La ricetta era già contenuta negli emendamenti al decreto Salva-Roma, in particolare nelle norme proposte dalla senatrice Linda Lanzillotta (Scelta civica): cessione sul mercato di quote sempre più ampie delle aziende municipalizzate e partecipate (in primis Atac, Ama e Acea), riduzione del costo del personale, tagli strutturali alla spesa. Una ricetta che Ignazio Marino ha finora sempre rifiutato con forza. E adesso? Con lo stop al Salva-Roma, l’ombra del dissesto e un bilancio 2014 che, nella migliore delle ipotesi, non arriverà prima dell’estate (la scadenza sarà posticipata al 30 giugno), si pone il problema di affrontare in maniera strutturale il disavanzo del Campidoglio.
L’esigenza, in realtà, era già contenuta nelle norme del decreto in decadenza, che imponeva all’amministrazione comunale la preparazione di un piano di rientro triennale da verificare passo dopo passo con il governo, con un metodo analogo a quello utilizzato per le Regioni con forti deficit nella sanità (Lazio in primis). Ma gli sviluppi della situazione rendono sempre più indifferibile quest’esigenza.
LE AZIENDE
Il primo passo per mettere in sicurezza la macchina amministrativa di Roma Capitale riguarda la gestione delle aziende municipalizzate e partecipate: realtà che spesso (come nel caso di Atac e Ama) continuano a immergersi nel rosso di bilancio, offrendo di contro ai cittadini servizi sempre peggiori. Ignazio Marino, a inizio consiliatura, aveva rispolverato l’idea della holding, che poteva innanzitutto portare a un consistente risparmio fiscale, razionalizzando nel contempo la gestione delle aziende. Ma alla base c’è un nuovo principio: le aziende vanno gestite con criteri manageriali. Dall’apertura al mercato, con la cessione di quote sempre maggiori ai provati, all’utilizzo più razionale del personale. All’Atac si sta trattando sull’utilizzo degli impiegati con funzioni di supporto al personale che opera sul servizio, e da marzo potrebbero arrivare i contratti di solidarietà per gli amministrativi dell’azienda di via Prenestina.
E questo potrebbe essere soltanto l’inizio di un processo più lungo, e dagli esiti imprevedibili: alcuni emendamenti al Salva-Roma, tra cui quello presentato dalla Lanzillotta, parlavano esplicitamente di «licenziamenti per motivi economici».
I DIPARTIMENTI
Ma il risanamento non può non passare anche per il cuore della macchina di Palazzo Senatorio, ossia i dipartimenti capitolini. Qui c’è bisogno di tagli drastici e strutturali, per tentare di ridurre stabilmente il costo dell’amministrazione senza punire troppo i servizi, spesso già carenti, per i cittadini: dalle politiche sociali al trasporto pubblico, dagli asili al decoro urbano. Su questo, però, pesa come un macigno il costo del personale, superiore a 1.100 milioni di euro annui per i circa 25 mila dipendenti diretti del Comune di Roma. Per colmare il disavanzo, poi, resta sempre la leva fiscale: dall’addizionale Irpef alla Tasi. Ma sarebbe sicuramente la soluzione meno gradita dai cittadini.
Fa.Ro.