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 2014  febbraio 26 Mercoledì calendario

PERISCOPIO


Vespa c’è rimasto male perché Renzi ha firmato il contratto con gli italiani in Senato e non a Porta a Porta. Non c’è più rispetto per le istituzioni. Il Rompi spread. MF.

Se Renzi è il meglio che abbiamo, pensa agli altri? Jena. La Stampa.

Renzi fa jogging, va a messa, si carica l’auto da solo e cammina sulle acque? Matteo Salvini, segretario Lega Nord, a Radio Anch’io.

Siamo qui sulle punte. Dopo i nani, finalmente il governo delle ballerine. Maurizio Crippa. Il Foglio.

«Il governo delle facce nuove» (La Stampa). «Più donne e giovani» (Corriere). «La nuova generazione». «Le signore della competenza» (la Repubblica). «I due partiti maggiori? stanno compiendo un atto coraggioso. Sanno che, per loro, questa è l’ultima chiamata. Sanno che non possono fallire» (Pigi Battista, Corsera) «Questa è l’ultima spiaggia della Penisola: più in là, c’è solo il mare in tempesta e un azzardo pericoloso? L’Italia ha voglia di novità. È primavera. Bisogna cambiare aria nelle stanze e nel cervello» (Beppe Severgnini, Corsera). «L’Italia, paese considerato gerontocratico, fa un salto in avanti inatteso e si colloca all’avanguardia in Europa» (Aldo Cazzullo, Corsera). «Il risultato corrisponde pienamente all’impegno preso? con una presenza femminile mai verificata prima? Se i fatti corrisponderanno alle parole, molte sofferenze saranno lenite e molte speranze riaccese (Eugenio Scalfari, Repubblica). Ecco, questo erano i commenti di dieci mesi fa sul governo Letta. Marco Travaglio. Il Fatto.

Il Maalox, citato da Giuliano Ferrara come antidoto alla nausea di molti nei confronti delle giovani e dei giovani renziani al governo, in realtà cura l’acidità di stomaco e non la nausea. Il che mi pare ancor più appropriato. Chicco Testa. Il Foglio.

Una volta ho criticato ciò che ha scritto uno del M5S. Mi hanno mandato una busta con delle scie chimiche. Spinoza. Il Fatto.

Dilaga il Renzi Style. Jeans, sneakers, felpe, giubbotti. Ma anche, quando è il momento, abito nero, camicia bianca e cravatta molto scura e scarpe nere. Easy, practical and nice. Carlo Rossella. Il Foglio.

La frase intimamente più applaudita è stata «vado alla conclusione». (@Tommasolabate, via Twitter, a proposito del discorso di Renzi a Senato per la fiducia).

Li smentirà tirando diritto per una strada che sa bene qual è. Ha dimostrato di conoscerla negli incontri già operati, nei confronti sollecitati, nei consigli da lui richiesti fuori dai vecchi schemi, alla larga dal solito, piccolo establishment. Sostengono, gli infami, che l’Amorazzo nostro (Renzi, ndr) si sia messo nelle mani di De Benedetti da un lato e di Giavazzi per l’altro. Non è vero. Ha incontrato Barricco, ieri ha incontrato Gino Strada, ha chiesto a Mentana, ha visto Carlo Rossella, ha consultato Diego Dalla Valle. Solo ieri. E domani, Moira Orfei. Andrea’s version. Il Foglio.

Se fallisce Grillo, finisce il tentativo di gestire con gli strumenti parlamentari un dissenso di massa quale non si era mai visto. Ma, se fallisce Renzi, si esaurisce l’ultima speranza di restituire un minimo di credibilità a una politica mai così sputtanata. E allora per Grillo si aprirebbero le più vaste praterie. Antonio Padellaro. Il Fatto.
«Perché quello abbaia così?». «Prima delle dirette streaming, Casaleggio lo tiene a digiuno». Vignetta di ElleKappa. la Repubblica.

All’inizio della crisi emerse, tra gli economisti, il partito dei minimalisti. Tra questi si distinse Guido Tabellini, allora rettore della Università Bocconi, che condusse e concluse un lungo dibattito sul Sole 24 Ore con queste parole: «Come sarà ricordata questa crisi nei libri di storia economica? Come una crisi sistemica e un punto di svolta, oppure come un incidente temporaneo (sottolineatura aggiunta) e presto (sottolineatura aggiunta) riassorbito, dovuto a una crescita troppo rapida dell’innovazione finanziaria? Se guardiamo alle cause della crisi, e alle lezioni da trarne, la risposta è senz’altro (sottolineatura aggiunta) la seconda. In estrema sintesi la crisi è scoppiata per via di alcuni specifici problemi tecnici riguardanti il funzionamento e la regolamentazione dei mercati finanziari ed è stata acuita da una serie di errori commessi durante la gestione della crisi». Marco Vitale. Il Fatto.

Noi italiani ci facciamo fregare su tutto, altro che. Un esempio? Prenotiamo un hotel a Milano e il sito è americano, call center in Oriente. Ma vi rendete conto? Altro che start up, qui si è tornati indietro a prima del Medioevo, quando almeno gli osti e gli albergatori toscani inventarono le stelle da affiggere sul portone, un sistema che detta ancora legge nel pianeta. Nessuno oggi fa l’infermiere, il fioraio, il benzinaio di notte, il pizzaiolo e potremmo continuare all’infinito. Grandi progetti e piccoli mestieri sono stati delegati agli immigrati. Le nuove imprese di ristrutturazione degli immobili (un business che a Roma ha mantenuto un sacco di famiglie) sono interessati ai romeni ex manovali. I nostro ragazzi migliori si accontentano, è terribile dirlo, di fare i camerieri laureati a Londra o a Miami. Barbara Palombelli. Il Foglio.

Certo che sento il peso del flop elettorale nelle elezioni regionali sarde che però è un flop aritmetico e non politico. In cinque anni il centrosinistra ha smarrito 65 mila voti mentre Cappellacci, leader del centrodestra ne ha persi 165 mila. Noi, sette mesi fa non esistevamo, siamo partiti in 300 e siamo arrivati in 76 mila. Allora, chi ha perso? Me lo dica lei. E poi abbiamo dovuto combattere con una legge liberticida e anticostituzionale che premia partitini con un decimo dei nostri voti purché si intruppino col Pd o con Forza Italia. Cioè nel sistema. Con queste leggi elettorali la democrazia, mi creda, se la passa male. Michela Murgia, scrittrice, candidata alle elezioni sarde. La Stampa.

Il giornalismo è un mestiere inutile di cui non si può fare a meno. Enzo Magrì in Guerre di carta, Pietro Macchione editore.

Letta avrebbe dovuto capire che quando ti sparano tutti addosso dal tuo stesso partito, devi dimetterti senza fare tante storie. Subito. Paolo Cirino Pomicino. Il Giornale.

Berlusconi non è più l’uomo di allora. È un signore invecchiato, pieno di acciacchi politici e giudiziari, come senatore è decaduto e, soprattutto, non può essere candidato a nessun incarico pubblico. Giampaolo Pansa. Libero.

Posso rinunciare a tutto, meno che all’abuso dei miei privilegi. Roberto Gervaso. Il Messaggero.