Visto Tv 18/2/2014, 18 febbraio 2014
IL PEGGIO DEL PEGGIO LA PANCIA DI PARAGONE, L’ODORE DI CARLO CONTI, IL SENSO DI SANTORO E BRIATORE PER IL CAFONAL
Cellulite «Tutto si paga nella vita. La Sacher con la cellulite. Clooney con Elio che parla di baseball» (tweet di Guia Soncini durante la puntata di Che Tempo che fa con ospiti tra gli altri Clooney ed Elio).
Pancia «Quando seguo La gabbia, il talk show de La7 ispirato ai peggiori bar di Caracas, sto male perché mi dispiace non poco vedere a che bassezze linguistiche può arrivare un programma, quando si dà sfogo agli istinti più bassi, alla famosa “pancia” del Paese, alle frustrazioni dei partecipanti. Quando seguo La gabbia penso che il conduttore Gianluigi Paragone fino a poco tempo fa era un fervido leghista e adesso corteggia da vicino i grillini, alimenta l’antipolitica; niente di male, ma il populismo non ha mai creato buona tv» (Aldo Grasso, Corriere della Sera).
Agitati «I personaggi più agitati in tv rimangono i conduttori di talk populisti, quelli che se domani per un puro caso le cose ricominciassero a girare si troverebbero di fronte al vuoto assoluto esistenziale. A ogni accenno di ipotesi di ripresa economica o che, si precipitano con dichiarazioni o su Twitter a smentire e rilanciare lo stato miserevole del paese» (Curzio Maltese, la Repubblica).
Carabiniere «Carlo Conti è il trionfo del vintage, tutto un susseguirsi di proustiane madeleine. Il profumo di buon tempo andato, di si stava meglio quando si stava peggio, di infantili paradisi perduti. I direttori di Raiuno passano, i riferimenti politici pure, ma lui resta, nei secoli fedele come un carabiniere. Chissà se non gli viene mai voglia di fare qualche polemica, di protestare. Lui dice che detesta arrabbiarsi. “Voglio stare tranquillo.
Quindi prevengo i motivi di irritazione”» (Alessandra Comazzi, La Stampa).
Padrone «A furia di inseguire estri moderni questi della real-tv sono tornati a cose tipo il filantropismo e al vogliamoci bene tra ricchi e poveri, con ampia spruzzata di celentanismo. Altro non è Boss in incognito, genere indefinibile (si leggono cose tipo “social-reality”). Acchiappo emotivo garantito e pazienza se là fuori i padroni prendono gli operai in blocco e dimezzano stipendi. Di trasgressioni nemmeno l’ombra e la morale è: signor padrone, quando pensi a te pensa – pausa – anche un po’ per me» (Antonio Dipollina, la Repubblica).
Sterco «Wojtila chiamò in diretta Bruno Vespa, Papa Francesco l’altra sera poteva chiamare Flavio Insinna e farsi passare il concorrente dei Fatti tuoi, don Marco, parroco a Collevecchio. Si aprono nuovi orizzonti per le carriere ecclesiastiche. Il denaro non è più lo sterco del diavolo, come sostenevano i frati di clausura nel Medioevo» (Massimo Tosti, ItaliaOggi).
Populisti «Forse altri se ne saranno accorti prima, arrivo sempre un po’ in ritardo, ma ora non ho più dubbi: Santoro e Briatore sono della stessa pasta. Due populisti di successo. Si accompagnano a belle donne, a un soddisfatto accenno di pinguedine, tendenza cafonal (più evidente in Flavio), tendenza noia (più evidente in Michele). Potrebbero anche scambiarsi i ruoli e nessuno se ne accorgerebbe» (Aldo Grasso, Corriere della Sera).
Fumo «Sembra che non abbia ambizioni di passare alla storia, questo Tredicesimo apostolo. Gli basta, più ragionevolmente, passare allo share, che a quanto pare ripaga una serie dove l’Impossibile impera a tutto campo. E allora evviva, celebriamo chi la sera ci fa pensare ad altro. Anche se quest’altro ha la consistenza del fumo fuori dalla finestra» (Riccardo Bocca, l’Espresso).