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 2014  febbraio 27 Giovedì calendario

BERLINO —

L’Europa non ha bisogno di un Parlamento stabile. Sembrano pensarla così i giudici di Karlsruhe che hanno bocciato lo sbarramento del tre per cento previsto dalla legge elettorale tedesca per il voto del 25 maggio. Via libera dunque anche alle formazioni minori, dai neonazisti della Npd ai Pirati, dai Freie Wähler, (i «liberi elettori» bavaresi che vogliono i referendum in salsa svizzera ) agli anti euro di Alternativa per la Germania. Cinque contro tre, i togati vestiti di rosso hanno deciso. Non facendosi condizionare dal timore di una frammentazione che potrebbe rendere ingovernabile l’Assemblea di Strasburgo. La tesi della Corte costituzionale tedesca è chiara, ed a spiegarla è stato il suo presidente, Andreas Vosskuhle. «La clausola di sbarramento — ha detto — viola il principio dell’eguaglianza del voto e delle pari possibilità per i partiti». È evidente che tutto questo ha una sua logica. Ma va anche segnalata la legittimazione di un doppio standard nelle regole per l’elezione del Parlamento nazionale (in Germania i partiti devono ottenere il cinque per cento) e di quello europeo, come se quest’ultimo non fosse un’istituzione fondamentale, che va ulteriormente rafforzata, nella governance dell’Unione. Non a caso per la prima volta quest’anno saranno gli eurodeputati ad esprimere, con la maggioranza che uscirà dal voto, il candidato alla presidenza della Commissione. Rimane un’osservazione da fare. Nella maggioranza dei Paesi, la soglia di accesso non è prevista. In otto nazioni è al cinque per cento. Nel 2009 l’Italia l’ha fissata al quattro. È ancora possibile questa disomogeneità, quando quello che viene insediato è il Parlamento di tutti? Nessuno sembra in grado di rispondere a questa domanda. Tanto meno i giudici di Karlsruhe.