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 2014  febbraio 25 Martedì calendario

ABBIAMO VISTO


QUEI BRAVI RAGAZZI CON I BRACCIALETTI ROSSI CHE HANNO SPEZZATO IL CUORE A TUTTI
Un braccialetto rosso, un cinturino con nome e gruppo sanguigno che il paziente riceve quando si sottopone a un intervento, ma soprattutto un simbolo, quello di un gruppo di ragazzi che si ritrovano a condividere dolori e sofferenze, ma anche amori e amicizie. Anzi, paradossalmente, i secondi hanno la prevalenza sui primi. Quello che viene fuori non è il racconto di una malattia, ma di una speranza. È questa la trama di Braccialetti rossi, la serie in sei puntate partita su Raiuno domenica 26 gennaio, prodotta dalla Palomar di Carlo Degli Esposti e da Rai Fiction, per la regia di Giacomo Campiotti: le vite di sei ragazzi, tra gli 11 e i 17 anni, si incrociano tra le corsie di un ospedale. Sembrano segnati da un destino crudele, il cancro, l’anoressia, il coma, ma non si lasciano abbattere e trovano un modo per stare a galla. E il modo è formare un gruppo, perché il rosso non è solo il colore del sangue, ma anche quello dell’amore e dei legami forti. Nel corso delle puntate (il finale di stagione andrà in onda domenica 2, alle 21.30), abbiamo imparato a conoscere Leo, il Leader, e Vale, il Vice-leader, il primo più espansivo e dalla simpatia travolgente, il secondo più riflessivo e pacato, entrambi malati di tumore e senza una gamba ed entrambi innamorati di Cris, la Ragazza, che soffre di anoressia; Toni, il Furbo, ragazzino frizzante e allegro, caduto mentre guidava una moto più grande di lui; Davide, il Bello, dal carattere difficile e scontroso e alle prese con un problema cardiaco; e soprattutto Rocco, la voce narrante della fiction, in coma da otto mesi dopo un brutto incidente in piscina. Lui è l’Imprescindibile, quello senza il quale tutto il gruppo non avrebbe senso. Nella quarta puntata, purtroppo, abbiamo assistito a un evento tragico, la morte di Davide, in seguito a un intervento al cuore molto rischioso. Il Bello ha lasciato il gruppo, almeno fisicamente, ma non è detto che più avanti non lo vedremo ancora, magari sotto altre “forme”. L’idea della fiction non è nuova. Si ispira a una serie catalana di gran successo, Polseres Vermelles, tratta dal romanzo autobiografico di Albert Espinosa, uno degli scrittori, registi e autori spagnoli più conosciuti. La storia è piaciuta tanto non solo in patria, ma anche oltreoceano. Steven Spielberg, infatti, che in materia se ne intende, ne ha acquistato i diritti per gli Usa, dove la serie sarà prodotta da Fox con il titolo di The red band society. Nel suo romanzo, Espinosa si lancia in un’impresa che sembra impossibile, mettere insieme, nella stessa frase, nello stesso racconto, nella stessa scena, le parole «cancro» e «felice». Esperimento evidentemente riuscito, visti i numeri del libro e della fiction non solo in Spagna, ma anche da noi (oltre sei milioni di spettatori circa a puntata), dove Braccialetti rossi si distingue anche per altri due motivi: l’aspetto social, intento chiaramente rivolto ad avvicinare un pubblico più giovane, e la colonna sonora. Oltre a brani di cantanti gettonati quali Laura Pausini, Tiziano Ferro, Emma Marrone, Vasco Rossi ed Emis Killa, saltano agli occhi, o sarebbe meglio dire alle orecchie, anche nove canzoni inedite, firmate da Niccolò Agliardi, tra cui la scaricatissima Io non ho finito.