Niccolò Campriani, la Repubblica 26/2/2014, 26 febbraio 2014
I SEGRETI DEL PALLONE MONDIALE IL PIÙ RUVIDO E LEGGERO DI SEMPRE
«La palla non è sempre rotonda, a volte c’è dentro il coniglio », disse un giorno Giovanni Trapattoni. Sebbene il vecchio Trap sia famoso per le frasi bizzarre e non per le sue conoscenze di aerodinamica, bisogna ammettere che in quelle sue parole c’è più di un fondo di verità. Chiedetelo ai portieri degli ultimi Mondiali in Sudafrica alle prese con lo Jabulani, un pallone «orribile », «imprevedibile» o persino «da spiaggia», a detta di Buffon e Casillas. Polemiche antiche, a pensarci oggi. Che però torneranno d’attualità ai primi rimbalzi del Brazuca, l’avveniristico pallone studiato dall’Adidas per i Mondiali brasiliani. Un dibattito inevitabile, che rischia però di essere inquinato da considerazioni emotive, alla prima papera.
Ecco allora, per tempo, un confronto “tecnico” tra lo Jabulani e il Brazuca, che aiuterà a fare chiarezza. Come per due lottatori prima di uno scontro, iniziamo dal peso. Il Brazuca segna 437 grammi contro i 440 dello Jabulani. Entrambi rientrano nel range imposto dalla Fifa (da 420 a 445 grammi). E questo per smentire le accuse allo Jabulani, che lo volevano incontrollabile perché troppo leggero. Entrambi sono prodotti con la tecnica della termosaldatura, un processo che ha permesso agli sviluppatori di abbandonare il classico design fatto di pentagoni e esagoni (32 pannelli) imposto dalla cucitura a mano. Ma più le forme e le composizioni dei nuovi pannelli sono diventati accattivanti e più il loro numero è diminuito: il Teamgeist (2006) contava 14 pannelli, lo Jabulani 8 e il Brazuca soltanto 6. Questa progressione ha prodotto palloni con vaste aree lisce e con una quantità sempre minore di giunture tra pannelli. E però, i solchi di giuntura di un pallone, così come le fossette di una pallina da golf, giocano un ruolo molto importante sull’aerodinamica. Una superficie uniformemente irregolare fa sì che il flusso d’aria intorno alla palla in movimento sia più caotico e ciò, nel caso specifico di una sfera, riduce drasticamente la resistenza dell’aria. Proprio la disposizione troppo diradata e non omogenea dei solchi di giuntura nello Jabulani è stata la causa principale delle traiettorie ingannevoli. Il principio è lo stesso di una knuckle ball nel baseball, il curioso lancio con spin lento e traiettoria ondulata: a seconda dell’orientamento, la palla mostra al vento porzioni di cuciture sempre diverse e ciò comporta sbandamenti laterali e improvvisi.
I fisici della Nasa, interrogati dall’Adidas sul “mistero Jabulani” hanno spiegato che, secondo i loro calcoli, quella palla tendeva a deviare tra i 70 e gli 80 km/h, la velocità dei calci piazzati di distanza ravvicinata (come Buffon e Casillas avevano capito senza calcoli). Una lezione di cui i progettisti hanno fatto tesoro. Dopo due anni e mezzo di test hanno così presentato un pallone con un rivestimento rivoluzionario: una superficie ‘ruvida’, composta da tante microscopiche protuberanze, che al tatto fanno somigliare il Brazuca a una palla da basket, ma che di fatto vanno a controbilanciare l’esiguo numero di cuciture. Ciò dovrebbe garantire non solo tiri “puliti” ma anche un ottimo grip e su scarpini e guanti. Insomma, come direbbe il Trap: «Stavolta niente conigli».
Niccolò Campriani è olimpionico di tiro a segno e Sports engineer