Roberto Mania, la Repubblica 26/2/2014, 26 febbraio 2014
BERLUSCONI MI HA TELEFONATO E NON VI DICO PER CHI HO VOTATO
[Federica Guidi]
«Lo sa che sto sicuramente battendo un record? Il governo ha appena ottenuto la fiducia e contro di me sta arrivando la prima mozione di sfiducia individuale presentata dai Cinque Stelle». Federica Guidi, neo ministro dello Sviluppo economico, è seduta alla scrivania del suo grande ufficio al primo piano del ministero di Via Veneto. Non attende nemmeno la prima domanda per parlare del suo caso.
Già, ma non poteva che essere così dati i suoi potenziali conflitti di interesse. Non l’aveva messo in conto?
«Guardi, le voglio dire le cose come stanno. Le voglio rispondere di “pancia”».
Lo faccia. Resta il fatto che le cose sono semplici: l’azienda della sua famiglia, la Ducati Energia, non solo opera in settori di competenza del ministero di cui lei ora ha la responsabilità ma ha anche numerose commesse con aziende pubbliche, Enel, Terna, Poste, Ferrovie oltre a diversi Comuni e società municipalizzate. Lei non vede il conflitto di interessi?
«Non c’è nessun conflitto di interessi, né dal punto di vista tecnico, né sotto il profilo delle opportunità. L’azienda della mia famiglia ha cambiato costantemente pelle negli ultimi dieci anni. In questi anni non abbiamo mai chiuso un bilancio in rosso. Io non sono mai stata azionista e fino a sabato scorso ero un dirigente con uno stipendio di 4.300 euro al mese».
Ora è il ministro che può favorire l’azienda di suo padre. Questo è il problema.
«L’Italia rappresenta per la Ducati Energia meno di 20 milioni di euro di fatturato su un totale consolidato di 147 milioni. E in Italia ha clienti come Enel o Ferrovie ma anche privati ».
Si rende conto che molto delle sue decisioni avranno un impatto diretto sull’attività della sua famiglia?
«La Ducati vende le stesse tecnologie all’Enel come al Mev che è un ente elettrico del Kuwait. Partecipa alle gare internazionali dove ci sono concorrenti di tutto il mondo. Non c’è alcuna connessione. E poi mi sono dimessa da tutti gli incarichi».
Anche Berlusconi si dimise. Ma non è un bel precedente.
«Posso rispondere solo per quello che faccio io».
Ha conosciuto Delrio quando la Ducati fece l’accordo per la fornitura ai Comuni delle biciclette elettriche?
«Anche questo è un misunderstanding. Ho conosciuto Delrio quando ero presidente dei Giovani industriali dell’Emilia Romagna e lui sindaco di Reggio Emilia. L’accordo di cui parla era tra l’Anci e il ministero dell’Ambiente, la Ducati ha solo fornito le biciclette».
La Ducati Energia è un’azienda che ha molto delocalizzato. Come potrà chiedere agli imprenditori di restare in Italia?
«Io ho sempre parlato di multilocalizzazione non di delocalizzazione. Se non l’avessimo fatto non saremmo riusciti a difendere l’occupazione. Oggi la Ducati ha 800 dipendenti di cui 250 in Italia. Non abbiamo mai licenziato nessuno. Ma se non avessimo accettato la sfida della globalizzazione noi, come altri, avremmo rischiato di morire. Questo è il mondo».
Il sottosegretario Delrio ha annunciato che su alcune sue decisioni in odore di conflitto di interessi vigilerà palazzo Chigi. Ne avete parlato?
«No».
E Renzi le ha detto qualcosa dopo le polemiche sulla sua nomina?
«Mi ha detto di lavorare e di stare tranquilla. “A me interessa che tu lavori”, mi ha detto».
La Ducati ha crediti nei confronti della pubblica amministrazione?
«No».
Che rapporto ha lei con Berlusconi?
«Quando ero presidente dei Giovani ho incontrato tutti. Tra questi anche Berlusconi. Che avrò visto una decina di volte, non di più».
Si da del tu o del lei con Berlusconi?
«Del lei. Io non sono mai stata ad Arcore».
Il Cavaliere a proposito della sua nomina avrebbe detto: “Ho un ministro pur stando all’opposizione”. Che ne pensa?
«Non mi interessa quello che avrebbe detto. È vero che Alfano, non Berlusconi, mi propose di candidarmi ma io dissi di no. Con Alfano sono amica, come con Enrico Letta».
Manterrà la delega alle Comunicazioni?
«Non lo so. Deciderà il Consiglio dei ministri».
Cosa ha votato alle ultime elezioni?
«Non glielo dico».
Ha partecipato alle primarie del Pd?
«No».
Ha sentito Berlusconi dopo la nomina a ministro?
«Sì, mi ha chiamato, come tanti altri, per dirmi “in bocca al lupo”».
Squinzi, il presidente della Confindustria, l’ha chiamata?
«No. Non frequento più Confindustria».
Perché ha accettato l’offerta di Renzi per fare il ministro?
«Perché mi piace l’idea. Sento il peso della sfida ma ho accettato istintivamente di seguire Renzi».
Cosa le piace di Renzi?
«La sua capacità di semplificare, di sdrammatizzare».
Un politico che possa rappresentare un modello per lei?
«Matteo Renzi. Mi pare un politico diverso da quelli che ho incontrato nella mia precedente attività».