Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 26 Mercoledì calendario

VOLI LOW COST E FACEBOOK: COSÌ LAVORA AL QAEDA


Andare a combattere la guerra santa non è mai stato così facile. Gli esperti la chiamano «EasyJet Jihad» ed è l’ultima trovata dei gruppi islamisti per entrare in Siria da una qualsiasi città europea su voli low cost. Basta prenotare un volo diretto per Ankara o Adana o Gaziantep e poi prendere un pullman per avvicinarsi al confine con la Siria. I giovani partiti dall’Europa sono diverse migliaia, in particolare da Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Spagna e anche Italia.
«Jabat al Nusra, Isis o Ahrar al-Sham, sono tra le mete più ambite. Per questo non mancano al confine decine di agenzie di intelligence che provano a entrare in questi gruppi da infiltrati», rivela Lorenzo Vidino, esperto di terrorismo islamico e membro del Center for security studies di Zurigo.
Anche il processo di arruolamento è cambiato, in parte. Non più solo moschee fai da te che concorrono all’indottrina mento o campi di addestramento in Afghanistan per reclutare nuovi adepti ma la rete internet a fare da culla alla formazione di Al Qaeda. È il «linkage» che per imporre il callifato islamico fondato sulla sharia, conduce programmi di affiliazione servendosi della tecnologia web per entrare in contatto sulle chat con alcuni predicatori radicali. Su Facebook, ad esempio, nel 2008 il ventiquattrenne Giuliano Delnevo, convertito all’islam con il nome di Ibrahim, pubblicava immagini, post e video sul fondamentalismo prendendo come immagine di riferimento AbdAllah Yusuf al-Azzam, l’integralista al quale si ispirò Osama bin Laden. “Liguristan Tv” è il nome del suo canale Youtube sul quale carica video, legge e commenta le sure del Corano, posta lezioni del teologo Muhammad Zakariya Kandhalawi, scaglia invettive contri i «criminali» infedeli.
Anas el Abboubi nasce in Marocco nel 1992. Arriva in Italia quando ha sette anni. Vive in un paesino a nord di Brescia, in una famiglia relativamente ben integrata. Nel settembre 2011 Anas fonda il gruppo Sharia4Italy. E invia costantemente link di siti jihadisti agli amici. Nel 2013 la Digos lo arresta ma un mese dopo il rilascio disposto dal Tribunale del riesame di Brescia, Anas è in Siria. Apre una pagina Facebook con il nome di Anas al-Italy, Anas l’italiano, visibile a tutti. Secondo la giustizia belga, Faycal Yamoun, alias Abou Faris, leader del movimento Sharia4Belgium, proprio in rete avrebbe reclutato decine di giovani di Anversa contro il regime di Damasco. Lunedì scorso muore combattendo in Siria.
Abou Mohamad, siriano, racconta in un’intervista alla rivista belga Levif, di avere sentito parlare dei nuovi mujaheddin venuti dall’estero, molto ben organizzati e adeguatamente finanziati. In poche settimane, attratto dal falso mito di questi combattenti, va a Raqqa liberata dai ribelli per prestare fedeltà. Soltanto dopo avere sostenuto un esame sulla sua fede islamica viene affiliato ad un gruppo di estremisti. Ma Abou Mohamad rimane subito sorpreso nel constatare che la maggior parte erano inglesi e francesi con cui era difficile anche comunicare. Quando arriva la promozione al grado di kamikaze e inizia l’addestramento per diventare un martire, alcuni aspetti legati alla leadership del movimento lo spingono a riflettere sul suo ruolo e quello delle organizzazioni islamiche. A metà dicembre, quando arriva l’ordine di eseguire un attentato kamikaze contro lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, l’altro gruppo jihadista attivo nel Paese, Abou Mohamad capisce che non è lì per combattere una guerra santa contro Assad ma una guerra di potere tra due gruppi contrapposti.
Senza più guerra santa e infedeli da combattere non resta più niente. Mohamad sceglie di fuggire in Turchia mentre la guerra civile in Siria assume sempre più i contorni di una lotta per l’egemonia tra jihadisti.