Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 26 Mercoledì calendario

IL CICLONE TWITTER SEDUCE LA POLITICA


IL FENOMENO
Durante queste giornate cruciali per l’evoluzione della situazione politica nazionale, Twitter si è imposto definitivamente sulla scena mediatica, diventando ormai uno strumento istituzionalizzato. Giornalisti, politici e cittadini hanno scrutato le mosse di Matteo Renzi anche attraverso i cinguettii che hanno scandito tutti i passaggi di una fase molto delicata.
«Il premier ha una passione smisurata per Twitter ed è in possesso di una cultura digitale - dice Sara Bentivegna, docente di Comunicazione politica e New media presso l’università Sapienza -. Questa piattaforma rispecchia il suo stile d’azione. Con lui assumerà ulteriormente una centralità, e vedremo come adatterà una comunicazione così sintetica ai complessi impegni di governo». E gli utenti contraccambiano l’interesse facendo registrare numeri da record: il debutto al Senato ha generato 151mila conservazioni con 47200 persone diverse; durante il discorso il picco massimo alle 15.18 è stato di 706 tweet. Twitter rappresenta però una rivoluzione ancora a metà per la politica italiana. Se nel febbraio di tre anni fa la percentuale di parlamentari che cinguettava risultava appena del 5%, oggi è difficile trovarne qualcuno sprovvisto di account. Ma davvero sono diventati così social? «L’internettizzazione dei nostri politici è cambiata significativamente sul versante della quantità, ma non sempre su quello della qualità: permane l’assenza di strategie per l’interazione e il coinvolgimento dei cittadini», afferma l’autrice di Parlamento 2.0.
L’utilizzo dei social network è orientato sempre al classico modello broadcast con una comunicazione verticale. La campagna elettorale 2013 ha segnato comunque una svolta storica con l’irruzione di Twitter e la crescente integrazione tra il sistema dei media mainstream, la politica e la Rete. Il nuovo volume collettaneo, curato da Bentivegna, La politica in 140 caratteri (Franco Angeli, 220 pagine, 29 euro) restituisce l’istantanea di un’occasione ancora da cogliere pienamente e di un processo di evoluzione tumultuoso.

AUTOREFERENZIALITÀ
Dall’analisi emerge un dato esemplificativo: nell’arco temporale considerato (8-21 febbraio 2013) dei circa 61mila tweet rivolti da potenziali elettori ai leader di coalizione o movimento (Berlusconi, Bersani, Grillo e Monti) appena nove hanno ricevuto una risposta. L’unico ad aver attivato una dinamica conversazionale risulta Oscar Giannino: dei 3822 tweet oltre il 62% era unidirezionale, senza attrarre l’interesse dell’utente: appena 2,3 la percentuale di retweet dei contenuti pubblicati da account di partiti. Nella twittersfera i politici confermano una certa autoreferenzialità.
«Twitter ormai è una piattaforma indispensabile - prosegue l’autrice -. Facebook continua a essere presidiato, ma durante le ultime presidenziali Obama ha decretato la fortuna del nuovo mezzo e il sorpasso. Autonomia nella produzione e nella diffusione sono, appunto, alla base dell’affermazione del microblogging, così come la semplicità d’uso, la versatilità e la velocità. Senza dimenticare, che ha una grande flessibilità interpretativa ed è tuttora in trasformazione».
Allo stato dei fatti, la profezia della e-democracy appare ancora un miraggio: prima delle politiche solo l’8,2% degli aventi diritto di voto ha scambiato su Twitter idee od opinioni sugli argomenti della campagna elettorale. D’altra parte i numeri nostrani della creatura inventata da Jack Dorsey rimangono di dimensioni contenute: meno di 4 milioni di utenti (500 nel mondo) concentrati soprattutto in una fascia d’età dai 16 ai 34 anni con un’alta scolarizzazione. L’ibridazione tra Twitter e i media tradizionali modifica i cicli di produzione dell’informazione politica. Si stabiliscono nuovi rapporti di potere tra gli attori che animano lo spazio pubblico con un inevitabile rimodellamento della struttura partecipativa. In un territorio abitato normalmente da giornalisti e politici emergono, tuttavia, anche altri attori: gli influencer, leader d’opinione che influenzano le discussioni sulla Rete e rendono più articolato l’intero sistema mediale.
Gabriele Santoro